
Federico Montoli e l’equilibrio delle forze interiori: Lo Sciamano Chiaro e lo Sciamano Scuro come viaggio iniziatico
Federico Montoli nelle pagine del suo romanzo “Lo Sciamano Chiaro e lo Sciamano Scuro”, ci conduce in un viaggio tra mondi interiori e dimensioni parallele, dove la dualità non è conflitto ma riconciliazione. In questa conversazione raccolta da L’Epoca Culturale, l’autore si racconta tra scrittura istintiva, riflessione esistenziale e visioni narrative che sfiorano il metafisico. Un racconto che si snoda tra archetipi, ferite personali e rinascite narrative, per scoprire che l’equilibrio tra luce e ombra è forse la vera conquista dell’anima.
- Federico Montoli, la sua opera nasce da un intreccio profondo tra bene e male, tra mondo visibile e invisibile. Cosa l’ha ispirata a raccontare questa storia? Ha avuto una visione, un sogno, o è frutto di una lunga riflessione sul senso della vita?
La storia è nata partendo da un’altra stesura, con personaggi simili ma di carattere totalmente diverso. Doveva essere sempre una storia di fantasia, ma con svolgimento completamente diverso. È stato solo a un certo punto che ho fatto virare la storia nella presenza dei due sciamani dotati di poteri soprannaturali, mentre nella stesura originale si trattava di dottori con poteri sovrumani, ma così non mi stava soddisfacendo.
- Il suo romanzo Lo Sciamano chiaro e lo Sciamano scuro è popolato da personaggi “normali” che si trovano coinvolti in dinamiche esoteriche e straordinarie. Quanto c’è della nostra realtà in questo mondo fantastico? E come ha costruito l’ambientazione della clinica e della città sospesa tra i mondi? La clinica Englebert-Surtees, ad esempio, richiama ambientazioni kafkiane, luoghi dove la realtà si deforma e diventa allucinazione burocratica, ma qui si tinge di scienza occulta e spiritualismo. Qual è il confine che ha voluto tracciare tra la distorsione distopica e la dimensione metafisica?
Alcuni poteri cosiddetti soprannaturali ritengo che siano alla portata di tutti. Queste cose accadono quando siamo costretti ad affrontare fatti più grandi di noi, in certi casi troviamo energie che non sapevamo di avere e superiamo periodi alquanto problematici. L’ambientazione è sfociata naturalmente in ambienti simili, avendo personaggi del genere era naturale costruire degli ambienti che si amalgamassero coi personaggi.
L’ambientazione metafisica si raggiunge spingendo al limite le nostre sensazioni mortali: è come se arrivati in punto di morte si possa sbirciare per una frazione di secondo oltre il mondo dei vivi, e questo potere gli sciamani nel libro ce l’hanno interamente, è così che ho visto i confini della vita
- I due Sciamani, Iaiman e Iantman, sono figure archetipiche cariche di significato. Come li ha concepiti? Rappresentano solo il bene e il male, o anche due facce della stessa coscienza. Leggendoli, viene spontaneo pensare alle figure gemellari della mitologia, come Castore e Polluce, ma anche ai dualismi cari a Dostoevskij o alla simbologia di Jung. Il loro legame trascende l’antitesi morale e diventa un’unione necessaria per l’equilibrio del mondo. È questo il senso più profondo del loro scontro?
Iaiman e Iaintman sono la stessa persona, sono due metà contrapposte che si completano, due metà della stessa persona. Sono gemelli identici perché si sono separati da un unico individuo, e l’interpretazione finale è quella giusta,è quello il senso del loro scontro.
- Il personaggio di Ernesto è un professore appassionato di archeologia, chiamato a scoprire il senso profondo della sua esistenza. Quanto questo personaggio le somiglia? E come ha costruito il suo percorso evolutivo nel romanzo? Il suo risveglio, che passa attraverso il recupero della memoria e il superamento di prove interiori, ricorda i grandi racconti di formazione spirituale, da Siddharta a Jonathan Livingston. Ernesto si potrebbe dunque accostare a un personaggio iniziatico?
Ernesto mi somiglia, perché anche io mi sono ritrovato ad affrontare il senso della mia vita dopo l’asportazione di tre tumori maligni. Ernesto, nel suo viaggio dopo il risveglio, si ricongiunge con la sua parte nascosta che conosceva già, ma che era rimasta nascosta dai problemi del mondo. Dopo un lungo viaggio interiore ritrova alla fine se stesso
- Nel romanzo si parla di “braccialetti”, dispositivi, memoria cancellata, e scienza usata in chiave simbolica. È corretto leggere in tutto ciò una riflessione contemporanea sul controllo e sulla manipolazione dell’identità? In un’epoca dove la tecnologia penetra la coscienza, i suoi simboli narrativi diventano attualissimi. Il braccialetto, qui, è chiave di accesso o chiave di prigionia?
Il braccialetto è una chiave di accesso, anzi, è una chiave multipla di accesso perché dotato di varie parti colorate: un colore, un potere. Quindi, tramite il potere dei braccialetti, i due sciamani interagiscono o controllano vari poteri, tra cui la trasmutazione, come ha fatto più volte Iaiman contro Iaintman. I poteri dei braccialetti sono stati creati millenni prima dagli sciamani originari.
- Lo stile del libro è visionario, suggestivo e ricco di immagini forti. Come descriverebbe la sua cifra narrativa a chi non ha ancora letto il romanzo? E quali sono gli autori, o le letture, che l’hanno ispirato come scrittore? A tratti sembra di leggere un diario onirico, a tratti un thriller mistico. La lingua si muove tra il ritmo interiore della mente e il respiro dell’immaginazione. È una scelta istintiva o progettata?
Il libro è totalmente inventato e non è direttamente ispirato a qualcuno. Ho letto molto in questi ultimi anni, probabilmente lo stile narrativo è una conseguenza delle tante letture che ho fatto. Il libro è stato dettato dalle mie sensazioni istintive, sviluppando la storia pagina dopo pagina. Inizialmente scrivo una scaletta con i personaggi e un accenno di trama, poi mi faccio guidare dall’ispirazione, e questo libro ne è il risultato
- Federico, lei ha raccontato di essersi avvicinato alla scrittura dopo anni di lavoro come operaio, coltivando pian piano questa passione. Quando ha capito che scrivere non era solo un sogno, ma una parte essenziale della sua vita?
La scrittura ha sempre fatto parte di me, già dalle scuole medie scrivevo nei compiti in classe molto più di un tema normale. Questa capacità si era un po’ persa durante gli anni trascorsi al lavoro, ma poi è ritornata qualche anno fa, a partire dagli anni 2000 quando ho scritto il mio primo romanzo che è ancora rimasto in stato embrionale, lo riprenderò probabilmente a breve, ora che con la scrittura ho certo più dimestichezza.
- Nel libro troviamo anche la figura di Hokkura, lo scienziato che cerca di modificare gli equilibri. Che ruolo ha per lei la tecnologia nella narrazione? È una minaccia, uno strumento, o un ponte tra mondi diversi? Hokkura, per certi versi, è l’uomo moderno travolto dalla propria mente: razionale, brillante, ma inconsapevole dei rischi. È il Faust dei circuiti, lo Icaro digitale?
Hokkura è un genio che sostituisce i poteri magici con dispositivi elettronici, è un moderno faust che si crogiola nel suo potere tecnologico, come tutti gli altri maghi della letteratura si fanno prendere dalla malvagità della magia. Ma lui non è cattivo, è solo un edonista tecnologico a livelli spropositati, che però cambierà per sempre dopo l’incontro con Iaiman, diventando molto più umano.
- L’ equilibrio finale tra Sciamano Chiaro e Sciamano Scuro sembra suggerire una verità profonda: che dentro ognuno di noi esistano entrambe le forze. È così? E cosa vorrebbe che il lettore si portasse dentro dopo l’ultima pagina? È un messaggio che richiama l’alchimia interiore, il principio secondo cui la luce e l’ombra sono aspetti complementari, non opposti. Una lezione di consapevolezza più che di giudizio?
Dentro di noi bene e male convivono, a volte basta un niente per passare da una parte all’altra. La via di mezzo è l’equilibrio che ci consente di vivere al di sopra di certe tentazioni. Il lettore deve cercare in sé questo equilibrio, al giorno d’oggi troppe volte compromesso da troppe cause. Questo però alla fine è un libro leggero, deve solo far riflettere e non si impone di insegnare nulla. Quindi deve solo creare una certa consapevolezza.
- Cosa fa oggi Federico Montoli quando non scrive? Sta lavorando a un nuovo progetto narrativo? Possiamo sperare in un seguito o in un’altra incursione nei territori dell’esoterico e del fantastico?
Quando non scrivo leggo molto e sto tornando a fare parte di un gruppo di lettura, giusto per avere un confronto con altri buoni lettori. I prossimi progetti dipenderanno dall’ispirazione, ho scritto diverse trame guida dalle quali poter scrivere diverse storie. Sceglierò con calma la storia che mi ispirerà di più, sviluppando questa trama in un romanzo. Al momento sono concentrato sulla promozione del mio ultimo libro, quando raggiungerò certi obiettivi e sarò abbastanza libero, riprenderò a scrivere.
L’Autore è rappresentato dall’Agenzia Editoriale Francesca Crocetti
Lo Sciamano Chiaro e lo Sciamano Scuro; Federico Montoli; Youcanprint (Ed.2025)