08/07/2025
È tornato “Squid Game”: la terza stagione scuote Netflix e le coscienze
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È tornato “Squid Game”: la terza stagione scuote Netflix e le coscienze

Lug 4, 2025

Articolo di Milena Bonvissuto

Da qualche giorno è disponibile su Netflix la terza, attesissima stagione di Squid Game, la serie sudcoreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk. Un mix di azione, thriller e intenso drama coreano che ancora una volta non lascia indifferenti.

Ma stavolta, la crudeltà non si nasconde solo nei giochi mortali. Le sequenze più disturbanti non sono legate ai meccanismi letali delle prove, ma si leggono nei volti dei partecipanti. È proprio lì che esplode la tensione, il dolore, la disperazione.

La serie ci saluta senza pietà, mostrando una verità scomoda: i veri antagonisti non sono più i creatori del gioco, ma i giocatori stessi. Selezionati dalle strade, sono uomini e donne divorati dai debiti ma sospinti da una flebile fiamma di speranza.

C’è una donna incinta che lotta per il futuro del suo bambino, e un padre pronto a tutto per salvare il figlio e una madre anziana che sostiene il figlio.

E poi c’è quell’immagine agghiacciante: la bara a forma di pacco regalo. Per i giocatori, ogni morte è un ostacolo in meno, un passo in più verso la vittoria. È un premio confezionato nella brutalità. Come se non bastasse, la serie prosegue almeno per la prima puntata il tema raccapricciante dell’espianto degli organi, con la cinica giustificazione: “Sono in fin di vita, saranno utili ad altri.

Guardare questa serie fa male. Ma fa pensare. Perché l’angoscia più grande non è nella finzione, è nella realtà: in una società che ci spinge sempre a fare meglio, ad alzare il tenore di vita, spesso ci dimentichiamo della sofferenza altrui. Lavoriamo incessantemente, inseguendo obiettivi che forse non sono nemmeno nostri, senza fermarci mai a guardare davvero attorno.

Squid Game 3_non è solo intrattenimento. È uno specchio. E ciò che riflette non è sempre facile da accettare.