
Luci di Sicilia, ombre di storia
Racconto di Lorenza Di Liberto
Adoro visitare i borghi e gli angoli suggestivi di questa mia terra. Tanta dignità, umiltà, semplicità, verità, intelligenza, storia e cultura millenaria caratterizzano questa mia terra che amo al di là degli ingiustificabili tabù che vengono narrati.

Il mio cuore è rimasto attaccato ai Borghi dispersi tra i monti, perché hanno mantenuto la loro identità, il loro corpo ha attraversato secoli di storia, mantenendosi puro e senza alterazioni, e camminando in quelle strade lastricate di voci e vecchi racconti, mi ritrovo proiettata in mondi che certamente non mi sono appartenuti e sono lontani dal mio vivere odierno, ma laggiù ho conosciuto tanti anziani e pochi giovani, dai primi ho raccolto le verità del passato, dagli altri la speranza di un altro domani, un domani migliore dell’oggi.

Il fascino dei racconti dei vecchi mi hanno emozionato sempre e ne ho conservato l’intensità e la verità in fondo al cuore, come ho conservato l’emozione provata nel vedere una lacrima scendere dagli occhi “ru zu Turiddu” uno degli anziani conosciuti che con la sua venerabile età, 98 anni, riusciva a trasportare nel tempo sensazioni e vita racchiusi in quelle mille rughe, che disegnavano quel volto smagrito dagli anni ma illuminato dall’azzurro dei suoi occhi, che risplendevano ogni qualvolta raccontava il suo passato.
Al mattino presto, lo trovavamo seduto sull’uscio di casa, nel suo banchetto impagliato e ormai scolorito, con la sua coppola abbassata a coprire la fronte, con una camicia in flanella a quadri, un giorno blu e l’altro rossa, che indossava sempre su di un pantalone in velluto nero, e due bretelle larghe li tenevano fermi al corpo, un gilet, anch’esso in velluto nero, sbottonato, concludeva la sua mise. Riusciva a leggere ancora senza occhiali, e attendeva con trepidazione il giornale del mattino e nella sua lettura trascorreva l’intera mattinata .
Quando passavamo mi chinavo a dargli un bacio e gli dicevo: -come sta il mio amore vecchierello.
Mi rispondeva sempre con un sorriso e mi diceva:- ormai sono stanco di vita, attendo il mio meritato riposo.
Stava da solo, la moglie era morta anni prima, aveva solo un figlio emigrato al nord che comunque tornava in estate sempre, ma in paese ancora vivevano i figli di un fratello che si prendevano cura di lui. Vederlo al mattino mi dava gioia e dopo essere andata al bar a prendergli cappuccino e brioche, mi accomodavo, con in mano il mio caffè nero bollente, sul gradino accanto a lui, scrutavo il suo volto e mentre lentamente gustava la sua brioche, le sue rughe si aprivano come per accogliere una carezza ed i suoi occhi si chiudevano quando accennava un sorriso. Quanta bellezza emanava quel volto quando le sue mani, bruciate dal sole e con la pelle ormai staccata dalle ossa, stringevano ancora con forza la mia per dirmi grazie.
Ma il grazie ero sempre io a dirlo, per tutto quel buon passato che mi faceva rivivere con i suoi racconti, sarei rimasta lì, ancora e ancora, ad ascoltare quel parlare cadenzato e lento in lingua sicula, contenente ormai vocaboli desueti e dimenticati e di cui chiedevo il significato a lui che rideva di cuore alla mia richiesta.
E lui non poteva non essere il cittadino più festeggiato di questo guscio magico, Montalbano Elicona, ideale punto di incontro di tradizioni spirituali e culturali differenti, come il cristianesimo, l’alchimia ermetica ed il Templarismo, il cui simbolo, La Rosa ad otto petali, è presente in due chiese locali, la chiesa di Santa Caterina ed in quella dedicata allo Spirito santo. Montalbano Elicona, con le sue inquietanti presenze di pietra, che lo hanno reso luogo mistico e meta per intellettuali, filosofi e guerrieri templari, vissuti alla corte di Federico III d’Aragona che qui edificò un castello, facendone suo luogo di villeggiatura. È luogo famoso anche per l’osservazione delle stelle e questa esperienza che si fa dal pianoro è unica ed indimenticabile.

Le stelle sono così numerose e così vicine che puoi respirarne magicamente la polvere, ed a ridosso delle notte di S. Lorenzo è visibile in tutto il suo splendore la via Lattea, visione unica nel suo genere, sicuramente un’esperienza da non perdere. Ed anche in questi luoghi si svolge il “Montalbano Mistico fest” rassegna nata per preservare le diverse espressioni della spiritualità nel rispetto di ogni fede e di ogni tradizione, riuscendo a mescolare tempo arcaico, ancora presente, e tempo contemporaneo, anche se questo borgo è di per se una continua celebrazione della bellezza naturale, che riporta l’esperienza del viaggio ad una dimensione personale ed interiore in un tutt’uno con questa natura mitica e mistica. Certi luoghi, e la mia Sicilia ne è piena, posseggono una strana e magica essenza, hanno il potere di rubarti l’anima e li restano, e certo non sarà facile scordare questi volti, e poi i profumi inebrianti di una primavera con i suoi colori nitidi, i sorrisi liberi e gli spazi eterei dove puoi tuffarti e perderti, la musica ed il canto della natura con i suoi fruscii ed i suoi silenzi che ti accompagna ad ogni passo. In questi luoghi mi sono sentita eterna… sono riuscita a percepire il calore di una carezza sincera che arrivava in fondo al cuore, anche il brivido per un abbraccio è riuscito a solleticarmi e mi sono persa in uno sguardo, ed una piccola gioia inaspettata mi ha fatto sobbalzare, qui ho ritrovato il piacere di commuovermi per piccoli gesti che nel nostro quotidiano reputiamo insignificanti e scontati, ma qui ti accorgi che scontati non sono, anzi sono il sale della vita.

Dai giovani ho raccolto la speranza di un futuro migliore, possediamo ricchezze e cultura e bellezze naturali da riempire il mondo intero, ne siamo consapevoli? O siamo ciechi abbastanza da non vedere, da non considerarle così importanti, abituandoci fin da piccoli a viverle inconsapevolmente. L’amore per questa terra nasce con noi, io la considero MADRE, la prima madre. A scuola dovrebbe essere presente nei libri di testo insieme all’alfabeto, ogni regione dovrebbe mettere come materia la storia e la geografia del proprio territorio, solo così si potrebbe avere contezza di ciò che possediamo e da questo poter trarre suggerimenti per aprire nuovi indirizzi di culto e di vita.
La cultura millenaria che possediamo è una grande fonte di ricchezza. Sole e ricordi di sorrisi veritieri e sinceri, questo mi porterò di te madre terra mia e di te popolo mio, amante del sole e del mare e di verità nascoste in leggende e miti, ed in quell’elargire spontaneo di affetto e di accoglienza ineguagliabile.
Cosa ci rende così unici? Me lo chiedo, sarà il colore del nostro cielo eternamente azzurro, o l’aria tiepida dei nostri inverni o le primavere profumate di zagara e di gelsomino, profumi solo siciliani, o saranno quelle estati infinite ricche del canto ritmato dei grilli o il verde del nostro mare che diviene blu in lontananza, o il cantilenare dei nostri pescatori ricurvi a cucire le reti che sanno di mare, di sole e di buon sudore.
Notti ri luci china, fermalu stu tempu, tincilu ri argentu, inchilu ri amuri, ri stiddi e inchi tutti li cori ri paci