11/11/2025
Gabriele D’ Annunzio e il suo superomismo
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Gabriele D’ Annunzio e il suo superomismo

Feb 11, 2025

Articolo a cura di Lydia Salmeri

Scopo del presente articolo è quello di mettere in evidenza come le opere del grande scrittore Gabriele D’ Annunzio, sono il riflesso profondo della sua vita, una vita vissuta come un’ opera d’ arte tra amori, passioni politiche, gesta plateali con cui egli ambisce a far leva sul pubblico di massa nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento.

D’ Annunzio fu scrittore di grande spessore culturale,  esponente di spicco del Decadentismo italiano ed europeo di cui assimilò tutte le novità passando dai simbolisti francesi ai narratori russi, per poi giungere  al Verismo italiano e al superomismo di Nietzsche. Dei simbolisti lo scrittore fece propri i miti del progresso, del vitalismo e dell’irrazionalismo che furono tipici dell’ Ottocento. Aderendo al gusto dell’Estetismo già presente in Oscar Wilde, sviluppa una visione aristocratica e artificiosa della vita. Egli concepisce l’ arte stessa come un’esperienza superiore alle altre da affermare al di là delle norme e delle convenzioni morali dominanti. Il culto della bellezza diventa l’unico valore da opporre al conformismo borghese e ai principi della democrazia. Da Nietzsche l’autore riprende la teoria del Superuomo il quale libero dalle ideologie estetiche, morali e religiose, è in grado di realizzarsi grazie alle sue energie vitali.

Dell’ ideale niciano D’ Annunzio riprende soprattutto lo spirito antiborghese e antidemocratico che si traduce in un programma politico basato sul desiderio di dominio sulle masse. In particolare coglie dal filosofo l’immagine dell’ uomo eccezionale che si pone al di sopra di ogni vincolo sociale e morale. L’ artista incarna anche il mito dell’esteta  dedito al culto del bello come segno della sua superiorità rispetto al mondo. L’ estetismo nello scrittore diventa altresì lo strumento per dominare la realtà. Tale spirito superomistico è già presente nel primo romanzo Il PIACERE in cui è possibile cogliere il culto della bellezza e degli ideali estetizzanti.

Ne IL piacere, il personaggio principale è il conte Andrea Sperelli, un eccentrico ed aristocratico dandy che vive circondato da oggetti lussuosi e particolari che rivelano il suo gusto  per le cose insolite ed esotiche. Andrea è follemente innamorato di Elena Muti, donna fatale e affascinante. Dopo l’abbandono di lei egli intraprende una nuova relazione con un’ altra donna, Maria Ferres dotata di una bellezza spirituale. L’impossibilità di liberarsi dell’ amore per Elena porta alla fine della relazione con Maria. Al protagonista del romanzo non rimane altro che rinchiudersi fra le mura del suo palazzo dove continua a ricercare il piacere che diventa il nuovo mito della sua esistenza e del suo edonismo. Attraverso il ritratto di Andrea Sperelli, D’ Annunzio esprime il bisogno di evadere dalla mediocrità corrente manifestando comportamenti eccezionali che lo distinguono dal pubblico piccolo-borghese.

Il mito del superuomo esteta destinato tuttavia alla sconfitta, è presente anche nel Trionfo della morte. Il protagonista del romanzo è Giorgio Aurispa, raffinato intellettuale di origini abruzzesi che è perennemente diviso tra un’attrazione profonda nei confronti della vita e il richiamo nei confronti della morte e del finire di tutte le cose. Insieme all’ amante Ippolita Sanzio egli si reca dopo tanto tempo presso la famiglia in Abruzzo per cercare di liberarsi dalla sua malattia. L’immergersi tuttavia nel groviglio delle vecchie situazioni familiari e nel rapporto fallimentare col padre, finisce con l’ accentuare il suo malessere. Il romanzo che si conclude con la morte dei protagonisti indica invero il fallimento dell’ ideale superomistico di D’ Annunzio che dà vita alla figura dell’ inetto, incapace di realizzarsi, che aprirà la strada a tanta narrativa del primo Novecento.  

Nei romanzi successivi si accentua la carica individualistica e il disprezzo delle masse.

Nelle Vergini Delle rocce, il protagonista del racconto, Claudio Cantelmo, sogna una nuova stirpe eletta che dovrà dominare sulle masse spazzando via il “ dogma” democratico. Cantelmo, discendente da una nobile famiglia di età rinascimentale si allontana da Roma per sottrarsi alla massa disordinata. Si rifugia pertanto in una valle in Abruzzo abitata da un’ antica famiglia con l’ intenzione di sposarne una delle tre figlie ( da cui le “ vergini” del titolo). Da questa unione potrà nascere un figlio di sangue puro capace di diventare il nuovo “re di Roma” e di far rinascere la potenza latina. Nasce in questo modo il mito della Roma imperiale che spiega l’ affermarsi dell’ idea del nazionalismo che fu propria propria del primo Novecento. E’ a questo punto tuttavia che sorge l’ambiguità e la contradditorietà di D’Annunzio. Le tre fanciulle sono malate di solitudine e Claudio stesso è incapace di fare una scelta definitiva tra di loro.

Egli esce dunque sconfitto. Di fronte al degrado dell’epoca contemporanea agli spiriti eletti non rimane dunque che attendere la morte o rifugiarsi nella pazzia.

Il culmine del romanzo superomistico è tuttavia Il fuoco, pubblicato nel 1900. Stelio Effrena, il protagonista, è un brillante intellettuale innamorato di Foscarina, attrice famosa. Sullo sfondo c’ è una Venezia decadente, città tanto amata da Wagner che vi compose il Tristano e Isotta. Foscarina viene presa tuttavia dalla gelosia per la giovane e bella attrice Donatella di cui Effrena si è innamorato. Rinunciando in seguito al suo amore per il giovane, Foscarina lo aiuterà a raggiungere la gloria in nome dell’ arte. Stelio partecipa infine al funerale di Wagner ricevendone l’ eredità ideale. Il fuoco, rappresenta invero il punto più alto dell’ ottimismo creativo di D’ Annunzio. Per questo il protagonista è l’ unico superuomo costruito dallo scrittore che non fallisca.

La morale superumana è presente anche nella tragedia in versi di D’Annunzio, La nave. Su uno sfondo storico com’è la fondazione di Venezia, tale motivo è presente sia nel protagonista Marco Gratico che nella sua antagonista Basiliola Faledra che decide di vendicarsi di Marco che le ha accecato il padre. La donna è emblema di una femminilità spregiudicata e perfida. Ella infatti attrae a sè l’ uomo odiato e suo fratello, il vescovo Sergio, aizzando così l’ uno contro l’ altro. Nella lotta fratricida Sergio muore. Marco parte poi alla conquista della gloria sui mari. Nella tragedia sono presenti  gli elementi caratteristici delle opere dannunziane: lussuria, sangue, violenza, la celebrazione della missione navale di Marco che troverà larga rispondenza nell’ Italia del tempo che parlava già di imperialismo e di espansione coloniale.

Accanto al teatro e al romanzo, il mito superomistico è presente anche nella poesia di D’Annunzio. Nelle intenzioni dello scrittore, Le Laudi avrebbero dovuto riassumere tutti i motivi tipici del superuomo: il mito, la gioia della natura, la gloria dell’ eroe moderno. In Maia è presente la visione filosofica e morale della concezione superomistica. In Elettra il tema superomistico acquista il carattere civile e politico attraverso la rievocazione della grandezza dell’ Italia antica destinata ad assumere un ruolo decisivo nel futuro dell’ umanità. Col romanzo Forse che sì forse che no si conclude una lunga fase creativa dello scrittore. Comincia poi un’ altra fase in cui il superomismo si traduce in azione. Egli assume pertanto il ruolo del nazionalista e dell’ oratore. Allo scoppio della prima guerra mondiale D’Annunzio si batte affinchè l’ Italia scenda a fianco della Francia contro le potenze barbariche dell’ Europa centrale. Ambisce altresì a compiere azioni che suscitino ammirazione. Combatte sul Carso, partecipa a imprese navali, si dedica all’ aviazione compiendo il leggendario volo su Vienna.

A conclusione del nostro discorso possiamo affermare che attraverso questi gesti eclatanti lo scrittore incarnerà pienamente la figura del superuomo che tante volte aveva rappresentato nelle sue opere.