ad Anna Maria Maiolino e Nil Yalter
La Giuria della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, composta da Julia Bryan-Wilson (presidente) curatrice americana e professoressa alla Columbia University, Alia Swastika curatrice e scrittrice indonesiana, Chika Okeke-Agulu curatore e critico d’arte nigeriano, Elena Crippa, curatrice italiana e María Inés Rodríguez curatrice franco-colombiana ha attribuito i premi ufficiali della Manifestazione.
Durante la cerimonia di premiazione sabato 20 aprile 2024 a Ca’ Giustinian, su proposta del Curatore della 60. Esposizione, Adriano Pedrosa, il Leone d’Oro alla carriera è stato attribuito all’artista brasiliana (italiana di nascita) Anna Maria Maiolino e all’artista turca (residente a Parigi) Nil Yalter.
Adriano Pedrosa ha sottolineato l’importanza di questa decisione nel contesto della Mostra, che si concentra sugli artisti che hanno viaggiato tra Nord e Sud, Europa e altri paesi. Ha selezionato due artiste migranti che rappresentano lo spirito di “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere“: Anna Maria Maiolino (Scalea, Italia, 1942; vive a San Paolo, Brasile), che è emigrata dall’Italia al Sud America, e Nil Yalter (Cairo, Egitto, 1938; vive a Parigi, Francia), che trasferita dal Cairo a Istanbul e in diversi paesi prima di stabilirsi a Parigi. Entrambe parteciperanno per la prima volta alla Biennale Arte 2024: Maiolino presenterà una nuova opera di grandi dimensioni, continuando la serie delle sue sculture e installazioni in argilla, mentre Yalter presenterà una riconfigurazione della sua installazione innovativa “Exile is a hard job“, insieme alla sua opera iconica “Topak Ev“, esposte nella prima sala del Padiglione Centrale.
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La Giuria ha attribuito così gli altri premi ufficiali:
Leone d’Oro per la miglior Partecipazione Nazionale: AUSTRALIA kith and kin
Commissario: Creative Australia. Curatore: Ellie Buttrose. Espositore: Archie Moore
Sede: Giardini.
Motivazioni: In un padiglione suggestivo, Archie Moore ha passato mesi a disegnare a mano un monumentale albero genealogico della First Nation con il gesso. Questo albero raccoglie 65.000 anni di storia, sia registrata che perduta, sulle pareti scure e sul soffitto, invitando gli spettatori a riflettere sulla fragilità di questo archivio carico di lutto e a colmare gli spazi vuoti. Nei pressi, in un fossato d’acqua, galleggiano documenti ufficiali redatti dallo Stato, testimonianza degli elevati tassi di incarcerazione delle persone delle Prime Nazioni, frutto dell’intensa ricerca di Moore. L’installazione si caratterizza per la sua estetica potente, il suo lirismo e la sua evocazione di una perdita collettiva di un passato. Con il suo vasto inventario di nomi, Moore offre anche una speranza di recupero.
Leone d’Oro per il miglior partecipante alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte:
Mataaho Collective (Fondato a Aotearoa, Nuova Zelanda, 2012. Con sede a Aotearoa, Nuova Zelanda)
Motivazioni: Il Collettivo Maori Mataaho ha realizzato una struttura luminosa e intrecciata di cinghie che attraversa poeticamente lo spazio espositivo. L’installazione, con la sua culla simile a un grembo, richiama le tradizioni matrilineari dei tessuti, fungendo sia da cosmologia che da rifugio. Le sue dimensioni impressionanti sono il risultato di un’ingegneria audace resa possibile dalla forza e dalla creatività collettiva del gruppo. Il modello di ombre proiettate sulle pareti e sul pavimento evoca tecniche ancestrali e suggerisce possibili utilizzi futuri.
Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte: Karimah Ashadu. (Londra, UK, 1985. Vive ad Amburgo, Germania e Lagos, Nigeria)
Motivazioni: Karimah Ashadu, con il suo video “Machine Boys” e la scultura in ottone “Wreath”, sfida le convenzioni di genere e celebra la vulnerabilità dei giovani uomini della Nigeria settentrionale, emigrati a Lagos e impegnati nel trasporto su mototaxi illegali. Il suo sguardo femminista offre un’intimità profonda, cogliendo l’esperienza subculturale dei motociclisti e la loro precarietà economica. Attraverso il video, Ashadu mette in luce e critica sottilmente la performance della mascolinità, evidenziando la marginalità dei motociclisti attraverso una sensuale attenzione alle superfici della macchina, della pelle e della stoffa.
Menzione speciale attribuita alla Partecipazione Nazionale:
REPUBBLICA DEL KOSOVO The Echoing Silences of Metal and Skin. Commissario: Hana Halilaj, National Gallery of Kosovo. Curatore: Erëmirë Krasniqi. Espositore: Doruntina Kastrati
Sede: Museo Storico Navale, Riva S. Biasio 2148
Motivazioni: è stata premiata con una menzione speciale l’installazione di Doruntina Kastrati , in quanto si concentra sul lavoro industriale femminile e sull’usura del corpo delle donne lavoratrici. Utilizzando gusci di noce simili a quelli usati nelle delizie turche prodotte in fabbrica e parti mediche per sostituire le ginocchia logorate delle operaie, le sculture di Kastrati interagiscono con i corpi degli spettatori. Un paesaggio sonoro vibrante, che risuona attraverso il pavimento, richiama sia alle nostre ossa che a un più ampio contesto di attivismo femminista.
La Giuria ha inoltre deciso di assegnare due menzioni speciali ai partecipanti:
Samia Halaby. (Gerusalemme, Palestina, 1936. Vive a New York, USA) L’artista, insegnante e attivista è stata scelta dalla giuria per il suo impegno politico che si unisce alla sua attenzione per la sofferenza del popolo palestinese. Il suo dipinto modernista “Black is Beautiful“, esposto nel ‘Nucleo Storico’ di “Foreigners Everywhere“, enfatizza l’importanza dell’immaginazione e delle solidarietà globali.
La Chola Poblete. (Mendoza, Argentina, 1989. Vive a Buenos Aires, Argentina) affronta criticamente le rappresentazioni coloniali con umorismo da una prospettiva trans-indigena. La sua arte polivalente include acquerelli, tessuti e fotografie ispirandosi alle donne indigene di cui sottolinea la sessualità. Con un approccio trans e queer, rivoluziona l’iconografia religiosa occidentale e le pratiche spirituali indigene, riferendosi alle conoscenze ancestrali del Sud America.