
Al Centro d’arte Raffaello “L’idolo” di Carrà per ricordare le vittime della Shoah
Articolo di Gabriele Vernengo
PALERMO – “L’Idolo”, opera, del pittore futurista piemontese Carlo Carrà per celebrare la Giornata della Memoria. La scelta del direttore artistico del “Centro d’arte Raffaello” Sabrina Di Gesaro che, per l’occasione ha scelto di esporre in vetrina nella nella sede di via Emanuele Notarbartolo 9/E. L’obiettivo? “Riflettere sugli abissi dell’umanità, affinché simili orrori non si ripetano mai più”.
“Si tratta – spiega Sabrina Di Gesaro – di un lavoro che ci invita a confrontarci con il potere distruttivo delle ideologie assolutiste e con il pericolo, sempre presente, dell’idolatria”.
Nell’opera, l’idolo emerge come simbolo ambivalente. La figura, infatti, da un lato attrae, ispira e catalizza consenso, tuttavia dall’altro opprime e annienta l’individuo.
“Ciò ci costringe a riflettere – osserva la Di Gesaro – su come i sistemi totalitari abbiano storicamente sfruttato ideali politici, religiosi e culturali per soggiogare le masse, trasformando valori in strumenti di potere e pensiero unico”.
“La Shoah, l’abisso morale e umano che commemoriamo oggi – sottolinea il Direttore artistico – non fu solo il risultato dell’odio razziale, ma anche di un sistema che fece dell’ideologia un culto, dell’obbedienza cieca un valore e della disumanizzazione dell’altro un metodo”.
Sabrina Di Gesaro esprime con questa sua scelta il fatto che l’idolatria delle idee, del potere o della forza può condurre l’umanità a un vuoto di valori, con conseguente perdita del senso di comunità e solidarietà. Questo vuoto, afferma, rappresenta un terreno fertile per il male assoluto, capace di generare guerre, violenze e tragedie come la Shoah. Prosegue sottolineando che le cadute dell’umanità, dalla storia più lontana fino agli orrori più recenti, dimostrano come l’idolatria non rappresenti solo una perdita di senso, ma costituisca anche l’anticamera del conflitto e della distruzione.
La Di Gesaro aggiunge che, esponendo l’opera, si vuole stimolare una riflessione sul rischio di cadere nella trappola delle ideologie totalitarie e dell’idolatria, che non sono limitate al passato. La storia, conclude, insegna che la libertà, la diversità e il rispetto reciproco sono conquiste fragili, da proteggere ogni giorno opponendosi a qualsiasi forma di manipolazione dei pensieri e dei valori.
“Invitiamo i visitatori a sostare davanti all’opera di Carlo Carrà – conclude la Di Gesaro – a riflettere sulla sua forza evocativa, ricordando che il futuro della democrazia e dell’umanità è nelle mani di chi si oppone all’idolatria delle idee assolute, scegliendo la via del dialogo, del rispetto e della giustizia”.
Carlo Carrà (1881-1966) è stato uno dei principali esponenti del futurismo e della pittura metafisica in Italia. Nato a Quargnento, in Piemonte, iniziò come decoratore e si avvicinò al futurismo nei primi anni del Novecento, diventando uno dei firmatari del Manifesto dei pittori futuristi (1910). La sua arte, caratterizzata da dinamismo e vitalità, si evolse poi verso la pittura metafisica, grazie al sodalizio con Giorgio de Chirico. Le sue opere, come L’Idolo, riflettono una profonda ricerca sul simbolismo, il potere e la riflessione filosofica. Carrà fu anche un prolifico critico d’arte e insegnante, lasciando un segno indelebile nella cultura artistica italiana del XX secolo.