
A Ragusa al Teatro 2000 la Commedia “Chi è io?”: soggetto e oggetto di conoscenza nella ricerca del sè
Articolo a cura di Angela Di Salvo
RAGUSA – Venerdì 22 novembre 2024 arriva il secondo appuntamento della stagione teatrale del Duemila di Ragusa. “Chi è io”? è una commedia brillante, a tratti anche surreale, che vede protagonista il versatile attore Francesco Pannofino, attorniato da Emanuela Rossi, Eleonora Ivone e Andrea Pannofino. Autore e regista dell’opera è il bravo Angelo Longoni.
Benché abbia in apparenza un impianto di leggerezza, la commedia si snoda in una serie di dialoghi e scene che nascondono, dietro un certo intento umoristico, la volontà di far luce su un intricato e atavico mistero: la propria psiche. Risulta palese l’influenza pirandelliana nella visione contraddittoria dell’animo umano scisso irrimediabilmente fra essenza e apparenza, ma qui la modernità del nostro tempo e il ruolo preponderante della televisione rendono questa ricerca un labirinto ancora più inestricabile da cui è difficile ricavare una via certa che possa condurre alla vera scoperta di sé, oltre ogni ragionevole dubbio,
Una piece che esplora il conflitto fra mondo televisivo e realtà
Lo spettacolo pertanto si pone come uno strumento che sia in grado di esplorare il conflitto tra il fittizio mondo della televisione e la realtà spietata della vita, portata avanti nel grigiore e nella monotonia della routine di tutti i giorni. Tuttavia non è facile trovare organicità nella struttura del testo che viene concepito e rappresentato in modo frammentario ,oscillando tra le interviste, le terapie e le riflessioni del dottor Leo Mayer, un famoso psicoterapeuta con l’ambizione della scrittore che offre al suo pubblico una rappresentazione trasfigurata, ambigua e costruita della sua personalità suscitando un ampio dibattito negli spettatori.

E’ complicato in una opera teatrale riuscire a coinvolgere e a mantenerne viva l’attenzione degli astanti su tematiche profonde e impegnate quali il valore della coscienza, la scoperta della propria vera identità e il ruolo del destino nella vita degli esseri umani. Il personaggio di Leo Mayer simbolicamente rivela la sfacciata presunzione di ergersi come una guida lucida e sicura per attraversare i meandri enigmatici dell’animo il quale a tratti diventa criptico e rende difficile la rivelazione di una verità assoluta con l’obiettiva consapevolezza del valore autentico di ogni esperienza esistenziale che si è succeduta e stratificata nel corso del tempo.
Nelle recenti rappresentazioni avvenute in altri teatri l’attore Francesco Pannofino ha dimostrato spiccata padronanza tecnica e buona capacità di interpretazione del personaggio, anche se non sempre è riuscito a suscitare un’immediata connessione emotiva col pubblico. Ma,considerata la complessità del testo, il lavoro ha comunque ottenuto un buon indice di gradimento in tutti i teatri in cui è stato rappresentato.
“Chi è io?” Realtà e finzione in un connubio tra umorismo e cerebralismo
Di sicuro l’ambizioso tentativo di cercare di amalgamare le diverse sfaccettature narrative, la contrapposizione fra realtà e finzione in un connubio tra umorismo e cerebralismo, non sempre possono essere colte e apprezzate da spettatori poco avvezzi a gustare una piece teatrale così impegnativa.
Ovviamente, trattandosi di un percorso investigativo fatto da troppe domande ,non potevano esserci molte risposte. Sapere con certezza chi si è davvero appare un’impresa eccessivamente ardua per la mentre fragile, bipolare e complessa di un essere umano, persino di chi, come Mayer, ha studiato, ha scritto, ha analizzato le personalità di tanti pazienti, continuando a girare a vuoto in un mondo avvolto dall’oscurità dell’ignoto.” Chi sono io? “ alla fine non fa altro che suscitare altri interrogativi a cui ogni spettatore dovrà fornire la sua personale risposta quando il sipario sarà calato e si tornerà a casa continuando a riflettere nel silenzio della notte. In fondo Il più grande mistero della nostra vita è l’incapacità di trovare una sola risposta valida assieme al bisogno di ricercare la verità fino all’ultimo respiro. Unica consolazione forse sarà quella di riconoscere di aver saputo amare e perdonare, prima di andarsene per sempre.
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