
Giampiero Daniello: Il Bosco dei suicidi” e il fascino dell’Horror
Giampiero Daniello, autore appassionato di horror, ci racconta il suo percorso tra la scrittura e la vita professionale. Dall’infanzia trascorsa tra Milano e Lavello fino alla scelta di ambientare il suo romanzo nella misteriosa foresta di Aokigahara, Daniello condivide le sue ispirazioni, le sfide affrontate e le sue aspirazioni future nel mondo della narrativa.
- Daniello, cosa l’ha spinta a scegliere la foresta di Aokigahara come ambientazione per il suo romanzo? È stato un elemento legato alle sue ricerche o qualcosa di personale l’ha affascinata di quel luogo?
Navigando su internet ho trovato l’argomento, mi ha subito affascinato ed ho approfondito. Sono rimasto colpito dalle leggende che si celano dietro gli eventi per me assurdi della foresta di Aokigahara. Il fascino misterioso di quei luoghi mi ha colpito ed avendo di mio una spiccata vena horror, ho subito colto la palla al balzo.
- Lei ha studiato Giurisprudenza e lavora come consulente e amministratore, ma la passione per l’horror è sempre stata presente. Come ha trovato l’equilibrio tra la scrittura e una professione così diversa?
Non c’è un equilibrio tra ciò che dobbiamo fare e ciò che ci piacerebbe fare. Sono due mondi completamente diversi che viaggiano su due binari paralleli ma che non si incontreranno mai. Riuscire a bilanciare la cosa è l’unica strada percorribile. Per questo motivo, spinto dalla grande passione che ad un certo punto della mia vita è scoppiata come un uragano, e che mi ha permesso di lavorare a ciò che amo davvero, ho scelto di iniziare. Il peso del lavoro diventa inconsistente quando si fa una cosa che si vuol fare ed il tempo si trova sempre se si vuole, anche di notte.
- Crescendo tra Milano e Lavello, pensa che i luoghi in cui ha vissuto abbiano influenzato il suo immaginario narrativo? Se sì, in che modo?
Sicuramente i luoghi dell’infanzia hanno avuto un peso. Ogni luogo ha le sue leggende e ti rimangono incollate addosso per tutta la vita.
- Nel suo romanzo i protagonisti affrontano il confine tra realtà e leggenda. Crede che la nostra società moderna abbia perso il contatto con il potere evocativo delle storie folkloristiche?
Si, lo credo. Il genere umano tende sempre a mettere da parte ciò che gli fa paura, ma è normale: è istinto di sopravvivenza. Oggi poi, con una modernità sempre più ingombrante e presente nella nostra vita abbiamo rimosso quasi completamente il folklore. Solo chi riesce ancora a sognare crea mondi sconosciuti e fantastici dove rifugiarsi da una quotidianità che sta stretta o che può far male.
- La foresta di Aokigahara è legata a leggende e storie oscure. Quanto è importante per lei il legame tra la narrativa e le tradizioni locali?
Beh, le tradizioni o leggende che dir si voglia, creano spunti sempre interessanti per chi come me vive e vorrebbe vivere di questo.
- La sua passione per il genere horror emerge chiaramente nei suoi scritti. C’è stato un libro, un film o un evento che ha segnato l’inizio del suo amore per questo genere?
Sono sempre stato un amante del genere ed un appassionato di filmografia e di libri. Il mio amore per questo genere nasce da bambino. Di film ne ho visti talmente tanti che non saprei dire quale mi ha segnato. Forse “Silver Bullet” una storia sulla licantropia tratto da un libro del grande King. La licantropia è sempre stato ad esempio un tema a me molto caro.
- Daniello, nel suo percorso come scrittore, qual è stato il momento in cui ha sentito di aver trovato la sua voce narrativa?
Come ho già avuto modo di dire prima, sono sempre stato un grande appassionato del genere e ad un certo punto della mia vita, circa una decina di anni fa, questa vena è letteralmente esplosa dentro di me facendomi capire che scrivere era quello che davvero volevo fare nella vita. Mi ha inondato di voglia e mi ha spronato a provarci. Il resto è venuto da solo. Una enorme lampadina si è accesa dentro di me improvvisamente durante il sonno di una notte d’inverno. In aggiunta a questo mare che mi aveva travolto, una sola consapevolezza ha caratterizzato il mio inizio: dovevo farcela, dovevo trasformare la mia passione per la lettura e dare spazio alla fantasia.
- Lei, ha esplorato la licantropia nel suo romanzo d’esordio e ora si è addentrato in un contesto legato alle leggende giapponesi. Quali creature o tematiche soprannaturali vorrebbe approfondire in futuro?
Per quanto oggi il genere horror abbia cambiato un po’ aspetto, io sono legato ai “mostri” della mia infanzia, quelli che non mi facevano dormire di notte. Un tema su cui non mi sono ancora cimentato sono i vampiri. So bene però che per affrontare un argomento del genere ci vorrà impegno e concentrazione per dare originalità al testo.
- Lei parla di inseguire i propri sogni per vivere davvero ciò che si ama. Qual è stato il momento più difficile nel perseguire la carriera di scrittore, e come l’ha superato?
Non ho avuto momenti particolarmente difficili fino ad ora, ringraziando Dio. Le difficoltà maggiori sicuramente vengono dal fatto che non facendo ancora solo questo lavoro, riuscire a trovare sempre il tempo necessario nonostante gli affanni della vita, non sia semplice. Conciliare le due cose non è sempre possibile, per cui nella scelta, farò in modo e cercherò con tutto me stesso di fare ciò che voglio fare davvero.
- Il suo stile sembra capace di trasportare il lettore tra realtà e fantasia. Qual è il suo processo creativo per rendere così vividi i dettagli delle sue ambientazioni?
Sono fermamente convinto del fatto che se un lettore riuscisse a vedere con i propri occhi ciò che legge, saprà appassionarsi ancor di più al libro che sta leggendo e vorrà divorare le pagine per vedere cosa succede fino alla fine. I dettagli sono fondamentali per me perché permettono al lettore di immaginare ogni singola scena, ogni singola parola che si incollano nella mente e creano un mondo fantastico in cui tuffarsi. Quel mondo sarà solo di ogni singolo lettore, personale ed intimo e nessuno potrà mai cambiarlo. Per questo credo che l’autenticità di ogni parola sia importante, espressa con un linguaggio semplice e chiaro, ma incisivo e forte all’occorrenza. Non ho processi creativi particolari, cerco semplicemente di seguire ciò che il mio istinto mi dice in quel momento rispetto alla trama che ho creato. Ascolto le parole che escono dal cuore, dallo stomaco, dal di dentro insomma. Non so se chiamarlo talento, fantasia, non so. Quello che so è che devo ascoltarle quelle parole e che devo bloccarle sul foglio bianco della pagina.
L’Autore Giampiero Daniello è rappresentato dall’agenzia Sopralerighe di Marylin Santaniello
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