04/10/2025
Francesco Caliandro e “Thell Jack”: tra crimine, redenzione e sfida alle convenzioni
Interviste

Francesco Caliandro e “Thell Jack”: tra crimine, redenzione e sfida alle convenzioni

Mar 22, 2025

Francesco Caliandro, giovane autore emergente, racconta la genesi di Thell Jack, un romanzo che mescola azione, introspezione e critica sociale. Dall’ispirazione nata grazie ai racconti della nonna fino alla sfida con il mondo editoriale, Caliandro svela i retroscena della sua scrittura, il fascino e i pericoli del crimine organizzato nella narrativa, e il suo desiderio di rivoluzionare il genere giallo. Un’intervista che esplora i temi della sua opera e le ambizioni future di un autore che non teme di osare.

  • Francesco, la tua passione per la scrittura nasce dai racconti dei tuoi nonni. C’è stato un episodio in particolare che ha acceso in te la scintilla della narrazione? E quali sono le prime storie che hai scritto prima di arrivare a Thell Jack?

Sì, un episodio doloroso, è stata la morte di mia nonna materna che mi ha insegnato molto in dieci anni della mia vita e le sono riconoscente, non solo per avermi fatto iniziare a scrivere libri, ma anche per avermi incitato a leggere, insieme a mio zio.   La mia prima storia scritta era di una pagina e si intitolava “Il taxi fantasma”, scritto a otto anni. Si tratta di una piccola storia, una pagina, racconta di un taxi che di sera prende vita per vendicare il suo vecchio guidatore che purtroppo è morto, a causa di un uomo violento che gli ha sparato in testa e da allora il taxi si risveglia ogni sera per investire chiunque trovi di fronte, fino a quando due ragazzi non riescono a scampare questa sorte e il taxi si autodistrugge per non aver ucciso nessuno in strada.  La prima persona alla quale ho letto questo mini racconto è stata proprio mia nonna .

  • La tua giovane età ha rappresentato un ostacolo nel processo di pubblicazione o, al contrario, ha giocato a tuo favore per la freschezza del tuo stile? Ti sei mai imbattuto in pregiudizi nel mondo editoriale o hai trovato subito chi ha creduto in te?

La giovane età non mi  ha comportato molti cambiamenti, e non ha rappresentato un ostacolo, anzi mi serve molto per fare esperienza sulla scrittura e migliorare il mio talento.  Purtroppo mi sono ritrovato con più pregiudizi nel mondo dell’editoria. Molti editori non mi hanno mai preso in considerazione o qualora l’avessero fatto ho intuito che si trattava più di un fattore economico.  Francesca Crocetti, invece, con la sua agenzia editoriale mi ha permesso di costruire un vero e proprio progetto editoriale. Lei ha creduto in me e nella storia del libro.

  • Nel libro, Thell Jack cresce in un ambiente ostile e trova nella criminalità una via per ottenere rispetto. Quanto della sua storia nasce da un’osservazione della realtà e quanto invece è pura invenzione? Ti sei ispirato a fatti reali o a esperienze personali per delineare il suo percorso?

La vita di Thell Jack è pura finzione, perché non ho preso spunto da nessuno per la sua storia. Essendo un libro d’azione ho studiato molto i dialoghi, mi sono appoggiato al mio mito, Stephen King. Con Francesca ho studiato più a fondo il personaggio, entrando proprio dentro la sua vita.

  • Il romanzo affronta temi complessi come il senso di appartenenza, il tradimento e la redenzione. Pensi che questi elementi abbiano un valore universale, anche al di fuori del contesto criminale? In che modo li hai vissuti o interpretati nella tua vita?

Sì, i temi che tratta il romanzo si sono verificati anche in altri campi come l’economia, ad esempio, con il caso di Jordan Belfort per il senso di appartenenza, era troppo attaccato alla sua aziende, alle sue truffe, ha perso il lume della ragione commettendo molti errori che lo hanno portato in prigione, simile a Thell Jack.           

Per questo motivo dovrebbero essere abbattuti tutti e tre per avere una comunità sana, ma non sono solo questi i temi essenziali, perché io ne cito alcuni in Thell Jack e negli altri libri ne citerò diversi, perché vanno affrontati con la lettura per dare possibilità di far leggere a tutti questi temi, in particolar modo i più giovani, con la speranza di cambiare qualcosa.  Nella mia vita, tutti e tre non li ho sperimentati in prima persona, però ho visto altre individui che purtroppo sono stati vittime di tutti e tre e che li hanno cambiati molto, come ad esempio Elton Jhon, è stato tradito dal padre perché amava altri figli ma lui no, era molto attaccato alla musica come se la sua vita si basasse solo su di essa e poi si è salvato liberandosi di grossi pesi raccontando la sua storia.

  • Thell Jack è un personaggio profondamente contraddittorio: spietato ma anche vulnerabile, spinto dalla voglia di rivincita ma capace di cambiamento. È stato difficile trovare il giusto equilibrio tra questi lati della sua personalità? Quali aspetti di lui ti hanno sorpreso di più mentre scrivevi?

Non proprio difficile, per fare questo mi sono ispirato molto a Shining, sia il libro che il film, e ho visto come in entrambi i casi c’è stato un equilibrio nelle personalità di Jack e così ho voluto fare io.                  L’aspetto che mi ha sorpreso maggiormente è stata la sua voglia di sapere, perché io penso che ogni cosa che si faccia, o si pensi, abbia una parte buona e una cattiva e con Thell Jack ho visto fino a quanto un umano si possa spingere per arrivare alla verità di un caso o di un evento che ha colpito maggiormente la sua vita.  Thell Jack è la risposta, fino a quando non raggiunge il suo obiettivo principale, ammesso che possa essere complicato o meno.

  • Sarah è un personaggio chiave nel romanzo, inizialmente sembra un’alleata, poi si rivela parte di un gioco più grande. Com’è nata la sua figura? Volevi rappresentare un determinato tipo di donna in un contesto mafioso o la sua evoluzione ti ha sorpreso mentre scrivevi?

La sua figura è nata principalmente come donna combattiva, poi l’ho portata nel mondo mafioso come ragazza spietata su tutto e tutti per arrivare all’apice e iniziare a comandare. Volevo rappresentare una  donna furba che facesse parte di un circolo mafioso, questo è il tipo che avevo in mente e l’ho creata.

  • Nel libro ci sono scene d’azione molto intense, come rapine, inseguimenti e sparatorie. Come ti sei preparato per scrivere queste sequenze? Hai studiato strategie criminali reali o ti sei lasciato guidare dall’immaginazione?

Per scrivere quelle sequenze ho visto molti film di mafia e  come le sequenze sì susseguivano sia nel film che con le battute della sceneggiatura.      Ho studiato solo una strategia, ovvero, quella di prendere le auto come riparo e colpire gli altri con le armi che si ritrovano in macchina. Questa strategia l’ho vista in “C’era una volta in America”, quando in una scena iniziano una sparatoria e vedono i primi veicoli dove nascondersi e prendere tutte le armi che hanno per difendersi.

  • La mafia e il crimine organizzato sono spesso raccontati con un certo fascino nella letteratura e nel cinema. Con Thell Jack volevi dare una visione diversa di questo mondo? C’è un messaggio preciso che volevi trasmettere ai lettori?

No, di più voglio rivoluzionare il genere giallo trasportandolo non solo dove si trova la solita scena del poliziotto, il detective e l’assassino, ma anche in una vita di un comune operario che, per esempio, ha perso la sua amata e vuole sapere come.  Si, è quello di non buttarsi sempre a pesce in certe situazioni perché se il cervello commette delle scelte stupide saremo noi in prima persona a ripagarle in qualsiasi campo. Per Thell Jack è quello mafioso, un mondo in cui ci vuole molto cervello per rimanere in vita, altrimenti si ripercorre alla via più semplice, quella della morte.

  • Francesco, la scrittura di questo libro ti ha fatto scoprire qualcosa di nuovo su te stesso nel processo di creazione della storia?

Niente di speciale, mi ha fatto solo scoprire la mia immensa creatività perché quando scrivevo il libro mi venivano molte altre idee che mi ricordo ancora oggi e che scriverò pian piano.

  • Dopo Thell Jack, pensi di rimanere nel genere crime o hai voglia di sperimentare altre tematiche e generi? Quali sono le storie che senti di voler raccontare in futuro?

Dopo vorrei mantenermi sempre sul genere suspense, giallo, però aggiungendo altri generi come la fantascienza oppure la Fantascienza apocalittica e distopica, per incrementare di più la gravità dell’apocalisse. Scriverò anche qualche storia ambientata nel passato ma che si basa sempre sul genere giallo.

L’Autore è rappresentato dall’Agenzia Il Faro di Francesca Crocetti

Francesco Caliandro; Thell Jack; Youcanprint (2025); pag.270

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