11/11/2025
L’ antinovecentismo di Umberto Saba
Rubriche Sentieri tra Logos e Parole

L’ antinovecentismo di Umberto Saba

Ott 21, 2025

Articolo a cura di Lydia Salmeri

Alla linea “ novecentista”, tipica della poesia del Novecento, fondata sull’analogia e sul simbolo, se ne contrappone tuttavia un’altra  che va alla ricerca soprattutto della chiarezza e della semplicità  espressiva. A questo genere di poesia appartengono autori come Umberto Saba ed Eugenio Montale. Essendo vissuto ai margini della vita letteraria italiana, il triestino Umberto Saba (1883-1957), ebbe la possibilità di elaborare una poetica estremamente personale che lo allontanò sia dal dannunzianesimo ancora dominante sia dalla poesia degli ermetici a lui contemporanei.

Alla poesia che esprimeva la crisi  delle certezze e dei valori nonchè della parola capace di comunicare direttamente una realtà oggettiva, egli ne contrappone una che manifesta il profondo legame esistente fra il mondo interiore e la realtà esterna. La sua pertanto è una poesia “ onesta”  come dice il poeta, della realtà e dello scavo interiore che tende a definire ogni uomo e i valori che gli appartengono.

Così ne Il borgo, egli dirà che nella poesia occorre “ La fede avere/di tutti, dire/ parole, fare/cose che poi ciascuno intende, e sono, /come il vino e il pane,/come i bimbi e le donne, /valori/di tutti“. Altrove dirà che “Ai poeti resta da fare la poesia onesta” e a Manzoni, esempio di tale poesia, contrapponeva D’ Annunzio, autore di versi magnifici ma poveri di contenuto. Per Saba la poesia onesta è  soprattutto quella che riesce ad aiutare l’uomo a recuperare la propria identità e a partecipare alla vita sociale. Dietro l’ influenza di Freud e della psicoanalisi, egli aspira a esprimere quella che è la “malattia” tipica del Novecento, ovvero la solitudine esistenziale dell’ uomo che non riesce a inserirsi nel ritmo della vita. Questa solitudine tuttavia deve spronare l’ uomo ad amare il mondo reale nei suoi aspetti più autentici e veri. Nella poesia di Saba  è presente invero il quotidiano, la realtà delle cose umili e dimesse colte in tutte le loro sfumature.

Umberto Saba e la moglie Linuccia

Questo aspetto sembrerebbe accostare Saba ai poeti crepuscolari; in realtà è profondamente diverso il loro modo di rapportarsi con la realtà. Nel poeta triestino manca infatti l’ ironia e il distacco con cui i crepuscolari guardano il mondo intorno a sè. Al contrario, nella poesia di Saba, troviamo un’ adesione sentimentale alla vita rappresentata nella sua vera essenza; manca del tutto l’ ironia dei  poeti crepuscolari verso le cose ritenute abituali e banali. Ignorando la crisi della parola, tipica della poesia novecentesca, il poeta rifiuta ogni sperimentalismo formale e recupera quella grande tradizione letteraria da cui le avanguardie del primo Novecento si erano allontanate. Riprende pertanto il linguaggio “parlato” e lo fonde con quello dei grandi poeti italiani accostando in questo modo il lessico quotidiano con quello aulico, antico e familiare nello stesso tempo.

La parola soprattutto viene usata non per la sua suggestività e la capacità di evocazione come in D’Annunzio , ma per definire oggettivamente la realtà. Recuperando la sintassi e la struttura metrica tradizionale, realizza una poesia nitida e chiara che rifiuta il frammentarismo della lirica nuova. In questo modo il poeta si pone sulla linea antinovecentista della poesia italiana che si era allontanata dalle tendenze più estreme introdotte dalle avanguardie. Già nella poesia Il poeta, tratta dal  Canzoniere, Trieste e una donna, vi è una sorta di dichiarazione di poetica dove Saba afferma che la sua felicità consiste nel cogliere nella quotidianità e nello scorrere lento delle ore e delle stagioni, immagini che sfuggono all’ occhio distratto degli altri uomini.

Egli ritiene che la sua arte consiste nel trasmettere questa felicità ma anche il dolore e la sofferenza dell’ esistenza umana, con verità e semplicità. La consapevolezza della fragilità della vita non determina tuttavia un senso pessimistico del vivere. I giorni del poeta trascorrono infatti sereni. Egli non conosce la noia perchè sa cogliere ogni diversa sfumatura nelle giornate che per altri invece trascorrono uguali, attraverso i cambiamenti di luce improvvisi che avvengono all’ interno di uno stesso giorno e che sono legati alle condizioni climatiche. La sua felicità sparisce e riappare come le nuvole in cielo ed è legata alla sua capacità di cogliere i piccoli e grandi mutamenti di cui è costituita la vita, senza grandi smarrimenti del cuore. Il poeta aderisce in questo modo pienamente alla realtà e alle sue contraddizioni; egli vuole soltanto raccontarle con “ onestà”. In altre occasioni abbiamo avuto la possibilità di sottolineare come Saba ami rappresentare gli aspetti più umili e naturali della vita così come appare nella poesia A mia moglie.

Non ci soffermeremo pertanto a lungo su questo componimento che procede attraverso un esteso paragone tra la moglie Lina e le femmine di alcuni animali. Diremo soltanto che la poesia non ha alcun intento ironico nè si presenta come un gioco letterario. Si tratta piuttosto dello stupore di fronte al mistero della donna-madre che avvicina a Dio come la donna angelo dello “Stilnovo” ma in un modo completamente nuovo e diverso. La moglie Lina e la città di Trieste sono protagoniste come sappiamo della sezione Il Canzoniere, Trieste e una donna. Nella poesia Trieste, la descrizione della bellezza e del fascino di questa città, rivela il profondo legame che il poeta ha con con la città natale.

Malgrado il poeta dichiari di volerla rappresentare in modo assolutamente oggettivo, in realtà egli la descrive in maniera del tutto soggettiva. Trieste infatti appare come la proiezione dello stesso modo di essere dell’ autore, sicchè alla “ scontrosa grazia” di Trieste corrisponde la “ Vita pensosa e schiva” del poeta. Anche nella poesia Città vecchia, ritornano gli aspetti più umili e quotidiani in cui consiste il vero significato della vita e dell’ infinito verso cui l’ uomo può tendere. Nella lirica è presente la Trieste dei quartieri più antichi e degradati in cui il poeta si immerge totalmente. Ritroviamo nel testo i vicoli della città vecchia, le osterie, la vivacità del porto con la luce dei fanali che si spinge verso il centro della città.

E’ un mondo fatto di povere donne e di esseri umili e bassi dove tuttavia il poeta ritrova la verità e l’autenticità dell’essere: “Qui degli umili sento in compagnia/il mio pensiero farsi/più puro dove più turpe è la via”. In questo ripercorrere gli aspetti più dimessi della vita di tuttti i giorni, Saba riscopre il senso religioso di Dio e dell’eternità attraverso la fratellanza che accomuna tutti gli uomini. L’umana comprensione e l’ amore per i luoghi della folla in cui vive un’umanità eterogenea ma certamente piu modesta e naturale, li ritroviamo nella poesia Goal de Il Canzoniere di Saba. Il componimento descrive ciò che avviene in un campo di calcio dopo un goal fatto probabilmente dalla squadra della città natale del poeta. Egli tuttavia non si esalta di fronte a quella vittoria perchè coglie la tristezza e il dolore da parte degli avversari e del portiere della squadra avversaria. Emerge pertanto lo spirito di unità tra gli esseri e il senso di appartenenza alla stessa umanità. A conclusione del nostro percorso attraverso le poesie del  triestino Saba, possiamo affermare che in un periodo storico in cui gli altri poeti italiani ed europei operavano scelte innovative ma talore difficili e oscure, Saba invece ha percorso una strada più tradizionale che aspira alla comunicazione e al rapporto diretto con gli altri in modo più autentico e costruttivo.