10/11/2025
Brescia, Museo di Santa Giulia | MATERIAL FOR AN EXHIBITION. Storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo :  8 novembre 2025 – 22 febbraio 2026
Arte

Brescia, Museo di Santa Giulia | MATERIAL FOR AN EXHIBITION. Storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo : 8 novembre 2025 – 22 febbraio 2026

Nov 7, 2025

MATERIAL FOR AN EXHIBITION Storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo

BRESCIA – L’arte come motore di cambiamenti sociali e politici: è questa l’idea alla base del progetto espositivo, dal titolo Material for an Exhibition. Storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo, in programma dall’8 novembre 2025 al 22 febbraio 2026, al Museo di Santa Giulia a Brescia.

La mostra, curata da Sara Alberani e promossa dal Comune di Brescia e dalla Fondazione Brescia Musei, con il patrocinio di Amnesty Italia, riunisce opere di artisti provenienti da zone di conflitto, in particolare dalla regione mediorientale oggi segnata da divisioni e frammentazioni  da Gaza alla Cisgiordania fino al Libano – che hanno vissuto in prima persona la quotidianità della guerra e dell’esilio. A portare la loro testimonianza artistica e culturale gli artisti internazionali palestinesi Mohammed Al-Hawajri, Dina Mattar e Emily Jacir (Leone d’oro a Venezia nel 2007) e l’artista libanese Haig Aivazian.

Il titolo, Material for an Exhibition, omaggia l’opera Material for a Film di Emily Jacir, dedicata alla memoria dell’intellettuale e poeta palestinese Wael Zuaiter. Material richiama la pluralità di linguaggi – installazioni, video, fotografie, pittura, disegni – che s’incontrano in mostra, ma anche le difficili condizioni materiali in cui lavorano molti artisti, spesso segnate dalla perdita di opere, archivi, luoghi della memoria e storie tramandate da chi non c’è più. In Palestina, la nozione stessa di archivio rappresenta oggi uno strumento per continuare a esistere e a resistere.

L’esposizione propone una visione che va oltre la dicotomia vittimismo/criminalizzazione nella quale rischia di cristallizzarsi il discorso pubblico intorno alla causa palestinese e, più in generale, al contesto mediorientale e mediterraneo e intende sottolineare il valore dell’arte come mezzo per difendere e consolidare legami di solidarietà tra le diverse geografie del Mediterraneo, aprendo spazi di apprendimento e confronto nei quali sia possibile immaginare diverse alternative agli scenari di guerra.

L’iniziativa è l’appuntamento più atteso della ottava edizione del Festival della Pace, (Brescia, 7-23 novembre 2025), dove la Fondazione Brescia Musei è tradizionalmente parte attiva nella organizzazione di una mostra che dia voce alle storie di artisti internazionali le cui opere richiamino al ruolo della cultura come strumento fondamentale di ogni processo finalizzato a costruire e stabilire giustizia e pace e testimone di resilienza e sopravvivenza.

Il percorso espositivo si apre con i dipinti e i disegni degli artisti palestinesi Mohammed Al-Hawajri (1976) e Dina Mattar (1985), co-fondatori di Eltiqa Group for Contemporary Art, (“Eltiqa” in arabo “incontro”), una delle prime gallerie d’arte contemporanea nella Striscia di Gaza. La galleria, dal 2002, ha svolto un ruolo fondamentale nel sostenere gli artisti locali ed emergenti, attraverso laboratori e mostre. Nel 2023, l’edificio che la ospitava è stato bombardato, ma il suo lascito continua in esilio, grazie al salvataggio da parte del collettivo e degli stessi Al-Hawajri e Mattar di alcune opere presenti negli spazi espositivi e nei magazzini e ora custodite tra gli Emirati di Sharjah e Dubai.

Gli spazi del Museo accolgono queste opere: opere salvate, che hanno viaggiato insieme agli artisti che le hanno prodotte e attraverso le quali si mostra un altro volto di Gaza: non soltanto quello della distruzione, ma quello della quotidianità, della cultura tramandata, dei luoghi della memoria e quindi di un rifiuto a scomparire, di una volontà di resistere.

Immaginando che Eltiqa prenda nuova vita negli spazi del Museo di Santa Giulia, la Fondazione Brescia Musei ha offerto a Mohammed Al-Hawajri e Dina Mattar l’opportunità di trascorrere un periodo di residenza a Brescia per produrre nuove opere.

Il lavoro di Mohammed Al-Hawajri si distingue per una ricerca che intreccia memoria storica e vita quotidiana del suo popolo. Le sue opere, spesso caratterizzate da ironia e paradosso, raccontano l’esperienza dell’occupazione in Palestina, trasformando immagini di conflitto in scene che mescolano dolore e immaginazione. Ne sono esempio la serie The Animal Farm (2011) e i grandi dipinti dedicati al patrimonio culturale palestinese e all’interdipendenza tra esseri umani e animali, o la serie Maryam (2015), in cui la madre dell’artista è ritratta come simbolo della forza femminile nel mondo arabo.

In mostra figurano anche numerosi dipinti su carta dedicati allo spazio domestico di Gaza, tema condiviso con Dina Mattar, che esplora la quotidianità come luogo di affetti e memoria a rischio di scomparsa.

Mattar descrive la vita a Gaza nella sua quotidiana resistenza, utilizzando la pittura come strumento di gioia e di lotta. Le sue tele e i suoi disegni, dalle linee delicate e dai colori intensi, sono influenzati dalla pittura di Joan Miró e raffigurano spesso figure femminili e scene della vita di tutti i giorni, legate alla memoria familiare e all’immaginario popolare palestinese. Il suo lavoro riflette sull’arte come custodia di affetti, intimità e narrazioni personali, anche in contesti di violenza e privazione dei diritti.

La mostra prosegue con l’artista libanese Haig Aivazian (1980), la cui ricerca, basata su un linguaggio multimediale, che spazia tra immagini in movimento, scultura, installazione, disegno e performance, ed esplora il modo in cui il potere integra e influenza persone, oggetti, animali, paesaggi e architettura. Le sue opere indagano le strutture del potere nelle società contemporanee in particolare nei rapporti tra Medio Oriente e Occidente, secondo forme di controllo, sorveglianza oppressione, e repressione.

Di lui sarà presentata l’opera All of the Lights (2021), installazione video immersiva che ripercorre l’uso della luce e dell’oscurità come strumento poliziesco e di controllo, e 1440 Couchers de Soleil par 24 Heures (1440 Tramonti in 24 Ore) (2017/2021), in cui Aivazian disegna le pareti del museo secondo una griglia di gesso costellata di palline luminose di magnesio per evocare i sistemi di tracciamento del movimento e le mappe di calore utilizzate tanto nello sport quanto nelle pratiche di “predictive policing”.

La mostra si conclude con le creazioni dell’artista internazionale Emily Jacir (1970), tra le voci più significative dell’arte contemporanea palestinese, Leone d’oro alla 52. Biennale d’Arte di Venezia del 2007. La sua pratica utilizza un ampio spettro di media – film, video, fotografia, scultura, installazione e performance – per indagare i movimenti personali e collettivi nello spazio e nel tempo; l’artista è particolarmente interessata al modo in cui la memoria storica si inscrive nel tempo o attraverso le geografie.

Al Museo di Santa Giulia sono allestite opere di fondamentale importanza nel suo percorso artistico, come l’installazione Material for a Film (2005-in corso): si tratta di un’opera composta da mille libri bianchi, ai quali l’artista ha sparato con una pistola, riproducendo il colpo d’arma da fuoco con cui il Mossad uccise Wael Zuaiter nel 1972 a Roma, perforando il libro Le mille e una notte che Zuaiter portava nel taschino, con l’intenzione di tradurlo in italiano. Emily Jacir trasforma così ogni volume in un simbolo di vita interrotta e memoria violata.

Questa scelta iconica invita il visitatore a diventare parte attiva della narrazione: ogni passo, ogni sguardo nel corridoio di volumi è un gesto di ricostruzione e di resistenza contro l’oblio, sottolineando come il lavoro culturale dell’intellettuale fosse considerato una minaccia e come per questo ancora oggi diventi simbolo di lotta e di conoscenza.

Tra i lavori presenti in mostra vi sono altre due opere emblematiche di Emily Jacir: Memorial to 418 Palestinian Villages Which Were Destroyed, Depopulated, and Occupied by Israel in 1948 (2021), un grande memoriale tessile, realizzato su una tenda per rifugiati che riporta, ricamati a mano, centinaia di nomi di villaggi palestinesi distrutti durante la Nakba, riaffermandone l’esistenza attraverso il gesto collettivo del ricamo. Segue l’installazione video We Ate the Wind (2023), esposta per la prima volta in Italia, che affronta le politiche di reclutamento attuate dalla Svizzera nei confronti dei lavoratori stranieri, in gran parte italiani provenienti dal Sud, ai quali fu negato il diritto al ricongiungimento familiare: circa 50.000 bambini vissero nascosti dalla vita pubblica, nel silenzio delle proprie case. L’opera intreccia movimenti, reti affettive e luoghi di appartenenza, riflettendo su visibilità, esclusione e distanza.

Le opere in mostra sono frutto di importanti prestiti internazionali e provengono da New York, dal National Museum of Contemporary Art di Atene e dalla Sharjah Art Foundation di Sharjah: sono il risultato di opere realizzate in residenze e alcune riproduzioni di cui esistono solo reperti digitali in quando andate distrutte.

Ad accompagnare la mostra lungo tutto il suo percorso, Fondazione Brescia Musei propone una serie di attività collaterali, appositamente studiate per il pubblico e le scuole, per approfondire gli argomenti trattati dall’esposizione. Per tutta la durata della mostra sarà possibile usufruire di una audioguida gratuita e tutti i weekend, dalle 14 alle 18, dal 22 novembre al 22 febbraio, saranno presenti gratuitamente due persone a disposizione del pubblico per aiutare a comprendere meglio i contenuti e le ragioni della mostra. Le guide, due detenute della Casa di reclusione di Verziano, sono formate grazie al progetto speciale “Ask me”, realizzato dal Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, insieme con la Casa di Reclusioni di Verziano e realizzato in collaborazione con ACT Associazione Carcere e Territorio O.d.V – E.T.S.

Nell’ambito dell’articolato palinsesto di attività si segnalano quelle in programma nei primi giorni di apertura al pubblico, in particolare l’incontro di sabato 8 novembre, alle ore 10.00, all’Auditorium Centro Congressi Capretti a Brescia (via Giovanni Piamarta, 6), dove gli artisti e la curatrice Sara Alberani, dialogano con gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado per capire come l’azione artistica possa interpretare questioni e temi legati alla contemporaneità.

Il Cinema Nuovo Eden a Brescia, arthouse cinematografica gestita dalla Fondazione Brescia Musei, (via Nino Bixio, 9), inoltre, ospita un ciclo di film che si apre sabato 8 novembre 2025, alle ore 16.00, con la proiezione di Letter to a friend di Emily Jacir, al termine della quale, la regista palestinese discuterà con Sara Alberani; a seguire – alle 18.00 – si terrà una visita guidata gratuita a Material for an Exhibition, in compagnia della curatrice e degli artisti.

Il programma prosegue lunedì 10 novembre, alle ore 19.00, con il documentario di Nicolas Wadimoff, Qui vit encore (Who Is Still Alive), alla presenza di Adel Altaweel, uno dei protagonisti del film.

La rassegna continua con due film presentati in anteprima: martedì 11 novembre, alle ore 21.00, il lungometraggio To a Land Unknown di Mahdi Fleifel, presentato alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes 2024 e martedì 18 novembre, alle ore 21.00, Put Your Soul on Your Hand and Walk di Sepideh Farsi.

Material for an Exhibition è la sesta tappa del percorso di ricerca che Fondazione Brescia Musei ha intrapreso nell’ambito del Festival della Pace di Brescia. Il suo impegno si traduce nell’organizzazione di appuntamenti espositivi che consentono ad artisti internazionali, attraverso le loro opere, di trasmettere un forte messaggio di pace e d’indurre il pubblico a riflettere sul ruolo dell’arte e della cultura quale testimone di resilienza, in un’epoca ancora pervasa di ingiustizie sociali e politiche. Per alcuni di essi, il passaggio a Brescia ha rappresentato un fondamentale appuntamento di crescita della loro carriera che, in alcuni casi, li ha portati a esporre poi in altre sedi prestigiose, in altri casi, a ricevere importanti riconoscimenti oltre a d essere stati editati per la prima volta in Occidente in occasione della mostra bresciana.

Nelle precedenti edizioni, a cura di Elettra Stamboulis, si sono svolte le personali di Zehra Doğan (Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche, 2019), Badiucao (La Cina non è vicina. Opere di un artista dissidente, 2021), Victoria Lomasko (Victoria Lomasko. The Last soviet artist, 2022) e Khalid Albaih (La stagione della migrazione a Nord, 2024); a queste si aggiunge Finché non saremo libere (2023), collettiva delle artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat, Soudeh Davoud e Zoya Shokoohi, curata da Ilaria Bernardi.

Accompagna la mostra Material for an exhibition un ricco catalogo Skira; l’identità visiva dell’esposizione è stata curata dallo studio Liberink.

Esporre al Museo di Santa Giulia le opere di Eltiqa Group for Contemporary Art sopravvissute alla distruzione e proporre a Mohammed Al-Hawajri e Dina Mattar una residenza artistica nella nostra città significa riconoscere che l’arte è testimonianza, costruzione di legami, strumento di conoscenza reciproca. Grazie ai loro lavori e a quelli di Haig Aivazian e di Emily Jacir possiamo comprendere come l’espressione creativa sia spazio di resilienza anche nei contesti più drammatici. “Material for an Exhibition” ci invita a guardare oltre le narrazioni semplificate per incontrare le storie e le vite di chi il conflitto lo vive quotidianamente, ricordandoci che la cultura è sempre ponte tra mondi diversi e che proprio per questo possiamo e dobbiamo, come città ma anche individui, agire per la tutela e la protezione del patrimonio culturale di tutte le comunità, in quanto preziosa eredità che unisce l’umanità travalicando confini geografici e temporali. La mostra rappresenta un momento cardine del Festival della Pace e testimonia la grande qualità del nostro sistema museale, capace di proporre iniziative di profilo internazionale, mettendosi al servizio di un’idea dell’arte come promozione della pace, del rispetto tra le persone e della scoperta di nuovi orizzonti culturali.

Laura Castelletti, Sindaca di Brescia

Ricreare in Europa quanto distrutto a Gaza, ci appare come un importante atto di diplomazia culturale e un importante segnale di libertà. La vera vocazione dell’Europa, d’altra parte, è la pace nella libertà e nella giustizia, proprio perché l’Europa nasce come risposta di libertà e giustizia a fronte degli orrori della guerra. L’art. 9 della nostra Costituzione ci ricorda che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura: qui a Brescia promuovere la cultura ha un valore internazionale e un valore di pace. Grazie a Brescia Musei per l’impegno che ogni anno mette a disposizione del festival e grazie agli artisti presenti che con la denuncia rappresentata nelle loro opere, ci impegnano ad una responsabilità civile e politica a cui non bisogna sottrarsi.

Roberto Rossini, Presidente del Consiglio Comunale di Brescia

Nel solco della Rassegna Arte Contemporanee e Diritti Umani, lanciata da Fondazione Brescia Musei nel 2019, la mostra “Material for an Exhibition, Storie, Memorie e Lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo”, riafferma la missione del museo come bene e spazio comune. Un luogo pubblico della contemporaneità, nel quale la pratica artistica diventa esercizio di libertà e responsabilità. In un tempo di riduzionismi e semplificazioni, questa mostra invita a sostare nella complessità, a riconoscere nell’arte non solo un riflesso del mondo, ma il suo possibile riscatto.

Francesca Bazoli, Presidente Fondazione Brescia Musei

Con “Material for an Exhibition, storie, memorie e lotte dalla Palestina e dal Mediterraneo, Fondazione Brescia Musei” rinnova convintamente l’idea che i musei siano creature dotate di soggettività, nei quali il progetto culturale guida l’interpretazione sul materiale esposto. Così è massimamente evidente nel ciclo “arte e diritti”. La nostra Istituzione, Fondazione Brescia Musei, ha deciso di orientarsi alla generazione di un impatto sociale di lungo termine per la comunità e per i nostri tanti ospiti, i visitatori, miscelando arte, pensiero e cittadinanza, e lo fa quest’anno interrogando i visitatori con le opere conturbanti di Al-Jawahiri, Mattar, Aivazian e Jacir da Gaza, dalla Palestina e dal Mediterraneo. L’arte del nostro presente diviene, nel Museo di Santa Giulia, il linguaggio per unire luoghi e memorie disperse, connettere visibili e invisibili sottratti, superare la perdita con la rinascita. Il Museo di Santa Giulia a Brescia come spazio pubblico, luogo di dibattito aperto.

Stefano Karadjov, Direttore Fondazione Brescia Musei

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Fondazione Brescia Musei è una fondazione di partecipazione pubblico–privata presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov. Fanno parte di Fondazione Brescia Musei Brixia. Parco archeologico di Brescia romanaMuseo di Santa GiuliaPinacoteca Tosio MartinengoMuseo delle Armi Luigi MarzoliMuseo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”Castello di Brescia “Falco d’Italia” e Cinema Nuovo Eden. La Fondazione Brescia Musei è parte della Rete dell’800 Lombardo con la Pinacoteca Tosio Martinengo e il Museo del Risorgimento “Leonessa d’Italia”. I Musei Civici di Brescia sono inclusi nell’offerta di Associazione Abbonamento Musei.