10/11/2025
le proposte del mese di Novembre
Consigli per la Lettura Proposte del mese

le proposte del mese di Novembre

Nov 3, 2025

Novembre è il mese della memoria e dell’introspezione, il tempo in cui la luce si fa più quieta e le storie sembrano risuonare con un’intensità diversa. È il momento in cui ci si ferma, si ascolta, si guarda indietro per ritrovare il senso del cammino.

Le sei letture che L’Epoca Culturale ha scelto per accompagnare i suoi lettori in questo mese raccontano proprio questo: il bisogno di riscoprire le proprie radici, di fare pace con il passato, di ricominciare da sé.
Sono libri che attraversano epoche, città e destini: la Palermo elegante e contraddittoria del primo Novecento, la Valcamonica misteriosa che custodisce memorie antiche, un pronto soccorso dove la vita pulsa tra caos e compassione, una clinica di Miami in cui la scienza diventa stupore, e perfino le pagine di uno scrittore che, tra ironia e malinconia, tenta l’impresa impossibile di scrivere il miglior libro del mondo.
C’è anche chi, sotto l’erba di un prato palermitano, scava nelle macerie della guerra per restituire voce a chi l’ha perduta.

Storie diverse, eppure legate da un filo comune: quello della ricerca di senso, della memoria e della rinascita.
Ogni libro è una soglia che invita a guardare più a fondo, a leggere ciò che resta tra le righe del tempo, a lasciarsi cambiare dal potere gentile delle parole.

Perché leggere, in fondo, è sempre un modo per tornare a sé stessi.
E in questo novembre che sa di attesa e riflessione, le proposte di L’Epoca Culturale sono un invito a farlo con cuore aperto e mente vigile: un viaggio dentro le storie, e dentro di noi.

# Un tuffo nel recente passato

Palermo 1910 – Ho una stella in tasca (Antipodes, 2025) – Andrea Pignataro. Palermo, estate del 1910. Una città che vive di contrasti: il profumo del mare e delle zagare si mescola alla polvere dei vicoli di Ballarò, dove la povertà convive con la fierezza. Sulle vie eleganti di via Maqueda e nei salotti colti del Grand Hotel et Des Palmes, invece, l’aristocrazia discute di filosofia e progresso.
In questo scenario, Andrea Pignataro costruisce un romanzo intenso e raffinato, dove la storia individuale diventa specchio di una società in pieno mutamento.

Il vero fulcro narrativo è il Conte Federico Loria, aristocratico vedovo e intellettuale disincantato, che attraversa la Palermo giolittiana cercando un senso in un mondo che cambia. Uomo colto e sensibile, osserva le contraddizioni della sua città e tenta, con la forza del pensiero e della parola, di aprire spazi di libertà e conoscenza.

Accanto a lui, due figure femminili di straordinario rilievo:
Provvidenza, detta ’a Sciacquata, giovane donna del popolo, luminosa e orgogliosa, che incarna la fame di riscatto e l’urgenza di autodeterminarsi; e la Marchesa Adelaide Ragona, nobildonna emancipata e colta, che rappresenta il volto consapevole e fiero di un femminile nuovo, capace di discutere d’arte, di scienza, di futuro.
Le loro vite si intrecciano con quella del Conte in un dialogo continuo tra educazione, sentimento e libertà: tre destini che si sfiorano e si riflettono, come in un gioco di specchi fra classi e coscienze.

Nel racconto, Palermo stessa è protagonista: viva, contraddittoria, struggente. Dai vicoli di Ballarò ai salotti letterari, dalle scuole serali agli Orti Botanici, Pignataro dipinge un affresco sociale e morale che restituisce la forza di un’epoca in fermento.

Con uno stile sobrio e classico, sceglie la via del racconto diegetico — quello che “narra” più che “mostrare” — restituendo al lettore il piacere di una prosa limpida e attenta all’interiorità. È una scrittura che osserva, riflette e accarezza, restituendo voce a un mondo in trasformazione.

Perché lo consigliamo? Perché Palermo 1910 – Ho una stella in tasca è un romanzo che unisce eleganza narrativa, impegno sociale e profondità psicologica.
Andrea Pignataro ci regala un protagonista maschile di rara sensibilità, e accanto a lui due donne che rappresentano il femminile in cammino, capace di rompere barriere e ridefinire la propria identità.
È un romanzo che parla di conoscenza e libertà, ma anche di amore, educazione e rispetto reciproco.
Un omaggio a Palermo e al potere della cultura come motore di riscatto e di cambiamento.

L’Autore

Andrea Pignataro è nato a Palermo verso la fine degli anni ’50, completati gli studi alla facoltà di Giurisprudenza di Palermo ha intrapreso la professione di avvocato che tutt’ora esercita.
Pur non avendo svolto precisi ruoli in politica è stato sempre affascinato dalla stessa, ha partecipato con passione ai dibattiti intorno ai temi più importanti che hanno coinvolto la nostra società. Il suo primo romanzo “Di amori e di ideali” (Antipodes 2023) è stato l’esordio nel mondo editoriale, il tema affrontato è stato quello della paternità attraverso un dialogo immaginario tra un padre ed una figlia. Questa prima pubblicazione è servita a far conoscere al pubblico ed ai lettori i protagonisti principali. In “Claudia” risulta più approfondito il tema del rapporto genitoriale attraverso una narrazione sobria che non trascura gli aspetti emotivi e sociologici.
Nel 2025 è stato insignito del “Premio Athena – Culturelite”.
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# La novità del mese

l miglior libro del mondo (Guanda, 4 novembre 2025) – Manuel Vilas .

    È uno dei libri più attesi di novembre, e non a caso: ogni nuova uscita di Manuel Vilas è un piccolo evento letterario, un momento in cui la letteratura si guarda allo specchio e si interroga sul proprio senso.
    Con Il miglior libro del mondo, lo scrittore spagnolo compie un gesto audace e ironico, scegliendo di raccontare l’impossibile: la storia di uno scrittore che ogni mattina si alza, fa colazione, e si prepara a scrivere “il miglior libro del mondo”. Dietro questa routine apparentemente banale si nasconde un turbine di desideri e contraddizioni: la fame di riconoscimento, la paura di fallire, l’ansia di essere dimenticati e il sogno, sempre in bilico, di diventare immortali attraverso la scrittura.

    Vilas intreccia vita e finzione con disarmante sincerità, restituendo la voce interiore di chi vive per la parola ma spesso si trova a combattere contro il silenzio. L’autore svela i retroscena dell’atto creativo, le fragilità dello scrivere, le rivalità, le ossessioni e le cadute, ma lo fa con una grazia che sa alternare comicità e malinconia, lucidità e tenerezza. È un romanzo che parla di solitudine, di dialoghi con i grandi autori del passato, ma anche del mondo editoriale di oggi, con le sue luci e le sue ombre.

    La prosa di Vilas, arborescente e vitale, scorre come un fiume che travolge e abbraccia, e in ogni pagina si avverte l’urgenza di dire, di cercare un senso, di trasformare la vulnerabilità in arte. Il miglior libro del mondo è, in fondo, una dichiarazione d’amore alla scrittura e alla vita stessa: entrambe caotiche, imperfette, meravigliosamente umane.

    Perché lo consigliamo ? Perché questo romanzo rappresenta una delle uscite più coraggiose e vibranti del mese: un libro che si interroga sul valore della creazione e sull’identità dello scrittore, ma che al tempo stesso riesce a parlare a tutti. Manuel Vilas ci invita a guardare dentro le nostre fragilità, a riconoscere che la grandezza non sta nella perfezione ma nella tensione verso di essa.
    È un romanzo ironico e struggente, che commuove e diverte, e che ci ricorda una verità semplice e luminosa: forse non esiste davvero “il miglior libro del mondo”, perché la vita, con il suo disordine e la sua bellezza, lo è già.

    L’Autore

    Manuel Vilas (1962, Barbastro) È poeta e narratore, e collabora regolarmente con varie testate giornalistiche. Ha pubblicato raccolte di poesie e romanzi, tra cui España, indicato dalla rivista Quimera come uno dei dieci romanzi in lingua spagnola più importanti del primo decennio del secolo. La sua opera è presente nelle principali antologie spagnole di poesia e narrativa. In tutto c’è stata bellezza (Guanda 2019) è il suo primo libro pubblicato in Italia ed è in corso di traduzione in numerosi Paesi dopo aver riscosso grande successo in Spagna, con dodici edizioni in un anno. El País e El Mundo lo hanno eletto miglior libro del 2018. Altre sue pubblicazioni:
    La gioia, all’improvviso
     (Guanda, 2020), Amor. Testo originale a fronte (Guanda, 2021) e I baci (Guanda, 2021).

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    # Un libro per amare la scienza

    A Miami da Scienziato (Youcanprint, 2024) – Giandomenico Partipilo

    C’è un modo diverso di raccontare la scienza: con lo stupore di un bambino e la profondità di chi, della conoscenza, ha fatto una missione.
    In A Miami da ScienziatoGiandomenico Partipilo trasforma la curiosità in poesia e la scienza in racconto, portando il lettore in un viaggio tra esperimenti e sogni, formule e emozioni.

    Il protagonista, Alberto, ha dieci anni e un’insaziabile sete di sapere. Trascorre una settimana con l’amato zio Paul, scienziato di fama internazionale e direttore di una prestigiosa clinica di Miami. È in quei giorni che il ragazzo assiste a casi medici complessi e affascinanti, scopre le meraviglie del corpo umano e impara che la scienza non è solo studio, ma anche empatia, rispetto e scoperta.
    Attraverso le parole dello zio, Alberto si avvicina a concetti come mitocondri, catecolamine, stress ossidativo e danno da riperfusione, ma soprattutto comprende una verità più grande: l’uomo è il punto d’incontro tra le cellule e l’universo, e ogni sapere è un passo verso la libertà interiore.

    In questo volume, impreziosito dalla prefazione del Prof. Adolfo Panfili, Presidente dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare e pioniere della chirurgia robotica vertebrale mininvasiva, Partipilo costruisce un ponte tra generazioni e discipline: tra scienza e filosofia, tra sapere e emozione.
    Il suo sguardo trasforma ogni concetto scientifico in racconto e ogni scoperta in poesia.
    Ogni pagina è una finestra sul mondo della medicina ortomolecolare, ma anche un canto alla vita e alla curiosità come forza motrice dell’esistenza.
    Con uno stile chiaro e toccante, l’autore riesce là dove molti testi scientifici non arrivano: restituisce alla scienza la sua dimensione più umana e poetica.

    Perché lo consigliamo ? Perché A Miami da Scienziato è un libro che fa riscoprire la bellezza del sapere, parlando al tempo stesso al cuore e alla mente. È una storia di formazione, un racconto di scoperta e di meraviglia, ma anche un invito a guardare la scienza non come un freddo insieme di regole, bensì come un atto d’amore verso la vita.
    Partipilo scrive con la limpidezza di chi conosce la materia e la delicatezza di chi vuole condividerla. Ci ricorda che la curiosità è la forma più pura dell’intelligenza, e che la conoscenza è sempre una forma di libertà. È un libro adatto a tutte le età: agli adulti che hanno bisogno di ritrovare lo stupore e ai giovani che desiderano comprendere il mondo senza smettere di sognare.

    L’Autore

    Giandomenico Partipilo. Nato nel 1983, dopo gli studi universitari in Matematica si appassiona alle discipline olistiche. La guarigione di suo padre lo indirizza con decisione verso la vitamina C e la Medicina Ortomolecolare. Laureato in Scienze Olistiche presso l’Università Popolare degli Studi di Milano, si è inoltre diplomato in Naturopatia presso la scuola triennale del “Campus Framens” di Roma e come Operatore Olistico specializzato in Ayurveda presso la scuola biennale del “Il piccolo Amrit” di Martina Franca. È autore di “Logicamente C”, testo di riferimento internazionale sulla scienza della vitamina C, che vanta la prestigiosa prefazione del Presidente della International Society for Orthomolecular Medicine, il dottor Atsuo Yanagisawa. Oltre ad esercitare le mansioni di Operatore olistico e Naturopata, è attualmente attivo nella divulgazione e ricerca scientifica nell’ambito della Medicina Ortomolecolare.

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    # Riflettere con ironia su una realtà che tutti conosciamo

    Almanacco del Pronto Soccorso (Youcanprint, 2025) – Antonio Sposito. Ci sono luoghi dove la vita corre più veloce del tempo, dove ogni gesto può decidere tutto e ogni notte sembra infinita. Il pronto soccorso è uno di quei luoghi: confine tra paura e speranza, tra fragilità e coraggio.
    È qui che Edoardo, giovane operatore socio-sanitario, impara ogni giorno a camminare dentro il caos senza perdere se stesso.

    Indossa il camice come una seconda pelle, ma sotto resta un ragazzo che ascolta, osserva, si emoziona. Ogni turno per lui è un piccolo universo: la corsa contro il tempo per salvare qualcuno, la stanchezza che piega le spalle, il sorriso che arriva quando meno te lo aspetti. Tra le urgenze e i corridoi illuminati al neon, scopre che la vita non si misura solo in battiti o referti, ma nei gesti invisibili: una parola detta al momento giusto, una mano che stringe un’altra, un respiro che ricomincia.

    Almanacco del Pronto Soccorso non è solo il racconto di un mestiere, ma il diario interiore di chi ogni giorno sceglie di esserci, di restare umano in mezzo al rumore.
    Antonio Sposito scrive con ironia e delicatezza, trasformando il frastuono delle corsie in un coro di voci: medici, infermieri, pazienti, ognuno con la propria storia, le proprie paure, i propri miracoli silenziosi. Nella sua scrittura si sente la verità di chi conosce davvero quel mondo, e riesce a restituirlo con tenerezza e dignità.

    Edoardo diventa così lo specchio di un’umanità che resiste: cade, si rialza, si interroga. Nel suo sguardo c’è la fatica, ma anche la forza di chi continua a credere che un gesto buono possa ancora fare la differenza.

    Perché lo consigliamo Perché Almanacco del Pronto Soccorso è un romanzo che commuove e fa sorridere, capace di raccontare la vita là dove pulsa più forte. È un inno alla dedizione, alla resilienza e alla capacità di restare gentili anche quando il mondo sembra correre troppo.
    Antonio Sposito ci regala un protagonista che non dimenticheremo facilmente: Edoardo, un ragazzo qualunque che, in mezzo alle urgenze e al rumore, scopre che aiutare gli altri è il modo più vero per salvare anche se stessi.

    L’Autore

    Antonio Sposito (Napoli, 1982) vive a Venezia, dove lavora come operatore socio-sanitario. Da anni si dedica con passione al sostegno di minorenni con difficoltà familiari, un impegno che ha arricchito profondamente la sua visione umana e la sua scrittura.
    È laureato in Psicologia dell’apprendimento e specializzato in Psicologia clinica e dello sviluppo, ambiti che gli hanno permesso di intrecciare conoscenze scientifiche e sensibilità empatica, restituendo ai suoi testi una rara capacità di osservazione interiore.

    Ha esordito nel 2010 con Un timido in borghese (Enrico Folci Editore), cui sono seguiti i romanzi brevi Ho visto l’arcobaleno e Il diario di Antonio il Franco (2011), e Il raccontastorie (2013). Con il tempo, la sua scrittura si è fatta sempre più matura, nutrita da riflessioni e vissuti raccolti nel contatto quotidiano con le fragilità umane.

    Parallelamente, Sposito ha fondato il canale “Nutrimento per lo Spirito”, una sorta di palestra dell’anima dove condivide pensieri, narrazioni e percorsi di crescita personale e spirituale.
    È lì che la scrittura di Almanacco del Pronto Soccorso ha iniziato a prendere forma: tra riflessioni, appunti e piccoli frammenti di realtà, trasformandosi in un racconto capace di unire mente e cuore, introspezione e ironia.
    Come spiega l’autore, “la conoscenza, se resta chiusa dentro, si spegne; ma se condivisa, si moltiplica” — un principio che attraversa tutto il suo modo di vivere e di scrivere.

    Oggi Antonio Sposito guarda al futuro con la stessa curiosità con cui osserva il presente. Non ha progetti immediati, ma sente forte il bisogno di leggere, crescere, arricchirsi. Crede che la scrittura non sia solo un traguardo, ma un percorso di continua trasformazione: “solo quando avrò qualcosa di davvero importante da dire, saprò come farlo nel modo più giusto”, racconta.
    Ed è proprio questa tensione alla ricerca e al miglioramento a rendere la sua voce autentica: una voce che nasce dall’ascolto, dall’esperienza e da un profondo rispetto per la vita.

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    # Il romanzo di introspezione

    L’altro labirinto (I Libri di Icaro, 2022) – Ombretta Costanzo. Ci sono labirinti che non si attraversano con i piedi ma con la memoria, e vie d’uscita che si trovano solo tornando indietro, nel punto in cui tutto ha avuto inizio.
    È questo il viaggio di Celestino, protagonista de L’altro labirinto di Ombretta Costanzo, un romanzo intenso e simbolico che intreccia psicologia, mito e antropologia per raccontare come il dolore, se ascoltato, possa diventare conoscenza.

    Cresciuto a Parigi con il padre adottivo, Celestino vive tra sogni ricorrenti e ricordi spezzati, ombre di un’infanzia cancellata da un trauma. Studia Antropologia, affascinato dalle tracce dell’arte rupestre della Valcamonica, e in quelle incisioni antiche sente di riconoscere qualcosa di familiare. Un tatuaggio misterioso – un cervo camuno inciso sulla scapola – torna a perseguitarlo nei sogni, come un segno che chiede di essere decifrato.
    È il 1961 quando decide di partire per l’Italia, per ricomporre il mosaico della propria storia e dare finalmente un volto alle ombre che lo abitano.

    Ad attenderlo, tra le montagne e i boschi della sua terra, ci sono i frammenti di una tragedia familiare: una madre perduta nella vergogna, un fratello rifiutato, un’infanzia rubata.
    Chiara, la madre, fuggita da casa nel 1936, aveva subito una violenza da cui nacque Roberto, un bambino deforme che la superstizione popolare definì “figlio del demonio”. Lei, marchiata dall’ingiustizia, cresce ai margini, additata come strega, odiata e sola.
    Quando nasce Celestino, il suo secondo figlio, in lui riversa tutto l’amore e la speranza che le restano — ma la violenza del mondo tornerà a strapparglielo. Il bambino verrà portato via, affidato a mani straniere, lontano da quella valle che la madre non smetterà mai di abitare con il cuore.

    Da adulto, Celestino dovrà entrare nel proprio labirinto interiore per scoprire se gli incubi che lo tormentano siano sintomi di follia o richiami di una verità rimossa.
    Il romanzo intreccia due piani temporali – gli anni ’30 e gli anni ’60 – e due linguaggi: quello della scienza moderna, con le teorie della scuola di Palo Alto e le sperimentazioni sull’ipnosi terapeutica, e quello archetipico delle credenze popolari e della memoria ancestrale.
    In questo dialogo tra ragione e mito, tra neuroscienze e superstizione, Celestino scopre che il cervo dei suoi sogni non è un fantasma, ma un richiamo antico, il segno di una memoria che chiede di essere riconosciuta.

    Il suo viaggio è una lenta rinascita: un ritorno a sé attraverso le ferite della madre, un atto d’amore verso le radici che gli sono state negate. Nella Valle dei Camuni, dove le incisioni rupestri raccontano l’eternità del gesto umano, troverà la chiave per sciogliere il dolore e riappropriarsi del diritto di vivere.

    Perché lo consigliamo ? Perché L’altro labirinto è un romanzo che parla di eredità invisibili, di traumi che attraversano il sangue e si trasformano in sogni.
    Ombretta Costanzo ci offre una storia intensa e piena di fascino, dove la ricerca delle origini diventa un viaggio nel cuore stesso della psiche.
    La sua scrittura è colta, evocativa, ma anche profondamente empatica: unisce la precisione dell’antropologa alla sensibilità della narratrice, muovendosi tra scienza e poesia, memoria e guarigione.

    In Chiara e Celestino — madre e figlio uniti da un destino spezzato — si specchiano due generazioni in cerca di riscatto.
    L’altro labirinto non è solo un romanzo di formazione, ma una meditazione luminosa sul dolore, sulla memoria e sulla libertà di appartenere a una storia, anche quando fa male.

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    L’ Autrice

    Ombretta Costanzo è nata a Brescia il 19 ottobre 1951, ha studiato la cultura sarda quando, nel 1977, ha redatto la sua tesi di laurea “Riti funebri in Sardegna”. Ha seguito corsi di scrittura creativa, un corso quadriennale di formazione per la professione dello psicoterapeuta a Verona nella Scuola di Analisi relazionale; ha conseguito il master in P.N.L. e ha seguito corsi di ipnosi medica e Ipnosi Eriksoniana, di Psicodramma e Costellazioni Familiari, ha soggiornato in India per molti mesi in tempi diversi, conseguendo il diploma di insegnante di Yoga presso il Sivananda Ashram di Rishikesh nell’Uttar Pradesh (Himalaya) insegna da trent’anni Yoga e si interessa di Antropologia culturale. La sua formazione, apparentemente dispersiva, in realtà cerca i collegamenti tra gli stati di coscienza (alterati e/o allargati) che coinvolgono i soggetti nella vita, nel teatro, nella creazione artistica, nell’Ipnosi e nello Yoga. Insegnante di Lettere presso l’ IPC – ITC Bazoli – Polo di Desenzano del Garda, abita a Desenzano del Garda con la famiglia

    Quando la luna non vide più il mare. Le macerie sotto il prato di Palermo (Mediter Italia, 2025) – Domenica Barbera. C’è un silenzio che attraversa la storia più di qualunque parola: quello di chi è rimasto, di chi ha aspettato senza più ricevere notizie, di chi ha visto la guerra arrivare fino alla soglia di casa.
    È da questo silenzio che nasce Quando la luna non vide più il mare, il nuovo romanzo di Domenica Barbera, un affresco corale sulle conseguenze della guerra vissuta dal popolo, dalle donne, dai bambini, dai sopravvissuti muti che hanno pagato il prezzo delle decisioni altrui.

    Sotto un prato che oggi profuma di libertà e vita — il prato che copre le antiche ferite della Marina di Palermo — si stendono ancora, invisibili, le macerie del passato. Tra l’estate del 1943 e la fine del conflitto, quelle strade furono scenario di distruzione, di famiglie spazzate via, di esistenze sospese nel vuoto.
    La Barbera parte da questo luogo reale, carico di memoria, per costruire una narrazione che è insieme romanzo e testimonianza, storia e elegia.

    Attraverso le figure di Rosario e Concetta, dei loro figli e nipoti, e della piccola Agostina che osserva in silenzio gli adulti incapaci di parlare, l’autrice racconta il dopo-guerra come una lunga attesa, una ferita che non smette di sanguinare.
    Le voci si intrecciano come fili di una trama collettiva, e ogni personaggio diventa eco di un’assenza: quella dei padri partiti, dei figli perduti, dei sogni rimasti sotto le macerie.

    La guerra, ci ricorda Domenica Barbera, non finisce mai nello stesso momento per tutti. Continua nei silenzi, negli occhi di chi non riesce più a guardare il mare, nei vuoti lasciati da chi non torna.
    E così, la scrittrice costruisce un romanzo di memoria e denuncia, in cui la poesia delle immagini si intreccia alla durezza della realtà, e la dolcezza della scrittura diventa il modo più potente per dire l’orrore.

    Perché lo consigliamo ? Perché Quando la luna non vide più il mare è un libro che scava nel cuore della Storia per ricordarci che la pace non è mai un dono, ma una conquista fragile.
    Domenica Barbera dà voce a chi è stato dimenticato: alle donne che hanno atteso, ai bambini che hanno visto troppo presto, ai vecchi che non hanno più avuto parole.
    È un romanzo civile e struggente, dove Palermo diventa simbolo universale di tutte le città ferite dalla guerra, e dove il prato che oggi nasconde le macerie diventa metafora di un’umanità che tenta di rifiorire sopra il dolore.

    Con una prosa limpida e profonda, Barbera ci regala una riflessione quanto mai attuale: la guerra non distrugge solo le città, ma anche le voci, le relazioni, la memoria.
    Un libro necessario, che ci invita a guardare sotto l’erba verde della quotidianità e ascoltare ciò che il tempo tenta di coprire: il battito sommesso della Storia, e il coraggio di chi ne ha sopportato il peso.

    L’ Autrice

    Domenica Barbera, autrice del libro La terra di Santo Mauro alla fine del XVI secolo, è nata a San Mauro Castelverde (PA), dove ha vissuto stabilmente fino all’età di dieci anni, quando si è trasferita a Cefalù per proseguire gli studi. Ex dipendente amministrativa delle Ferrovie dello Stato, dopo aver vissuto per motivi di lavoro a Torino e a Palermo, vive ora a Campofelice di Roccella (PA).

    Ha ottenuto diversi riconoscimenti: prima classificata nel III Premio letterario nazionale “Domenico Portera”, sezione narrativa, con il racconto L’anello di pietra, Cefalù aprile 2010; prima classificata nel I Concorso territoriale Auser, sezione narrativa, giugno 2002, con il racconti Fuga dalla povertà.

    Opera nel volontariato, curando attività culturali nell’Associazione Auser. Appassionata di storia e tradizioni popolari ha pubblicato: Campofelice di Roccella. Sfumature particolari, Pierregrafica Palermo, 2000, dedicato alle principali tradizioni campofelicesi (Premio “Quattro Arcangeli del mondo”, 2011); Da Roccella a Casale di Roccella, Marsala Editore, Cefalù 2008 (Premio “Quattro Arcangeli del mondo”, 2008).

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