
Iliade. Il gioco degli dei. Gli dei che rispecchiano i sentimenti umani e gli uomini che si credono dei
Articolo a cura di Angela Di Salvo
RAGUSA – Venerdì sera giorno 14 febbraio al teatro Duemila di Ragusa ha avuto luogo la rappresentazione dello spettacolo “Iliade. Il gioco degli dei”, scritto da Francesco Niccolini e la regia di Marcello Prayer e Roberto Aldorasi e Alessio Boni, Scenografia di Massimo Troncanetti, costumi di Francesco Esposito e musiche di Francesco Forni.
Si tratta di uno degli interessanti lavori drammaturgici che fanno parte della stagione teatrale promossa dall’associazione culturale C&M con la direzione artistica di Carlo Nobile.

Eccellenti protagonisti sono stati Alessio Boni e Antonella Attili con una interpretazione da pelle d’oca, circondati dalla presenza di altri bravi attori quali Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari, Francesco Meoni, Elena Nico e Marcello Prayer. Lo spettacolo – prodotto da Nuovo Teatro in coproduzione con fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, fondazione Teatro della Toscana e Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – ha incantato il pubblico presente che ha applaudito numerose volte la straordinaria performance degli artisti. Uno spettacolo originale, fuori dai soliti schemi, denso di stimoli e capace di interrogarci fino in fondo.Un’umanità disincantata che lotta per vincere
Una umanità che si affanna e si danna per lottare e vincere
L’opera rappresenta la visione disincantata di una umanità che si affanna e si danna per lottare e vincere, mentre gli uomini appaiono come delle marionette inconsapevoli nel gioco beffardo e spesso crudele degli dei. E’ un mondo mitico e atavico dove la guerra si fonda sulla forza fisica, ma anche sull’astuzia e lo spirito di avventura degli esseri umani il cui destino non appartiene a loro e neppure può essere del tutto favorito o ostacolato dalle divinità, ma prevalentemente deciso dal Fato imperscrutabile che non è possibile prevedere né fermare. Le creature umane si muovono spinte dal desiderio di ricchezza e di potere, ma anche dal timore di essere sopraffatti o scalzati dagli altri, mentre gli eroi vengono rappresentati nelle loro fragilità e insicurezze in un mondo apparentemente saggio dove trova spazio spesse volte una oscura irrazionalità che genera le guerre e la morte.
Ma a questa realtà è possibile contrapporre la volontà di non sprofondare nel precipizio della sete di sangue e di violenza perché forse , attraverso la consapevolezza generata dagli effetti degli errori compiuti, si potrebbe scansare il punto di non ritorno oltre cui ci attenderebbe la negazione dell’umanità che vuole ergersi a divinità e della divinità che assomiglia troppo all’umanità. Nella mitologia antica (greca e romana) esisteva un forte legame fra esseri umani e dei immortali i quali seguivano le vite degli uomini d’eccezione e si nutrivano delle loro ambizioni e desideri per illuderli di poter fare e ottenere tutto, mentre alla fine la loro volontà non valeva nulla senza il consenso o il dissenso divino.
Nel palco sono stati presenti oggetti simbolici (armature, scudi scolpiti, pupazzi e mascheroni) realizzati da Alberto Favretto, Marta Montevecchi e Raquel Silva. Suggestive ombre e luci proiettate sapientemente in scena da Davide Scognamiglio si sono materializzate ammalianti con l’accompagnamento musicale di Francesco Forni, all’interno di un palcoscenico diventato spiaggia dove sono entrati gli attori con abiti moderni, supportati da spettacolari macchine teatrali.
Omero e i miti ne “Il Gioco degli dei”
La fonte d’ispirazione dell’opera non poteva essere che Omero i cui poemi epici (Iliade e Odissea) appartengono alla memoria collettiva di molte generazioni che hanno conosciuto quelle celebri figure eroiche (Achille, Odisseo, Ettore, ecc.) così forti apparentemente invincibili nei quali emergeva prepotente la capacità di immolarsi per raggiungere i propri scopi, di rincorrere tenacemente sogni e progetti con tutti i mezzi di cui disponevano, chiedendo e ottenendo l’aiuto degli dei o ricevendo la punizione che si meritavano.
Una ricerca impietosa nel passato dei miti che non hanno ancora smesso di insegnarci qualcosa. La lezione che ci danno è che nella vita degli uomini ci sono eventi che non possono essere evitati perché frutto della “Sors”, nel bene o nel male, ma gran parte del nostro destino è possibile costruirlo attraverso la consapevolezza del senso delle azioni e decisioni, nell’esercizio dei nostri ruoli e nella convinzione che è possibile scegliere chi vogliamo essere e cosa vogliamo fare, rendendo “Il gioco degli dei” soltanto uno sterile copione che non potrà mai annullare la nostra straordinaria umanità né sollevarci dalle nostre responsabilità