04/10/2025
I Colori della Vita: a Ciminna la mostra dell’artista Salvatore Urso
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I Colori della Vita: a Ciminna la mostra dell’artista Salvatore Urso

Ago 21, 2024

Venerdì 30 agosto, alle ore 18:00, presso il “Polo Museale” di Ciminna, Corso Umberto I, sarà inaugurata la mostra dell’artista Salvatore Urso, dal titolo: “I Colori della Vita”. All’interno della mostra, curata da Massimiliano Reggiani, critico d’Arte e Dorotea Rizzo, giornalista, saranno esposti dipinti e sculture con un chiaro ed esplicito riferimento alla natura, presenza costante nelle opere dell’artista.  La mostra sarà visitabile tutti i giorni, fino all’8 settembre, ai seguenti orari: dalle 9:30 alle 12:30 dalle 17:00 alle 19:00. Ingresso libero.

L’ amministrazione comunale di Ciminna, sempre molto attenta al valore della cultura, ha dato spazio a “Ciminna Contemporanea” e alle iniziative della locale “Pro Loco” aprendo il Polo Museale alla pittura d’avanguardia, con la collaborazione di artisti prevalentemente siciliani. All’inaugurazione, infatti, saranno presenti figure di spicco dell’amministrazione comunale, come il sindaco Vito Filippo Barone e l’assessore alla cultura Michele Avvinti. Questo conferma l’impegno delle autorità locali nel sostenere la cultura e l’arte sul territorio.

Durante l’inaugurazione interverranno: Vito Filippo Barone, sindaco di Ciminna, Michele Avvinti, Ass. alla Cultura – Ciminna, Vito Mauro – Presidente “Pro Loco” Ciminna – APS, Dorotea Rizzo –  Curatore, Massimiliano Reggiani – Critico d’arte.  Coordina: Marianna La Barbera – Giornalista

Salvatore Urso e “I Colori della Vita”

 Salvatore Urso, in arte Ursò, nasce a Palermo il 01 marzo del 1965.Pittore, scultore poeta, inventa una nuova tecnica pittorica che utilizza il “colore ad olio secco” con cui ottiene il deposito dell’opera inedita sul tema “Il rilievismo” presso la SIAE Sez. Olaf di Roma.  Frequenta la “scuola libera del nudo” presso l’”Accademia di Belle Arti” di Palermo dal 2001 al 2002, nello stesso anno ottiene il brevetto sul “colore secco”. Vive e opera a Ciminna, piccolo borgo del Palermitano.

Ci racconti un po’ della sua vita e di come è nata la sua passione per l’Arte

Sono nato e ho vissuto a Palermo per ben ventisette anni, periodo in cui ho lavorato come capocommesso presso l’“Assemblea Regionale Siciliana”. Attualmente vivo a Ciminna. La mia passione per l’Arte è iniziata quando ero molto giovane, accostandomi in modo particolare, da autodidatta, alla tecnica del disegno. In seguito, ho frequentato la “Scuola Libera del Nudo” presso l’“Accademia di Belle Arti” di Palermo, dal 2001 al 2002, ottenendo nello stesso anno il brevetto sul “colore ad olio secco”.

In che cosa consiste la tecnica del “colore ad olio secco” nella sua pittura “Rilievista”?

Il “colore ad olio secco”, non diluito, ha una resa molto più densa e corposa rispetto a quelli normalmente utilizzati. Cosparso sul colore fresco permette di realizzare immagini in rilievo e quasi tridimensionali, dandomi la possibilità di evidenziare qualcosa che merita di essere messo in risalto.  

Quali sono i soggetti che predilige nella realizzazione delle sue opere?

Nelle mie opere mi soffermo molto sulla natura: alberi, paesaggi, animali, fiori…  che realizzo con la tecnica di cui ho parlato prima, e poco sull ’essere umano.  In realtà, non ho mai avuto una buona considerazione dell’essere umano e per questo difficilmente lo dipingo.  Non mi riferisco all’uomo come oggetto della creazione   ma come ˈessere socialeˈ in grado divorare e distruggere tutto ciò che incontra nel suo cammino. E’ proprio l’aspetto brutale dell uomo vorace e consumatore che non amo particolarmente.

Quale messaggio crede di potere offrire, attraverso le sue opere, al pubblico che le osserva?

Non ho mai avuto l’intenzione di caricare le mie opere di significati complessi e di difficile interpretazione, in quanto ritengo che un quadro debba essere contemplato per quello che rappresenta…  Il messaggio importante che cerco di trasmettere è prevalentemente un messaggio positivo di gioia, un invito alla contemplazione della natura e della vita, il bene più prezioso.  Nei miei dipinti c’è sicuramente una esortazione a guardare con occhi attenti la natura in tutte le sue forme e colori che poi si traduce in un inno alla vita e in una riflessione sulla fortuna di poterla godere, semplicemente per il fatto di esistere. I fiori, in particolare, ci rimandano a questo significato.

In che modo il pubblico riesce a percepire concretamente questo messaggio? 

Credo nella maniera gioiosa e positiva con cui cerco di trasmetterlo. Il messaggio che arriva è poi talmente reale e concreto che il pubblico, a volte, è quasi tentato di   toccare istintivamente le opere nelle parti in cui i soggetti sono messi in rilievo.

Cosa c’è di autobiografico nelle sue opere?

Qualcosa sicuramente richiama i paesaggi della mia infanzia e, poi, mi viene in mente l’opera che ho intitolato: “Stracci”, in cui è possibile che ci sia stata l’influenza di mia madre. Essendo sarta, mia madre possedeva tante stoffe colorate che, nel corso del tempo, mi sono rimaste impresse nella memoria. E’ probabile che io abbia utilizzato il colore così come faceva lei con le sue stoffe, una sorta di “tavolozza” da cui attingeva per realizzare i suoi abiti. Allo stesso modo ho fatto io con i colori dei miei quadri diventati forma, un corpo a se stante, una sorta di “stoffa” corposa e fluente.

Il critico e curatore Massimiliano Reggiani ci spiega Ursò

 “Alcune opere trasformano l’immagine in esperienza sensoriale: il ruvido avvicina, il liscio si allontana” – spiega Massimiliano Reggiani, critico d’arte  

«(…) Ursò, che nonostante la nostalgia è figlio maturo della modernità, coglie il transitorio, la bellezza inaspettata, dalla materia artificiale. I suoi petali sono polimeri, colori acrilici stesi in pellicole sottili che l’aria secca asciuga e le rende pelli cromatiche, morbide e scintillanti, intense e vivaci. Oppure vengono dalla ben più lenta evaporazione dell’olio che lascia come piccoli cristalli di pigmento puro. È la chimica che svela un lato sconosciuto ai più, che solo la sensibilità dell’Artista poteva riportare a nuova vita. Quel che resta di una colatura, lo smalto ormai staccato dall’oggetto che allegramente colorava: sono residui di tempo, disattenzioni, errori; sono per tutti semplici sbavature. Non per Ursò che le ha guardate, se ne è appropriato, le ha condotte a sistema, ne ha fatto la materia genetica del suo particolarissimo creare. I dipinti di Ursò, che possono dirsi più sculture quasi piatte che non pitture, giocano d’ombra e di rilievo, cambiano ritmo e sentimento con lo scorrere della luce, con il passare delle ore. Non sono mai identiche, non possono esserlo perché non hanno inseguito la percezione visiva ma la conoscenza, archetipica e tattile, del nostro vivere quotidiano. Alcune opere trasformano l’immagine in esperienza sensoriale: il ruvido avvicina, il liscio si allontana. Sono paesaggi vibranti di colore ma potrebbero anche essere monocromi materici. Chiunque li leggerebbe per quello che sono: sfondamenti spaziali, infiniti racchiusi in pochi millimetri di scabra profondità. Altri sono reticoli geometrici che prendono le sembianze di prati fioriti, di corolle danzanti, di farfalle o animali degli abissi, liberi in mari senza confini. In questi è il colore stesso che si fa materia da vedere, come un teatro dove – dal buio della scena – prorompe una realtà più vera. Il mondo delle idee, ma anche il mondo dei valori: quelli che per una vita hanno guidato l’Artista nella vita famigliare, nella professione, nei rapporti sociali. Una fiaba che è filosofia tradotta in forme semplici, perché tutti la possano comprendere, accettare, forse preservare e soprattutto trasmettere a chi verrà dopo di noi nella ruota infinita delle generazioni».

Dorotea Rizzo: la curatrice della mostra dei Colori della vita

Nelle opere di Salvatore Urso ci sono i colori della vita” – spiega Dorotea Rizzo, giornalista

Dorotea Rizzo curatrice della mostra

«Nulla è lasciato al caso. Nelle opere dell’artista Ursò ogni fiore, ogni paesaggio è frutto di una tecnica attenta a valorizzare e a canalizzare l’attenzione su alcune parti delle opere che sembrano uscire dallo sfondo che le incornicia. L’artista è proiettato in una continua sperimentazione che lascia ampio margine alle emozioni, libere di sprigionarsi attraverso i colori.

Espressione di sentimenti vecchi e nuovi: l’artista Ursò si fa interprete del gioco della vita che consiste in un continuo alternarsi di emozioni cariche di luce e di gioia e di altre più buie e in penombra. Fiori, animali, trazzere, scorci prevalentemente siciliani, paesaggi di antica e nuova memoria rimasti intatti negli eterni colori. Sono proprio questi “i colori della vita”, sparpagliati in un tripudio di tinte forti e corpose, in cui i pigmenti stessi diventano un tutt’uno con le forme componendo immagini serene in cui l’occhio può spaziare liberamente e saltare da un fiore all’altro, da uno scorcio all’altro, ammirando le esplosioni e il miracolo della natura. L’Artista ci invita a uscire dal nostro essere, dal nostro piccolo mondo artificiale, dalla continua tentazione che appartiene all’uomo contemporaneo di distruggere tutto ciò che appartiene al naturale. Quello di Ursò è un vero e proprio invito ad entrare nel dipinto a tre dimensioni che la tecnica del “Rilievismo” gli permette di realizzare; un invito diretto a godere dei colori della vita che, nonostante tutto, riesce ancora a parlarci e offrirci gioia e serenità.

L’orco

I dipinti di Ursò, come le opere verghiane, rappresentano una Sicilia vera e reale mai idealizzata a cui l’Artista ha aggiunto anche l’aspetto ironico: la dimensione malata dell’uomo alienato e in preda al male che diviene un omone grande e goffo. L “Orco” rappresentato dall’ Artista, infatti, è la figura allegorica della mafia, dell’uomo “d’onore” con in testa una ridicola e minuscola coppola, intento a rigurgitare gli esili fiori appena strappati dal prato. L’ Orco di Ursò ha l’aspetto rude e triste di un gigante che si crede forte mentre non è nulla di fronte alla forza prorompente della natura che lo schernisce con la disarmante semplicità dei fiori e dei colori da cui i petali stessi traggono spontaneamente vita e bellezza.

L’Artista, eclissandosi dietro i propri dipinti, esprime il linguaggio universale della forza spontanea della natura partendo proprio dalla terra di Sicilia, altrettanto amata e vissuta in prima persona dallo scrittore Verga che la descrive come terra piena di contrasti in cui la natura è ancora, per certi versi, allo stato primordiale ma dove l’uomo ha lasciato il segno.

Per Ursò è giunto il momento di lasciare parlare i colori della vita, la natura stessa. Ora è il momento di viverla nelle sue forme solide e concrete, nel colore indurito che la rende espressiva   e palpabile. L’uomo, che Ursò non ama rappresentare, deve solo fermarsi a osservarla e ammirarla in tutto il suo splendore».  

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