
Giovanni Pascoli, tra Decadentismo e Simbolismo
Articolo a cura di Lydia Salmeri

Giovanni Pascoli è una delle figure più rappresentative del Decadentismo italiano e riflette alcune tendenze tipiche di quello europeo come la fuga dalla realtà e la concezione della poesia come strumento di conoscenza. Il poeta avvertì profondamente la crisi delle certezze positivistiche e le tensioni sociali del suo tempo e trovò nella memoria un rifugio consolatorio. Dalla produzione pascoliana derivò un deciso rinnovamento della poesia italiana a cui guardarono i poeti delle generazioni successive. La fuga dalla realtà che come detto prima è una delle caratteristiche della poetica simbolista europea, si traduce in Pascoli in una evasione e in una regressione nel mondo dell’ infanzia.
Da ciò derivano i temi e i simboli ricorrenti nei componimenti pascoliani che si riportano alle dolorose esperienze vissute nell’ infanzia; immagini come il “nido”, “ la casa”, “ la nebbia”, sono tutti elementi legati ad un mondo ricco di affetti familiari in grado di offrirgli un riparo dal caos e dalla violenza del mondo esterno e della società. Essendo imminente lo scoppio della prima guerra mondiale, il poeta cerca attraverso la memoria e il mondo agreste dell’infanzia, una gioia e un sollievo. Nasce per questa ragione la poetica del “fanciullino” secondo la quale in tutti gli individui è presente un sentimento poetico che si manifesta soprattutto nell’ età infantile e che nell’ età adulta si affievolisce.
Il poeta è colui che riesce a mantenere viva dentro di sè la voce del “ fanciullino”.

Egli, secondo Pascoli, riesce a scoprire la poesia nelle cose stesse, in quelle grandi come in quelle piccole e semplici. La poesia finisce con l’ assumere un carattere intuitivo e si costruisce attraverso l’analogia che porta ad accostare immagini che all’ apparenza sono distanti tra di loro ma che in realtà hanno delle somiglianze o affinità. Questi accostamenti hanno un valore conoscitivo e rivelano la verità sul senso dell’ esistenza umana. Tale visione della poesia che è presente nel saggio pascoliano de Il fanciullino, si rivela talora ambivalente; i critici inoltre hanno da sempre sottolineato il carattere tormentato e oscuro della produzione pascoliana che ruota soprattutto intorno a due aspetti come l’ eros e la morte che sono frequenti, come avremo modo di vedere, nelle poesie di Pascoli. Queste caratteristiche lo rendono uno dei più grandi esponenti del Decadentismo e un precursore delle avanguardie novecentesche. Il nostro compito nel corso dello scritto, sarà appunto quello di cogliere il significato simbolico presente nelle poesie pascoliane che crea un’ atmosfera indefinita e suggestiva.
Una delle poesie in cui è presente la rappresentazione evanescente e metaforica della realtà è Il lampo. La poesia si apre con un verso isolato che ne mette in risalto il tema di fondo: il lampo nel pieno della tempesta notturna che rivela all’ occhio dell’osservatore la realtà nascosta, ovvero ciò che l’ oscurità della tempesta sembra sottrarre alla percezione. Il significato allegorico del testo si coglie attraverso termini come “ cielo e terra”, simboleggianti l’uno la dimensione spirituale e l’altro quella materiale dell’ esistenza. Accanto all’ immagine della natura tempestosa si pone quella della casa bianca che il lampo svela per un istante; essa potrebbe rappresentare il “nido” dell’ infanzia ormai per sempre abbandonato. Se però tentiamo di cogliere il significato profondo dell’ispirazione pascoliana, vediamo che la poesia esprime lo stato d’animo di timore e incertezza in cui si trova il poeta, per cui l’ immagine della notte nera e del lampo che rivela tutto questo, diventa metafora della vita, del suo mistero, della sua violenza, mentre la casa simboleggia il “ nido familiare” come unico baluardo contro l’ incombere del male e del dolore.

La nebbia è un elemento costante nella poesia di Pascoli come nella poesia “Nella nebbia”. Si tratta di un elemento del paesaggio a lui familiare che assume un valore simbolico creando un’ atmosfera irreale, attraversata da apparizioni e gridi sinistri. Qui il poeta apre il suo sguardo sull’ esterno, sulla valle, e tutto è come indistinto, appianato. Sente appena qualche rumore: gli uccelli, un cane che si lamenta, un misterioso rumore di passi. Vede un’ombra incerta, qualcuno che cammina portando sul “ capo un largo fascio”; forse è una figura che rappresenta l’ uomo nel suo andare errante per la vita. Se di simbolismo è opportuno parlare all’interno della poesia pascoliana, non potremo prescindere dal parlare de Il gelsomino notturno dove Pascoli descrive con molta delicatezza il concepimento di un bambino. Il fiore su menzionato allude metaforicamente all’ atto sessuale che nello stesso momento ha avuto luogo all’ interno della casa. Il fiore fecondato grazie alle farfalle notturne che ne trasportano il polline è metafora della donna resa madre dal marito.
La descrizione presente nella poesia procede secondo una tecnica tipicamente impressionistica e simbolista che ama accostare particolari diversi. Il poeta instaura infatti una serie di corrispondenze tra il mondo naturale e il mondo umano ( La casa bisbiglia; l’ ape sussurra; l’ odore passa col vento). Si crea in questo modo una perfetta corrispondenza tra mondo vegetale, mondo animale e mondo umano. Nel componimento sono altresì presenti due temi apparentemente contrastanti: il ricordo dei morti e il sorgere di una nuova vita. La continuità fra le due condizioni è del resto un sentimento che affiora in molte altre poesie di Pascoli dove il rinnovarsi della vita è colto dal poeta nel ripetersi ciclico dei fenomeni naturali e nel loro incessante morire e rinascere.
Nella celebre poesia X agosto, Pascoli prende spunto dal doloroso ricordo della morte del padre ma ne fa il simbolo del dolore universale e dell’ ingiustizia che caratterizza la vita degli uomini. Il titolo di questa poesia riporta come sappiamo al giorno in cui fu assassinato il padre del poeta. Prima di richiamare alla mente questo dolore personale, egli però racconta di un’ altra morte assurda, quella di una rondine uccisa mentre tornava al nido dai suoi piccoli. In tal modo il dolore individuale diventa dolore collettivo di fronte al quale il Cielo “ infinito, immortale, “, piange sconsolato. Questo cielo piange ma resta lontano e le stelle non riescono a illuminare “ quest’ atomo opaco del Male”. Tra la dimensione terrena e quella trascendente, c’è infatti una distanza incolmabile.

Nell’ altrettanta famosa poesia Lavandare, riaffiora il simbolismo pascoliano. E’ presente nel componimento la solitudine esistenziale che emerge da un piccolo quadro campestre dove le cose e i sentimenti sono accomunati dalla legge dell’ analogia universale. La descrizione di un quadro di campagna crea un’ atmosfera malinconica e nostalgica. La poesia tuttavia anche se descritta attraverso particolari realistici, non ci propone uno scenario di tipo naturalistico. L’ immagine dell’ aratro avvolto dalla nebbia, il rumore e il canto delle lavandaie che parlano di una donna abbandonata dal proprio innamorato, simboleggiano infatti la stessa condizione di sconforto e di solitudine dell’ uomo.
Pascoli e Leopardi due anime a confronto
Da quanto finora detto, è possibile dedurre che anche le descrizioni più precise e realistiche assumono nella poesia del nostro autore un valore allusivo come risulta evidente dalla costante presenza di alcune immagini che risalgono all’ infanzia del poeta e che esprimono il desiderio di un mondo chiuso, pieno di affetti e armonia. A conclusione della nostra breve rassegna delle poesie pascoliane in cui è evidente il carattere analogico e simbolico dei testi, ci è gradito riportarci alla poesia La mia sera in cui viene descritta la calma e la quiete che a sera sopraggiungono dopo un giorno di tempesta. Tale rappresentazione paesaggistica richiama alla mente la celebre poesia leopardiana intitolata La quiete dopo la tempesta. Pascoli infatti sottolinea la contrapposizione tra il giorno e la sera, l’ uno pieno di lampi e di scoppi, l’ altra serena e tranquilla, già proiettata verso una notte stellata. Il nostro autore tuttavia diversamente da Leopardi, attribuisce alla situazione un valore simbolico e soggettivo in quanto il giorno tempestoso rappresenta la vita con i suoi impegni e le sue difficoltà, da cui egli può ritirarsi alla sera osservando le cose con distacco.

Il poeta è l’unica presenza umana della poesia ma è circondato da numerose presenze naturali ma tutte ugualmente umanizzate. La natura è qui rappresentata diversamente dalle altre poesie, non come una presenza inquietante e misteriosa ma rassicurante e amica; essa infatti consente al poeta di attuare il meccanismo psicologico della regressione nell’ infanzia che è presente nell’ ultima strofa. La mia sera è una delle poesie nelle quali appare con maggiore evidenza l’ applicazione coerente delle concezioni poetichepresenti ne Il fanciullino. Qui l’ autore aveva espresso l’ idea della necessità di un ascolto ingenuo del proprio animo e la necessità di una specie di regressione del sentire. Possiamo concludere dicendo che per Pascoli la poesia è mezzo di conoscenza del reale ma rivela anche la sua utilità morale e sociale in quanto risveglia il sentimento poetico comune a tutti gli uomini e dà nuovo significato al valore della fratellanza.