04/10/2025
La rappresentazione dell’ infinito negli artisti tra l’ Ottocento e il Novecento
Rubriche Sentieri tra Logos e Parole

La rappresentazione dell’ infinito negli artisti tra l’ Ottocento e il Novecento

Mar 21, 2025

Articolo a cura di Lydia Salmeri

Scopo del presente articolo è quello di cogliere le varie modalità espressive con cui nel corso del tempo è stato rappresentato il tema dell’ infinito non solo nella letteratura dell’ Ottocento ma anche nelle arti figurative e pittoriche del Novecento che hanno avuto artisti estrosi e geniali. Durante l’ Ottocento la poesia trova il suo modo di esprimersi attraverso la tendenza simbolistica e individualistica che è tipica del Romanticismo.

Il valore del testo poetico non consiste più nella sua bellezza o nel piacere che esso determina ma nella sua funzione conoscitiva che lo rende simile alla filosofia. Per rivelare l’ arcano e attingere all’ Infinito, i poeti romantici sostengono che la poesia deve liberarsi da ogni regola e divenire la libera espressione della capacità creatrice del genio, cioè dell’ artista che prova sensazioni fuori dall’ ordinario e più intense delle persone comuni. In Germania in particolare si afferma la poetica del simbolismo che tende ad attribuire alle cose o alle immagini un significato superiore e universale che non è comprensibile soltanto per via razionale.

Friedrich Holderin

Il maggiore interprete di questa concezione poetica è il poeta romantico tedesco Friedrich Holderlin per il quale l’ ispirazione poetica è un dono concesso all’uomo dalla divinità. E’ invero una sorta di rapimento mistico, quasi un “ fuoco ” che consente al poeta di indicare agli altri uomini la via per  recuperare l’ armonia con la natura per sempre perduta. Così nella poesia L’ addio in cui il poeta parla della sua separazione da Diotima, la donna amata, il distacco assume un valore simbolico in quanto l’ allontanamento non avviene soltanto tra il poeta e l’ amata ma tra il poeta e il mondo stesso. Nel componimento Holderlin tuttavia  mette in dubbio il reale desiderio di separarsi dei due amanti in quanto afferma che un “dio” come una forza straordinaria e misteriosa alla quale è impossibile sfuggire, agisce  dentro gli inamorati implacabilmente. In altri testi come Dei andavano un tempo, il poeta descrive l’amore come un’ esperienza di elevazione al di là della mediocrità della vita quotidiana. Si tratta quasi di un sentimento religioso che si attua come desiderio di fuga verso la civiltà classica allorchè l’ umanità viveva in comunione con gli dei. L’amore è dunque un evento “eccezionale” che consente di ritrovare almeno per un istante la gioia e la serenità per sempre perdute.

Giacomo Leopardi

Nell’ altrettanto celebre idillio L’infinito di Giacomo Leopardi, l’ idea dell’ Infinito si attua in forma del tutto originale. Sentimenti e riflessioni si fondono in modo esemplare. L’ Infinito non nasce da un’ emozione immediata ma dall’ esclusione di un elemento reale com’ è  la siepe. Questo dato di fatto porta ad un processo conoscitivo con cui il poeta va al di là della ragione senza che egli tuttavia giunga all’ abbandono mistico. Nel suo rapporto con l’ immensità Leopardi esprime il suo desiderio di assoluto di fronte al limite umano. L’ esperienza dell’ Infinito come spazio interminato e quiete profondissima non esclude tuttavia la percezione della realtà presente alla quale attraverso ” la paura”, la “ voce del vento”, il “ suono” il poeta resta fermamente ancorato. Sfuggendo ai limiti imposti dallo spazio  e dal tempo egli tenta di superare la frattura tra l’ io e la natura che i romantici sentivano così fortemente. Andando verso l’ Infinito Leopardi come detto prima, non giunge tuttavia all’ annullamento mistico-religioso. Si tratta solo di un’ ascesi  che coinvolge tutti i sensi  e soprattutto è un’ esperienza della mente e dell’ immaginazione che i versi finali mettono ben in evidenza: “E Il naufragar m’ è dolce in questo mare.” Di fronte a un evento così singolare il poeta riesce a superare il limite umano  e a “percepire” il suo Infinito.

Il sentimento dell’ Infinito è presente anche nel poeta napoletano Alessandro Poerio che fu grande amico di Giacomo Leopardi. Egli è stato un patriota che morì a Venezia nel 1848 a seguito delle ferite riportate nello scontro contro gli Austriaci. Poerio appartenne alla seconda generazione dei poeti romantici italiani. La sua visione romantica della vita nasce dal contrasto tra il reale e l’ ideale, tra l’aspirazione dell’ individuo all’ infinito e all’ assoluto e la realtà effimera e contingente. E’ presente invero in lui un anelito costante verso gli ideali più alti di fede, verità, bellezza. Molto forte fu in lui anche il sentimento nazionale di fronte alla patria oppressa e alla giustizia infranta. Anche nei momenti di crisi non manca tuttavia nel poeta lo slancio verso l’ infinito che egli vide coincidere con la fede in un Dio trascendente che orienta tutte le azioni degli uomini. In questo suo protendersi verso l’ assoluto Poerio superava i conflitti presenti dentro il suo animo inquieto e romantico. La natura è sovente “ consolatrice”. Così nella poesia Una stella, di fronte alla bellezza e all’ immensità del cielo stellato il poeta trova consolazione in una natura attraverso la quale egli stempera il dolore e l’ angoscia che la constazione del limite umano suscita in lui. Talora come nella poesia “ Malinconia” in Poerio la contemplazione della vastità del mare e del paesaggio fa riaffiorare i ricordi del passato avvolti in un’ atmosfera di sogno e di lontananza. Il rievocare tuttavia attraverso la memoria la bellezza e l’ incanto di un mondo per sempre perduto, acuisce in lui il senso dell’ umana fragilità e del finire di tutte le cose.

Voltolino Fontani

Il contrasto tra finito e Infinito è presente anche nelle opere del pittore livornese Voltolino Fontani. Egli fu il fondatore dell’ avanguardia artistica dell’ Eaismo il cui manifesto egli firmò nel 1948 . Fontani fu artista originale e innovativo . Attraverso i soggetti da lui rappresentati  è riuscito a esprimere l’ angoscia dell’uomo contemporaneo di fronte agli interrogativi esistenziali ai quali egli non sa dare risposta. E’ presente in lui il conflitto interiore che lo tiene sospeso tra la terra e il cielo, tra un’ ansia metafisica che si evince dalle sue opere e un legame con il mondo materiale, in un dualismo costante che non riesce a superare. Questa conflittualità irrisolta verrà espressa dal pittore livornese attraverso la rappresentazione simbolica che è presente nelle sue opere. Nei suoi quadri è presente altresì una predisposizione verso l’ immaginario e il surreale, ovvero verso una dimensione onirica che egli realizza  attraverso un sapiente accostamento di colori in cui le forme rappresentate sono espressione della vita intima e spirituale dell’ artista. E’ possibile cogliere tali caratteristiche nel quadro Natura onirica presentato nel concorso internazionale di pittura svoltosi a Milano nel 1975. Il carattere surreale proprio dei dipinti di Voltolino Fontani è presente anche nell’ opera del 1938, Il tristo e la fanciulla pallida in cui la fanciulla viene rappresentata come uno spirito puro vestito di bianco trasparente ma con il fuoco acceso nella mano che è simbolo di saggezza. In diversi scritti Fontani ha espresso le sue idee sull’ arte, la musica, la scrittura verso cui l’ artista inclina come testimoniano i numerosi racconti e le liriche da lui composti. Personalità poliedrica dunque e vastità di interessi  fanno di Voltolino Fontani un personaggio “ sui generis” all’ interno del patrimonio artistico e culturale della Livorno del suo tempo.

Yayoi Kusama

A conclusione della nostra indagine sugli artisti che tra Ottocento e Novecento hanno rappresentato il loro modo di accostarsi all’ Infinito, non potevamo evitare di parlare di una singolare artista giapponese del Novecento che attraverso le sue “ bizzarre” ma straordinarie maniere di descrivere l’infinito, si è imposta ormai da decenni all’ attenzione di importanti personalità del mondo della critica e di un pubblico sempre più entusiasta delle sue opere. Intendiamo riferirci alla pittrice giapponese Yayoi Kusama nata a Matsumoto nel 1929. Infinity Nets ( infinite reti nere) è  il procedimento attraverso il quale Kusama dipinge una rete bianca formata da un’ infinità di particelle prive di struttura che simboleggiano le sue tensioni interne. Attraverso queste particelle quantiche l’artista tenta di cogliere l’ infinito spaziale e di percepirlo dal suo punto di vista. E’ come se Kusama raggiungesse la condizione dell’ annullamento di se stessa sottraendosi al fluire del tempo. La sua rappresentazione dell’ infinito è presente in una famosa opera: “ Infinity Mirror Room” in cui grazie ad un ambiente di riflessione speculare, attraverso l’ effetto caleidoscopico degli specchi, il corpo umano viene frammentato e riprodotto un numero infinito di volte. Singolare è anche la riproduzione nelle sue opere di miriadi di pois multicolori che appare come l’ espressione dei dei suoi conflitti interiori ed emotivi. Nel 2023 a Parigi è apparsa una gigantesca scultura dell’ artista in stile art deco, dipinta con i pois multicolori della pittrice. Possiamo per le ragioni dette inserire la sua arte all’ interno di un espressionismo astratto caratterizzato da questa tecnica dei pois.