Il tempo della cura: giorni muti notti bianche. Quando l’arte si mette al servizio della storia
Articolo a cura di Angela Di Salvo
RAGUSA – Venerdì giorno 21 marzo 2025 l’Ordine dei medici Chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Ragusa ha realizzato una interessante e originale iniziativa che, utilizzando la forma artistica della drammaturgia, ha voluto ricordare l’esperienza drammatica della pandemia, grazie alla presentazione di un video su uno spettacolo teatrale realizzato dai medici e dagli infermieri del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. Come una vera e propria tragedia greca, in una dimensione corale e avvolgente, i medici hanno interpretato se stessi in qualità di attori, destinando al pubblico la narrazione sofferta, travagliata e coraggiosa della tremenda esperienza del Covid che ha legato profondamente la loro vita umana e professionale a quella di tanti pazienti in un momento storico dove nessuno era preparato a fronteggiare una tale e inimmaginabile esperienza sia per quanto riguardava non solo la ricerca di un cura efficace, (dato che ancora non erano stati messi punto i vaccini), ma anche la particolare gestione della malattia di tante persone costrette a stare lontane dai propri cari, a soffrire e ad affrontare la morte da soli.

Regista dello spettacolo Silvia Briozzo, Drammaturgia di Carmen Pellegrini, Musiche originali dei maestri Gianluigi Trovesi e Marco Ramondini che hanno accompagnatola recitazione con il sassofono e il contrabbasso.
Dopo una introduzione del presidente OMECEO dottor Roberto Zelante, Danilo Cavalieri, giovane medico operante nell’ospedale di Bergamo, ha illustrato al folto pubblico presente in sala le motivazioni e le varie fasi che hanno preceduto la messa in scena del lavoro che è già stato rappresentato i diversi teatri del Nord.
La proiezione del video ha stupido e commosso tutti i presenti, tanto che al temine della visione, ci sono stati numerosi interventi attestanti l’apprezzamento dell’iniziativa e la manifestazione di considerazioni integrative sul tema.
Di certo si tratta di una iniziativa che ha utilizzato l’arte teatrale non soltanto come strumento di narrazione e di conoscenza, ma come veicolo di condivisione di emozioni, di trasmissione di valori e di creazione di nuovi linguaggi e nuove forme di comunicazione in un contesto poco praticato dal genere teatrale. Molto curato il linguaggio non verbale e simbolico, come quello utilizzato per rappresentare la complicata vestizione del personale sanitario prima di accedere ai reparti.
Che la pandemia abbia segnato un punto di svolta nella storia del nostro tempo si era già capito, ma che potesse ispirare la nascita di un lavoro artistico così geniale e potente, è stata davvero una sorprendente scoperta.
Nel titolo “Giorni muti notti bianche” si trovano emblematicamente espressi i sentimenti di isolamento e di smarrimento, di incapacità di trovare le parole di fronte all’incredibile, la frenesia del lavoro ospedaliero dove si lavorava senza sosta giorno e notte, diventando meta crescente di gente sempre più numerosa che si andava infettando e che cercava scampo e aiuto nelle strutture sanitarie, anch’esse messe alla prova in prima linea all’interno di un’impresa titanica che, per fortuna, ha avuto i suoi eroi.