
Fuorimargine festival (AD 31), dal 27 settembre al 22 novembre
Presenta a Cagliari un programma di prime nazionali, artisti internazionali, talenti emergenti, creazioni site-specific, per dare risalto alla vitalità della danza contemporanea.
CON: Moritz Ostruschnjak, Jan Martens, Cristina Kristal Rizzo, Jacopo Jenna, Panzetti / Ticconi, Daniele Ninarello, Gianmaria Borzillo, Ilenia Romano, Diana Anselmo, Elisa Sbaragli, Kelly Ardens, Roberta Racis, Lucia Di Pietro, Sara Sguotti, Daniele Albanese, Fabritia D’Intino & Agnese Banti
CAGLIARI- Inizia il 27 settembre Fuorimargine festival – progetto del Centro di Produzione di danza e arti
performative della Sardegna -, che in questa 31ma edizione sceglie di riappropriarsi di un tempo e di uno
spazio fertile e apre le porte al suo pubblico offrendo una finestra sul panorama contemporaneo, portando a Cagliari artist3 emergenti e affermat3, italian3 e internazionali.
Continua il lavoro delle direttrici artistiche Momi Falchi e Giulia Muroni che disegnano un programma
che riflette sulle fragilità, le marginalità e le relazioni, per dare linfa, sostrato culturale e slanci immaginativi a quella parte di pubblico che si nutre della contemporaneità e non si accontenta più soltanto della danza nelle sue rifrazioni più decorative, ma è capace di leggere il contemporaneo e lo ricerca.
In questa edizione Fuorimargine propone opere che sono nate e si sono sviluppate negli anni precedenti,
attraverso il lavoro svolto come Centro di Produzione, che ha offerto ospitalità e cura a compagnie e
artiste nello sviluppo delle loro ricerche. Questo contesto ha reso possibile la nascita dei lavori più recenti
di Daniele Albanese, Diana Anselmo, Cristina Kristal Rizzo, e il supporto al lavoro di artiste emergenti
come Kelly Ardens, Roberta Racis, Fabritia D’Intino & Agnese Banti, artiste che saranno presenti nella
programmazione di Fuorimargine festival.
Fuorimargine non perde di vista gli obiettivi principali del progetto, come dichiarano le direttrici Momi
Falchi e Giulia Muroni: “L’attuale tempo di sopraffazione e deprivazione, manovre torbide e ressentiment
psicologico, rancori politici e iniquità sociali, non sembra indicare via di scampo. Tuttavia la capacità
creativa di tratteggiare e ridisegnare i confini dei mondi dichiara la vivace – e nondimeno gioiosa – volontà di costruzione che Fuorimargine continua a mettere in campo. Più idee che risorse, maggiore investimento nelle alleanze di senso, reti fertili di collaborazione, danno forma e specificità a un progetto che assume tinte ancora più vivide, verso una proposta sperimentale nelle arti performative, capace di intercettare i turbamenti del presente, restituendo scenari ibridati, soggettività perturbate, paesaggi non conformi, identità di genere che fanno esplodere il tetto degli stereotipi. La prima testimonianza di una donna nella storia del pensiero occidentale risiede nelle risa di una servetta tracia che, irriverente, schernisce il sistema di potere (Platone, Teeteto, 174 A.C.). Ci appropriamo di questa eredità, con la fiera
consapevolezza di saper guardare in profondità orizzonti mutevoli e scrivere atti radicali di
reimmaginazione”.
IL PROGRAMMA

A aprire il festival il 27 settembre è Moritz Ostruschnjak, tra i coreografi emergenti più acclamati della
scena europea, che arriva a Cagliari per la prima volta con Cry Why, un duetto per due danzatori, due
pianoforti, due pattini inline e un pianista (Reinier van Houdt). In scena, i danzatori Miyuki Shimitsu e
Guido Badalamenti si sfiorano a malapena e si muovono tra dualismi, corpi ibridi, innesti coreografici e
suggestioni sonore. Il gioco magnetico che si instaura tra corpi e oggetti dà vita a creature impossibili,
mondi effimeri, storie in continua mutazione. Alle due solitudini dei danzatori, fa da sfondo un mondo post-
umano, una serie di effetti surreali dati dal contrasto tra musiche sperimentali e pop, lip sync ed elementi
cyberpunk che liberano il lavoro da definizioni, tra melodramma, collasso sociale e fantascienza.
Ostruschnjak smonta e ricompone immagini familiari per rivelarne l’instabilità, mette in discussione i ruoli
di genere, le gerarchie di significato, e gli automatismi dell’interpretazione.
Domenica 28 settembre il festival accoglie la prima nazionale del nuovo lavoro di Cristina Kristal Rizzo,
prodotto da Fuorimargine, SentimentalStudio 1. Liberamente ispirata da Il Giardino di Derek Jarman
(1986/1994) e da Il Matrimonio del cielo e dell’inferno di William Blake (1790/93), l’opera di Rizzo vede
protagonista una figura sola che attraversa lo spazio, si presenta con lo sguardo aperto componendo una
coreografia di gesti e pose e danze istantanee. La presenza è tutta disposta a stare nel sentimentale,
come una qualità del condividere e del cercare liberamente le molteplici tensioni tra privato e pubblico,
accessibile e interdetto, speranza e disperazione, estinzione e sopravvivenza, l’abolizione dei confini e la
pratica dell’immaginazione.
L’indagine sul corpo continua anche con la performance in programma il 3 e 4 ottobre: Manifestum di
Jacopo Jenna. Partendo da una riflessione sull’etimologia della parola Manifestare, Jenna ne rintraccia il
suo legame con la mano. Le mani creano, modellano sia la materia che le idee, sono l’organo distintivo
del genere umano emancipato dai vincoli del mondo animale. Sono volti senza occhi, ma vedenti e
parlanti. Manifestus è una coreografia per un gruppo di tre danzatorə pensato ricercando una forma
astratta di rappresentazione, partendo dal movimento delle mani attraverso lo studio e l’ibridazione di
alcune pratiche della street dance (tutting, fingering, popping, waving, vouging, flexing etc), definendo un
articolato sistema energetico che generi figurazioni in costante cambiamento.
Prima nazionale il 7 ottobre per Il Margine di Kelly Ardens, produzione Fuorimargine, realizzata dopo un
periodo di residenza. Il Margine è un racconto autobiografico e in divenire sulla salute mentale, che parte
dal vissuto e dalla quotidianità di una persona con funzionamento di personalità borderline. Il Margine è il
mondo della protagonista e una nuova narrazione per le persone che vivono, non un “disturbo” o una
“sofferenza”, ma la condizione di persone neurodivergenti. Il pubblico è invitato a guardare e ad
ascoltare, immergendosi nella realtà della performer: nei suoi atti epici di dolore, nei suoi piccoli e grandi
gesti che la fanno stare bene e nella sua arte multiforme, tra tarocchi, pastelli colorati, sigarette e ciglia
finte. Dedicando le sue canzoni preferite, mettendosi a nudo raccontando le verità del suo percorso
spirituale, Kelly immagina Il Margine come un cantiere aperto, dove tutto è ancora possibile. O come
direbbe bell hooks: «Un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare,
immaginare alternative e nuovi mondi […] Uno spazio di resistenza. Uno spazio che ho scelto».
Il 9 e 10 ottobre il festival prosegue con Daniele Ninarello e Healing together, un progetto pensato
partendo da azioni coreografiche create durante il lockdown e dedicate al concetto di “corpo della
protesta”. Attraverso Healing together Ninarello vuole creare un “corpo collettivo” che si autogenera nel
presente, come forma di protesta. I corpi dei performer si offrono alla comunità, con le loro vulnerabilità
esposte e le loro ferite aperte. L’identità di ogni singolo corpo viene rivelata e decostruita in tempo reale,
attraverso l’incontro con gli altri, i corpi si informano costantemente e reciprocamente, rinunciano all’idea
di controllo, di strategia, ridefinendo la danza come una materia vibrante fra i corpi.
In programma il 10 e l’11 ottobre Gianmaria Borzillo che presenta Femenine, uno spettacolo ispirato
all’omonima composizione musicale e alla vita di Julius Eastman, compositore che ha dato vita alla
“musica organica” e che per tutta la sua carriera ha evidenziato le difficoltà di accettazione e integrazione
nella società newyorkese degli anni ’70 e ’80, rivendicando fieramente la sua identità. Il progetto di Borzillo
nasce dal desiderio di un confronto diretto con l’eredità, storica e artistica, delle espressioni di quella
generazione colpita dall’avvento dell’AIDS, e con quella lunga sequenza di nomi che hanno raccontato la
loro statura queer e il loro posizionamento nel mondo, per poi scomparire.
Il 25 e il 26 ottobre Ilenia Romano porta a Cagliari Strings, un lavoro di sperimentazione sul rapporto di
assonanza- dissonanza- risonanza tra movimento e musica. Il suono di un unico ‘strumento corpo’ intesse
un dialogo estemporaneo col suono del contrabbasso di Voyage that never ends, opera del grande
maestro di evoluzioni timbriche, Stefano Scodanibbio. Tra le maglie di questo legame costantemente teso
alla ‘scordatura’ vengono indagate le molteplici possibilità espressive della danza nella sua massima
astrazione. Le modificazioni di stato e textures del corpo in rapporto ai vari parametri sonoro-cinetici
creano insieme alla musica le condizioni per un’esperienza sensoriale fortemente immersiva.
Nelle stesse date viene presentata una nuova opera di Diana Anselmo, artista sordo tra i più interessanti
della sua generazione, che torna a collaborare con Fuorimargine in questa coproduzione dal titolo Pas
Moi. Diana Anselmo indaga le dinamiche di potere e dominazione nascoste negli apparecchi all’origine
dell’industria cinematografica e musicale: concepiti con un intento audista e fonocentrico, hanno come
obiettivo quello di annullare la sordità nella cultura udente. Pas Moi prova a immaginare dove si può
arrivare con un altro punto di partenza: al di là della mancanza di udito, più in là, e più lontano ancora.
Il 31 ottobre e il 1 novembre arriva a Cagliari la giovane coreografa Elisa Sbaragli con Se domani,
progetto che riflette sul perché l’umanità abbia sempre bisogno di un’emergenza per passare all’azione.
Noi, intesi come entità umane singole, come ci poniamo davanti alla crisi di fronte a noi? Di fronte alla fine
di un’era, l’essere umano si trova davanti alla responsabilità di una scelta: da una parte c’è la negazione
dello stato attuale delle cose, per procrastinare o dimenticare la crisi il più velocemente possibile; dall’altra
c’è accogliere la crisi, per aprire l’immaginazione a nuove ipotesi di sopravvivenza e di relazione. In Se
domani la crisi diventa corpo, suono e spazio.
Il 1 e 2 novembre, Fuorimargine ospita CRY VIOLET, la nuova creazione di Panzetti / Ticconi, duo
composto da Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi, con la composizione sonora originale di Teho Teardo. Il
titolo richiama un fiore estinto e diventa metafora di un’umanità sospesa tra colpa e tentativi, reali o di
facciata, di riparare il danno ambientale. Attraverso un linguaggio gestuale ispirato all’iconografia del
peccato originale, il duo mette in scena azioni quotidiane trasformandole in rituali meccanici di espiazione
e occultamento. In un cortocircuito tra estetizzazione della colpa e pratiche ingannevoli come il
greenwashing, CRY VIOLET riflette su come il dolore e la responsabilità possano diventare materia
seduttiva e persino pubblicitaria.
Il 7 e 8 novembre, un lavoro storico del famoso coreografo belga Jan Martens, Sweat baby sweat del
2011, arriva per la prima volta in Sardegna offrendo un’occasione al pubblico per scoprire un lavoro
iconico di uno dei più importanti artisti della scena contemporanea. Sweat baby sweat è un intimo e
provocatorio duetto che indaga l’amore, spogliato da ogni cliché. Un uomo e una donna si intrecciano in
un abbraccio prolungato, fondendo forza acrobatica e fragilità emotiva. Il loro è un sistema chiuso in cui si
mostra, attraverso la lentezza e l’intensità dei gesti, la fatica delle relazioni umane.
Continua l’impegno di Fuorimargine nel mostrare lavori in una fase di studio, e l’8 e 9 novembre è la volta
di Roberta Racis, che presenta lo studio del suo ultimo lavoro (produzione Fuorimargine) Nulla dies sine
linea – studio. In questo progetto la pratica coreografica incontra il whipcracking (schiocco di frusta
acrobatica) grazie alla collaborazione con l’artista Mordjane Mira. La locuzione latina Nulla dies sine linea,
tradotta letteralmente come nessun giorno senza tracciare una linea, viene fatta propria per scrivere un
manifesto fisico, liberatorio e femminile. Lo schiocco che una frusta produce ha a che fare con un rilascio
di energia immagazzinata a una velocità superiore a quella del suono. Lʼidea è di spogliare questʼarte di
qualsiasi stereotipo, trasformando lʼuso di uno strumento di sottomissione in un atto di libertà e di
resistenza contro ogni forma di imposizione.. La femminilità a cui ci si riferisce non è performativa,
calmante, ragionevole o sottomessa, è una forza primordiale e non arginabile.
Sara Sguotti, giovane performer e vincitrice del premio UBU come miglior attrice-performer under 35, il
14 e 15 novembre porta a Fuorimargine festival il suo spettacolo site specific, Dedica con la musica dal
vivo di Pierpaolo Vacca. Profondamente influenzata e modellata dall’ambiente in cui prende vita,
trasformandosi in una partitura che si lascia guidare dall’architettura dello spazio stesso. L’incontro con il
luogo, il pubblico e il suono genera un’atmosfera carica di significato, una sorta di rituale magico in cui
l’intimità diventa il veicolo per una riflessione profonda e personale. Lo spazio si trasforma in un
contenitore di emozioni e percezioni, che invita il pubblico a partecipare ad un dialogo privato e collettivo
al tempo stesso.
Il 15 e 16 novembre torna a Cagliari dopo la prima dello scorso anno, Appunti per il sole di Daniele
Albanese, per la produzione di Fuorimargine in coproduzione con Insulae_Lab.. Il progetto, che vede in
scena i danzatori Fabio Pronestì e Diego Spiga e la musica di Simon Balestrazzi, prende spunto dal sole,
simbolo di forza e energia, ma anche eterno ritorno dell’identico, silente e somma scansione del tempo,
incastrato in una ciclicità. Il tappeto sonoro nasce dallʼapplicazione del concetto di vibrazione/pulsazione
solare alla materia acustica, in una dinamica di continua crescita e espansione, capace di mantenere
salda la relazione con i corpi dei danzatori, mutuandone e amplificandone ritmi e contro-tempi. Appunti per
il sole si pone su un piano sensoriale, cercando di riportare a un livello primordiale il rapporto tra chi
guarda e chi agisce, aprendo a una ri-definizione semplice di cosa sia danza attraverso il dialogo tra corpi,
luce e suono.
Il 20 novembre in prima nazionale, Fuorimargine presenta il nuovo lavoro di Lucia Di Pietro, KaraOCHE,
una performance teatrale che mette in scena un improbabile karaoke animato da un’oca, un’aragosta, una
tacchina arrosto e una custode di cigni. L’esperienza mescola l’atmosfera di un karaoke bar con elementi
surreali, dando vita a uno spazio fantastico, sospeso tra realtà e finzione, dove si intrecciano storie
animali, tragedie umane e interrogativi esistenziali. Lo spettacolo diventa una riflessione sull’identità,
trasformando il karaoke in spazio di rovesciamento simbolico, in cui le voci non- autorizzate, le soggettività
eccentriche, travestite e marginalizzate, trovano legittimità e spazio per prendere parola.
Chiude il festival, il 22 novembre, Comeback di Fabritia D’Intino & Agnese Banti, una coproduzione
Fuorimargine. Su invito della rete BoNo! Fabritia DʼIntino e Agnese Banti si incontrano per la prima volta in
una creazione condivisa. Lavorando sulla convergenza dei rispettivi discorsi artistici e sul dialogo tra
archivi sonori e pratiche coreografiche, il processo è partito da figure iconiche del mondo della musica,
della politica e della religione attraversando le contraddizioni e le ombre dei meccanismi di idolatria
nell’Occidente Contemporaneo
Fuorimargine festival AD 31, un progetto dell’associazione Spaziodanza dal 27 settembre al 22 novembre 2025 –
Cagliari
Biglietti e prenotazioni:
Intero: 10 euro
Ridotti: 5 euro
+39 3333434144 biglietteria@fuorimargine.eu