
“Memorie di Polistirolo” di Emilio Noaro: un viaggio onirico tra identità, amore e follia
“Memorie di polistirolo” racconta la storia di un uomo senza nome, in continua corsa contro il tempo, alla ricerca di un’identità che gli sfugge e di dare un senso alla propria esistenza, il tempo che viene rappresentato dalla sabbia che scorre inesorabilmente, fa da sfondo simbolico a questo viaggio interiore. In questa ricerca del protagonista però c’è un unico punto fermo: Ottavia, l’amore della sua vita. La loro relazione è intensa e travagliata segnata da continue separazioni e ritorni. Più volte il loro amore, che si presenta sempre in forme diverse, viene messo alla prova, a conferma che nessuno potrà mai prendere il posto dell’altro. La loro passione è talmente forte che permette loro di riconoscersi anche quando le loro identità fisiche e psicologiche sembrano, o meglio, sono mutate. Ma chi è Ottavia, sarà il lettore a scoprirlo. Perché sarà solo immergendosi nelle pagine e dunque nella mente di quest’uomo dalle mille personalità, che si riuscirà alla fine a dare un’identità a questa donna.
Memorie di Polistirolo: un romanzo che esplora la ricerca del sè
In Memorie di Polistirolo si incontrano personaggi surreali, rappresentazioni vere delle paure, incertezze e aspirazioni che Emilio Noaro rende proprie del protagonista, ma che in realtà poi ci si accorge essere un denominatore comune dell’umanità intera, governata. come il protagonista. da quella che potrebbe essere definita una “sana follia” della ricerca dell’Io. Unico legame saldo, insieme al figlio che deve ancora nascere e al ricordo del padre scomparso, è Ottavia. Questi tre elementi guidano questo ragazzo, poi diventato uomo, nel suo viaggio onirico e a tratti kafkiano.
Gli eventi si susseguono senza una chiara linearità temporale, come ricordi che si sovrappongono in un labirinto di memorie. La narrazione si muove in una dimensione frammentata e in alcuni passi si tocca il limite della follia, esplorando un universo di immagini distorte, riflessi di una realtà sfaccettata e inafferrabile. Il finale è sorprendente e si tinge di metanarrazione: Ottavia, insoddisfatta del suo ruolo nella storia, esce dalla trama e si confronta con l’autore, cercando una giustificazione per il proprio destino.
Memorie di polistirolo si rivela così una profonda riflessione sull’identità, sull’amore e sulla ricerca del significato dell’esistenza, arricchita da un velo di ironia e da un costante senso di spaesamento.
Questo, è un lavoro dove vengono affrontati temi complessi come l’identità, la ricerca del senso dell’esistenza e la fragilità della mente umana. Emilio Noaro, fa sì che sia lo stesso protagonista, affetto da una malattia psichiatrica grave, a narrare la sua storia, ci troviamo così di fronte a una trama che oscilla tra la realtà e una dimensione allucinata. Questo fa sì che il lettore si immerga in un universo ambivalente, dove ogni elemento è in perenne trasformazione e il confine tra realtà e follia è labile.
La continua separazione e riconciliazione con Ottavia, una figura centrale nella sua vita, suggerisce l’impossibilità di trovare un appiglio stabile in un mondo che sembra sfuggire di mano, come il suo stesso equilibrio mentale. L’elemento di distorsione che emerge, tra la realtà e l’immaginario conduce chi legge dentro il viaggio psichedelico che rispecchia la confusione interiore dell’individuo.
La psicologia del protagonista sembra ispirata ad un tipo di “schizofrenia narrativa“, in cui i pensieri sono frammentati, le emozioni oscillano tra opposti estremi e la realtà è continuamente distorta. Tuttavia, il romanzo non si limita a rimanere nella mera descrizione della malattia mentale, ma si addentra nei suoi risvolti più esistenziali e metafisici, interrogandosi su cosa significa davvero esistere.
Memorie di polistirolo si inserisce in una tradizione letteraria che esplora le complessità della mente umana, come Il lupo della steppa di Hermann Hesse, con il quale condivide il tema della crisi esistenziale e dell’esplorazione interiori. Entrambi i protagonisti vivono una distorsione della realtà, tra sogno e psiche, affrontando l’isolamento e il conflitto con il mondo esterno. Come Harry Haller, in Il lupo nella steppa così il protagonista di Memorie di polistirolo, porta il lettore a una riflessione sull’esistenza e sulla mente umana. Ambedue i testi sono esperienze filosofiche che spingono chi legge a interrogarsi sul senso della propria esistenza e sui meccanismi della mente.
Memorie di Polistirolo: amore, psiche in una ricerca esistenziale senza tempo
In Memorie di polistirolo, Emilio Noaro adotta un ritmo narrativo rapido e avvolgente, che rende il racconto fin da subito accattivante, con una narrazione autodiegetica che offre un punto di vista interno e immersivo. Questa scelta di focalizzazione consente al lettore di esplorare la trama attraverso gli occhi del narratore, immergendosi in un flusso di pensieri e ricordi che danno vita a una struttura frammentata ma intensa.
La narrazione si sviluppa mediante una serie di flashforward e flashback che arricchiscono il testo di dinamismo e suspence. Il racconto è quindi costruito su un’alternanza di prolessi e analessi, in cui momenti futuri e ricordi passati si intrecciano in una struttura non lineare. Questo gioco temporale coinvolge profondamente il lettore, mantenendo alta la tensione narrativa e stimolando la curiosità per i dettagli che il protagonista gradualmente rivela. L’alternanza temporale è ulteriormente sottolineata dalla scelta stilistica di differenziare visivamente i capitoli, con cambiamenti di font che riflettono i diversi stati d’animo del protagonista: grassetto e corsivo indicano rispettivamente i momenti di “realtà” e “percezione” come sono intesi e vissuti dal protagonista.
Noaro ricorre al monologo interiore per dare voce ai pensieri più profondi e intimi del protagonista, una tecnica che permette al lettore di accedere alla sua psiche in modo diretto. In questo flusso di coscienza, passato, presente e futuro si intrecciano in una narrazione fluida e senza filtri. La mente del soggetto appare così come un dialogo continuo con se stesso, un’autoanalisi che è profondamente rivelatrice della sua complessità interiore.
Consigliato a chi: ama il racconto introspettivo; per chi cerca una narrativa innovativa e carica di intensità; a coloro che amano interrogarsi sull’identità, sul tempo e sulla natura dei ricordi.
L’Autore
Emilio Noaro abita a Padova, scrittore per passione. Nella vita si occupa di accoglienza di giovani, adulti e anziani privi di validi riferimenti familiari e a forte rischio di marginalità. Nel tempo libero, oltre a scrivere ama correre sugli argini. Nel 2019. Per la Leonida edizioni. Ha pubblicato il romanzo: Fuori rotta.
Memorie di Polistirolo; Emilio Noaro; Leonida Edizioni (2024); pag. 208