
“Suppress – Legame Letale”: intervista a Matilde Boglione tra oscurità e rinascita
Con Suppress – Legame Letale, Matilde Boglione ci trascina in un mondo avvolto da oscurità, tormenti interiori e una profonda evoluzione emotiva. In questa intervista, l’autrice racconta la genesi del suo romanzo, il processo di scrittura e le ispirazioni che l’hanno guidata nella creazione di Kira, un personaggio tanto complesso quanto affascinante. Tra elementi di dark fantasy e romance Matilde svela i retroscena della sua opera, offrendo una visione intima e appassionata della sua esperienza da scrittrice.
- Kira è un personaggio complesso e sfaccettato. Matilde, come ha sviluppato la sua personalità e quali aspetti di lei sente più vicini al suo vissuto personale? Kira è nata in modo naturale, come se fosse stata una parte di me, si fosse staccata dal mio corpo e avesse preso vita. Posso dire che sono riuscita a creare questo personaggio grazie all’esperienza vissuta che mi porto dietro da diversi anni: rappresenta, in qualche modo, il mio lato introverso. Non sono mai stata una ragazza che fa trasparire le emozioni, a cui piace socializzare, il rumore del chiacchiericcio e andare alle feste. Molti mi definirebbero un inetto o qualcosa del genere, ma semplicemente sono capace di non avere gente attorno e mi piace la tranquillità e l’intimità con me stessa quando c’è silenzio. Non ci vedo nulla di male, dopotutto, ma la società questa cosa la fa sembrare anomala. Ecco perché Kira è così! È stata una cosa voluta farle avere il carattere che ha, ho volutamente fatto emergere il lato “negativo” di questo personaggio. Volevo che venisse odiata dal lettore, ma anche capita. Il mio scopo era anche quello di creare un personaggio totalmente diverso dagli altri, non volevo renderla banale e così ho cercato di rendere il suo personaggio forte, freddo e in alcuni casi calcolatore, cosa non comune nei personaggi femminili specialmente negli ultimi anni.
- La scelta di mescolare elementi del paranormal, del dark fantasy e del romance rende il suo libro molto originale. Quali sfide ha incontrato nel bilanciare questi generi per creare una trama coesa?Premetto che ci ho messo ben quattro anni di lavoro per realizzare il mio romanzo. Mi sono dovuta documentare tanto e ho approfondito le mie conoscenze sulla demonologia, in modo da renderlo ancora più “vero” e corposo. Ho letto tanto e ho visto molti anime e film per capire certe dinamiche e caratteristiche del fantasy. È stata dura, lo devo ammettere: passavo ore davanti ai fogli pieni di annotazioni, scene che riscrivevo o che cancellavo definitivamente perché mi rendevo conto che non avevano senso per il fine della trama. Ho anche cercato di rendere la scrittura più fluida e scorrevole possibile, in modo che il lettore potesse entrare nella storia. “Suppress” è nato anche da tanti fallimenti a livello di scrittura: ho iniziato a scrivere da quando avevo tredici anni, quindi di storie fallimentari ne ho scritte tante. Volevo arrivare, non alla perfezione (perché quella non esiste ed è solo un costrutto dell’essere umano), ma a un buon livello. Dopotutto, è il mio primo libro e si può sempre migliorare. Con questo voglio dire che per arrivare al proprio obiettivo servono molteplici sacrifici e, purtroppo, tanti fallimenti.
- Il concetto di “non poter dormire” è molto intrigante. Come è nata l’idea di legare questa condizione al tormento di Kira e al tema più ampio della storia? L’idea è nata da un sogno che avevo fatto più di quattro anni fa e in questo sogno vedevo una creatura che cercava di parlarmi, ma non riuscivo a capire che cosa mi dicesse. Sono partita da questo e poi con il tempo, nella mia mente, si è iniziata a costruire la storia di Alastor e Kira, i due personaggi principali del mio romanzo. Ho deciso di inserire la tematica legata alla demonologia semplicemente perché il mondo dei demoni e di tutto ciò che è correlato all’aldilà mi ha sempre affascinato. Difatti, Alastor, nella demonologia, è uno dei demoni più potenti che ci siano, ma prima di essere un demone era una figura dell’antica Grecia, denominato anche “il vendicatore”.
- L’ambientazione infernale con personaggi iconici è un elemento chiave del suo romanzo. Come si è documentata per rappresentare questi personaggi in modo originale? All’inizio mi documentavo con dei romanzi, ma spesso si trovano informazioni con aggiunte che non esistevano a livello teorico. Poco dopo ho iniziato a cercare informazioni su internet e su siti specifici per approfondire l’esoterismo così ho saputo che esistono due categorie in questo culto: gli “acidi”, ovvero quelli che fanno riti particolari e gli “spirituali”, che praticano altre forme di ritualità. Infatti, all’interno del mio romanzo, prendo in giro la prima categoria in modo velato. Oltre a questa tematica c’è anche quella dell’insonnia/sogno e del soffocamento emotivo, infatti il titolo riprende questo concetto. La prima tematica l’ho inserita perché l’idea è nata da un sogno che ho fatto e anche perché purtroppo ho sofferto di insonnia per un periodo, quindi volevo mettere un qualcosa di mio in più nel personaggio di Kira. Il tema del soffocamento emotivo l’ho messo perché è un argomento che mi tocca in primis: l’emozioni non riesco effettivamente a esternarle in maniera corretta o le reprimo per non far vedere le mie debolezze. Purtroppo la società ha degli standard da rispettare e sei costretto a portarti dietro una maschera, all’interno del libro ci sono anche delle frasi di Pirandello che riprendono un po’ questa tematica: devi apparire sempre cordiale, devi mentire per piacere alla gente e, sembra una cosa abbastanza assurda, devi sempre essere felice, non puoi permetterti di essere arrabbiato o infelice davanti alla gente.
- Nel suo libro, il viaggio nei “gironi” dell’inferno rappresenta una metafora di crescita personale o di esplorazione interiore? Se sì, quali temi voleva evidenziare?Come ho detto prima, volevo parlare in questo romanzo delle emozioni. Nell’arco narrativo si vedrà Kira “evolversi” e aprirsi un po’ di più a livello emotivo grazie all’aiuto di Alastor che di per sé, in base a quello che ho scritto, è il Principe del “Girone” dedicato all’Ira. La rabbia è un sentimento molto forte e credo fortemente che da essa si possano scaturite tutte le altre emozioni, di conseguenza ho pensato che Alastor potesse rappresentare l’emozioni. In questo caso le parti dei ruoli vengono invertite: Alastor è il lato più fragile, visto che manifesta molto di più l’emozioni. Questo, però, fa in modo che i due personaggi si completino e Kira inizi a provare sentimenti che non aveva mai provato prima o che comunque in lei si risvegli quel lato che ci rende umani.
- Il finale a sorpresa del primo volume sembra ribaltare molte aspettative. Quanto è importante per lei sorprendere il lettore, e come riesce a farlo? . Per me è estremamente importante sbalordire il lettore, è la prima regola che mi sono imposta da quando ho iniziato a scrivere questo romanzo. avendo letto diversi libri, ho capito che la cosa più importante in chi legge una storia sono: i dialoghi, la velocità con cui va avanti la storia e i capitoli che finiscono quasi sempre con un qualcosa di non del tutto terminato. Lo dico apertamente: le descrizioni a volte annoiano davvero tanto e allungano solo il brodo. Di conseguenza, non sono una che scrive descrizioni accurate, trovo che l’essenzialità sia importante ed è inutile perdersi in descrizioni che a fine della trama non hanno uno scopo ben preciso. Questa è una mia opinione soggettiva, ognuno ha i propri gusti. Bisogna sempre far emergere un senso di curiosità, cerco sempre di farlo usando colpi di scena e, per l’appunto, il finale finisce in modo del tutto inaspettato, proprio perché il primo volume deve fare da ponte tra l’inizio della vicenda e la fine di una storia che potrebbe finire in tragedia o con un lieto fine.
- Se dovesse definire con una parola chiave l’essenza di “Suppress – Legame Letale”, quale sarebbe e perché? Ci sarebbero tante parole per descrivere questo mio primo romanzo, ma se dovessi scegliere una parola sarebbe: rinascita. Il perché è molto semplice, questo libro è stata la firma del cambiamento a livello di scrittura e l’inizio per direzionarmi verso il genere dark fantasy, prima scrivevo romanzi rosa e storie d’amore.
- Qual è stata la parte più emozionante e quella più difficile nella scrittura di questo libro?C’è un capitolo o una scena che ricorda con particolare soddisfazione? In realtà non ho avuto particolare difficoltà a scrivere delle parti del romanzo, avevo già tutto in mente. Per quanto riguarda le parti che mi hanno dato più soddisfazione, sono stati: il prologo, il capitolo in cui per la prima volta Kira vede Alastor, la scena del banchetto e l’epilogo. Sono stati momenti di grande piacere, ero riuscita a scrivere delle scene come le volevo io e come le avevo immaginate nella mia mente.
- Ha mai avuto esperienze personali o sogni ricorrenti che hanno influenzato la stesura di “Suppress – Legame Letale”? Come ho già detto in precedenza, sono stata influenzata molto da un sogno e questo ha fatto in modo che potesse nascere “Suppress
- Matilde, scrivere un romanzo è un percorso impegnativo e spesso personale. Qual è statoil momento in cui ha capito che voleva diventare una scrittrice? Quando avevo all’incirca otto anni,il mio percorso di scrittura è nato come terapia. All’età di appena sei anni, la psicologa mi faceva scrivere spesso. La terapia era iniziata a causa di un problema legato alla scuola, a causa di un evento violento che ha profondamente sconvolto la mia vita. Da questo fatto è nata la mia passione per la scrittura, ho voluto trasformare una mia “paura” in forza.
L’Autrice Matilde Boglione è rappresentata dall’agenzia Sopralerighe di Marylin Santaniello
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