08/07/2025
Lo spettro della notte di Domenico Arezzo: un noir storico tra denuncia e mistero
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Lo spettro della notte di Domenico Arezzo: un noir storico tra denuncia e mistero

Mar 15, 2025

Sicilia, 1893. L’Isola è attraversata da profonde tensioni sociali, mentre il malcontento serpeggia tra minatori e braccianti oppressi dal potere di pochi. Emanuele “Nenè” Cortisanti, giornalista dal fiuto investigativo e collaboratore dei Carabinieri Reali, si trova coinvolto in un’indagine che lo porterà a esplorare gli angoli più oscuri di Cortelle, un piccolo borgo dominato da un sistema di potere radicato e spietato.

Quando il cadavere orrendamente mutilato di Federico Scabbia, ex capomastro della miniera di Neropozzo, viene ritrovato in circostanze misteriose, Nenè intuisce che dietro l’omicidio si cela una verità più grande e pericolosa. Il suo percorso lo conduce nelle viscere della miniera, un luogo di sfruttamento e disperazione, dove i “carusi“, bambini costretti a lavorare in condizioni disumane, sopravvivono tra polvere e fatica. Ma mentre le morti si susseguono e il clima di tensione si fa sempre più denso, Nenè scopre che ogni indizio porta a Don Curialo, il signore indiscusso della miniera e dell’intero borgo.

A rendere ancora più complesso il quadro è la comparsa di Giovanni Cosenza, un ex caruso che conosce i segreti sepolti sotto le gallerie della miniera e il cui passato sembra intrecciarsi a doppio filo con il presente dell’indagine. Ma fino a che punto Nenè può fidarsi di lui? E soprattutto, chi si cela dietro gli omicidi che insanguinano Cortelle? Quando il giornalista si avvicina troppo alla verità, capisce che il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo. Perché chi osa sfidare il potere si ritrova sempre più solo, e in un mondo dove il silenzio è moneta di scambio, la giustizia potrebbe non essere altro che un’illusione.

Un romanzo tra inchiesta e denuncia sociale


Domenico Arezzo intesse un noir storico che si muove con sapiente equilibrio tra il romanzo d’inchiesta e il racconto sociale. L’atmosfera evocativa della Sicilia ottocentesca permea ogni pagina: dalle viuzze polverose di Cortelle, percorse da carretti e voci di mercato, agli antri infernali della miniera di Neropozzo, dove i carusi, bambini sfruttati fino all’ultima goccia di energia, vivono e muoiono nell’indifferenza generale. Uno dei temi più forti e struggenti del romanzo è proprio il problema dello sfruttamento dei bambini nelle miniere di zolfo, una piaga che segna profondamente la narrazione e che rende il romanzo non solo un thriller avvincente, ma anche una denuncia sociale. La descrizione delle condizioni di lavoro dei carusi è spietata e realistica: corpi scheletrici, volti anneriti, occhi svuotati dalla fatica e dall’assenza di speranza.

Questo tema si collega alla grande tradizione letteraria che ha raccontato la condizione dei bambini sfruttati nel lavoro minerario, come emerge in Rosso Malpelo di Giovanni Verga e Ciaula scopre la luna di Luigi Pirandello. Se in Verga il protagonista è condannato a un destino di miseria e brutalità, incapace di trovare una via d’uscita, in Pirandello il caruso Ciaula vive un istante di meraviglia e sollievo scoprendo la bellezza della luna, un attimo di poesia che però non cambia la sua condizione. Anche Lo spettro della notte si muove tra queste due dimensioni: la violenza brutale della miniera e la ricerca disperata di un barlume di giustizia che, come in Verga e Pirandello, rimane sfuggente e incerta.

Ma chi è lo “Spettro della notte”? Il romanzo offre più chiavi di lettura: lo spettro può essere il passato che ritorna, come un’ombra di dolore e ingiustizia che continua ad aleggiare sulla miniera e sui suoi segreti. Potrebbe essere Giovanni Cosenza, l’ex caruso che conosce troppi segreti per poter sopravvivere, la cui stessa esistenza diventa un fantasma che inquieta il potere. Oppure, lo spettro potrebbe essere la stessa coscienza di Nenè, tormentata dalla consapevolezza di trovarsi di fronte a un male che forse non potrà mai sconfiggere: la sua “malinconia”. In questo senso, il romanzo si allinea con le opere di Verga e Pirandello, non solo nel raccontare la sofferenza degli ultimi, ma anche nell’interrogarsi sull’ineluttabilità del destino e sull’impossibilità di una vera redenzione.Il romanzo si distingue per la sua capacità di mescolare tensione narrativa e riflessione storica, trasportando il lettore in un’epoca in cui il confine tra vittime e carnefici è spesso labile. Come nei grandi romanzi di Sciascia, il vero antagonista non è solo l’assassino, ma un intero sistema di corruzione e omertà. Dunque chi è davvero lo Spettro della notte? Il romanzo lascia aperte più interpretazioni: è un fantasma del passato che riaffiora nel presente? È la coscienza di Nenè, tormentata dall’impossibilità di ottenere giustizia? O è forse Giovanni Cosenza, la voce scomoda che nessuno vuole ascoltare? Al lettore il piacere di scoprirlo.

Scrittura vivida e personaggi reali


La prosa di Arezzo ha il pregio di non limitarsi a raccontare, ma di avvolgere il lettore in un’atmosfera densa e palpabile. La Sicilia che emerge dalle pagine è fatta di strade polverose e mercati chiassosi, di botteghe affacciate su vicoli angusti e minatori che scivolano nelle profondità infernali della miniera di Neropozzo. Le descrizioni sono evocative, mai ridondanti, e restituiscono un’ambientazione così vivida che sembra di sentire l’odore acre dello zolfo e il rumore dei picconi che scavano nella roccia. Quando Nenè percorre le strade di Cortelle, il lettore cammina con lui, assaporando il caldo opprimente della primavera siciliana e il brulicare di una città sospesa tra miseria e speranza.

La stessa cura è riservata ai personaggi, che emergono con profondità e sfaccettature complesse. Nenè Cortisanti è un protagonista diviso tra il desiderio di giustizia e la consapevolezza di un mondo corrotto. Non è un eroe classico, ma un uomo costretto a confrontarsi con i propri limiti e con la frustrazione di chi cerca verità in un sistema che sembra rifiutarla. I suoi dubbi e le sue riflessioni sono espressi con una scrittura intima, che avvicina il lettore ai suoi pensieri più tormentati: “E se il male fosse già dentro di me, annidato tra i miei pensieri?”. Cortisanti è un uomo sospeso tra due mondi: troppo colto per appartenere pienamente alle sue radici contadine, ma non abbastanza altolocato per essere accolto nell’emergente borghesia siciliana dell’Ottocento. Questa consapevolezza lo segna profondamente, alimentando una malinconia che lo confina in una sorta di terra di nessuno. Nenè vive in questa zona grigia, incapace di riscattarsi, troppo raffinato per essere considerato uno di loro dai contadini, ma ancora distante dagli ambienti dei benestanti che detengono il potere. Questo senso di estraneità alimenta il suo malessere, nonostante la sua professione di giornalista, in cui sa di eccellere e che gli offre un ruolo di rilievo nella società.

Lo stesso Don Curialo è l’ombra che domina la narrazione senza aver bisogno di grandi scene per imporsi. Il suo potere si avverte più che si vede, si insinua tra le righe come un veleno sottile. La sua figura incarna la corruzione e l’impunità, la capacità di controllare tutto senza mai esporsi direttamente. È il vero antagonista, non solo per Nenè, ma per l’intera città, che vive sotto il suo giogo senza possibilità di ribellarsi. Arezzo in lui traccia il potente burattinaio della miniera di Neropozzo, ma in lui si evince il volto spietato del potere che si nutre della disperazione altrui. La sua figura è costruita con attenzione, mai ridotta a un semplice stereotipo di villain, ma mostrata nella sua capacità di manipolazione e nel suo controllo quasi assoluto sulla società locale senza mostrarsi apertamente così nel romanzo come nella realtà.

Altra figura di spessore nel romanzo è Giovanni Cosenza, che invece, vuole essere il volto della memoria e della sofferenza. Segnato dalle esperienze vissute da bambino nella miniera, è un personaggio che si muove tra il presente e il passato, tra il bisogno di parlare e il terrore di essere messo a tacere. Le sue parole sono dense di malinconia e rassegnazione: “I carusi morivano sotto il peso dello zolfo, e i vivi imparavano a tacere.” E’ l’ex caruso che “sa troppe cose”, è forse il personaggio più tragico del romanzo, segnato dalle sofferenze subite, è una figura di transizione,, una sorta di spettro vivente che incarna il dolore e la memoria di chi è stato dimenticato.

Il finale aperto, lontano da soluzioni semplicistiche, lascia il lettore con un senso di inquietudine e di riflessione, proprio come nelle opere di Sciascia, dove la verità è sempre un territorio incerto e sfuggente.

Conclusione
Lo spettro della notte non è solo un giallo, ma un’opera che intreccia denuncia sociale e tensione narrativa, portando alla luce una Sicilia che è allo stesso tempo storica e universale. Domenico Arezzo si conferma una delle voci più interessanti del noir italiano contemporaneo, con un romanzo che non si limita a intrattenere, ma che lascia un segno indelebile nel lettore.

L’Autore

Domenico Arezzo (Ragusa, 1967) è uno scrittore italiano nato e cresciuto nella suggestiva terra del Barocco Siciliano. Laureato in Economia e Commercio, Arezzo coltiva una profonda passione per il diritto, la storia e la letteratura gialla, con un particolare interesse per i romanzi introspettivi. Il suo debutto letterario avviene nel 2021 con due romanzi: La casa nella Valle (Algra, maggio 2021) e Orizzonte Rosso Sangue (Nulladie, ottobre 2021). Nel giugno 2023, pubblica Omicidio a Cortelle con Nino Bozzi Editore. La sua scrittura si distingue per la capacità di intrecciare investigazione, storia e riflessione interiore, con un’attenzione particolare per le atmosfere del Sud Italia

Lo spettro della notte; Domenico Arezzo; Editore Nino Bozzi (2024) pag.193

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