“L’Imprevedibile in abito da sera”
Ambientazione: Un salotto barocco immaginario, tra candelabri d’argento, musica di fondo (una sonata di Scarlatti), una tazza di tè di finissima porcellana Ginori, e profumo di ambra grigia nell’aria.
(Sipario. Gigi Vinci è già seduto, vestito come solo lui sa. L’intervistatrice entra con passo leggero. Si sorridono. Si capisce che non è un’intervista. È un incontro.)
Giornalista:
Signor Vinci… o come preferisce che la chiami?
Gigi Vinci (sorride, leggero inchino):
Mi affido alla sua creatività. Non è forse la sorpresa, il vero accessorio dell’eleganza?
Giornalista:
Lei ha attraversato teatri, salotti, passerelle, gallerie d’arte e biblioteche come un viaggiatore tra epoche. Dove si sente più a casa: tra le quinte o tra le righe?
Gigi:
Le righe sono spesso una scenografia, le quinte un testo. Io vivo nell’interlinea.
Giornalista:
Molti la definiscono un dandy, un trend setter, un’icona estetica. Ma se potesse scegliere una sola parola che la racconti, quale sarebbe?
Gigi:
Disobbedienza. Ma sempre con grazia.
Giornalista:
Lei ha indossato il viola a teatro sfidando la scaramanzia, riportato in auge il diadema e trasformato l’abito in messaggio. Cosa vuole comunicare ogni volta che varca la soglia di una “prima”?
Gigi:
Che il gusto non ha paura. Che anche l’essere umano può essere un’opera d’arte in movimento.
Giornalista:
Dalla biblioteca del nonno all’ametista al collo: è vero che le sue mise raccontano storie di famiglia, di viaggi, di cultura?
Gigi:
Sempre. Indosso la memoria, ma cucita in tessuti futuri. Nessun accessorio è mai solo ornamento: è un frammento di racconto.
Giornalista:
Cosa le ha insegnato il silenzio delle sale da teatro prima che si alzi il sipario?
Gigi:
Che la bellezza esige attesa. E che anche il rumore dell’anima può fare silenzio, se l’eleganza lo richiede.
Giornalista:
Chi è stato il suo vero specchio: un abito, una persona o una frase?
Gigi:
Un giorno, in una galleria, vidi un kimono in velluto che sembrava parlare. Fu lui a dirmi chi ero, prima che lo capissi io.
Giornalista:
Gigi, l’uomo che ha osato dove altri temevano. Ma fuori scena, chi è lei davvero?
Gigi:
Un ragazzo di Agrigento che ha letto troppo Leopardi e troppo poco il manuale delle convenzioni.
Giornalista:
Ultima domanda. E se le chiedessi di inventare un epiteto per se stesso?
Gigi (sorride):
Mi battezzo come il pubblico vuole. Ma se proprio devo: L’Imprevedibile in abito da sera.
Giornalista (alzando la tazza):
Brindo allora a Gigi Vinci, colui che è sempre, ovunque e incredibilmente… L’Imprevedibile in abito da sera. Che la sua eleganza continui a essere una forma di rivoluzione gentile.
(Sipario. Ma solo per oggi.)
Testo di Giuseppina Tesauro con la supervisione di Gigi Vinci