08/07/2025
La raffigurazione dell’ amore negli artisti di tutti i tempi
Rubriche Sentieri tra Logos e Parole

La raffigurazione dell’ amore negli artisti di tutti i tempi

Giu 21, 2025

Articolo a cura di Lydia Salmeri

Dall’ antichità ai nostri giorni, a seconda del tempo e del luogo, gli scrittori hanno rappresentato soggettivamente il modo di sentire e di intendere il rapporto con la persona amata. Il loro sentimento d’amore è stato ora fonte di esaltazione e di estasi oppure di sofferenza e prostrazione. Questo variare di toni che trascorre dalla passione e dal tormento fino ad arrivare  alla malinconia e all’ evocazione romantica e nostalgica, deriva dalla visione della donna come si è perpetuata nel corso del tempo e da numerosi altri fattori di natura religiosa , politica e culturale. Ne consegue il fatto che gli autori hanno avuto immagini diverse della donna e del loro ruolo all’ interno della società. Di fronte ad una constatazione di questo tipo, non potremmo certo pensare di riuscire a descrivere all’ interno del nostro  breve scritto, tutti gli aspetti e le forme con cui gli scrittori nel tempo hanno rappresentato il loro sentimento d’amore. Nostro compito sarà pertanto quello di richiamare alla mente dei lettori alcuni ricordi delle loro letture scolastiche e non, in cui è presente il tema dell’ amore.

Non potremmo fare a meno prima di tutto di parlare di quella che è stata l’ idea dell’amore che fu propria del poeta latino Catullo. L’ eccezionalità della sua storia d’ amore con Lesbia è riuscita a influenzare la concezione della donna, dell’ amore e del rapporto di coppia nel tempo in cui i due innamorati vissero, ovvero nel periodo della Roma repubblicana in cui erano ancora profondamente radicati i valori del mos maiorum, sicchè l’infrangerli accettando una visione più libera e aperta dell’ amore e della donna, finì con il porsi in contraddizione con  quella che era la mentalità dei tempi. Accettare l’ idea di una donna come Lesbia, che essendo una donna sposata,  con la sua relazione adultera con Catullo superava il modello tradizionale dell’ amore di coppia, significava attribuire alla donna stessa un nuovo ruolo all’ interno della società dove ella si muoveva con molta più libertà e indipendenza di prima. La relazione nata dall’ adulterio diventava tuttavia per Catullo un nuovo “foedus amoroso”, un patto da rispettare come all’ interno di un rapporto matrimoniale di tipo convenzionale. Tramite il suo Liber Catullo è riuscito a narrare una storia d’ amore appassionata e tale da affascinare i lettori di tutti i tempi. Dopo i momenti di felice abbandono all’ amore, il poeta subisce tuttavia i tradimenti della sua donna che è infedele quasi per natura. Deluso e umiliato Catullo dispera di questo amore per poi tornare invano a illudersi. E’ soltanto attraverso la poesia che egli libera il suo desiderio. Avviene così che nel Carme 85, attraverso il  famoso distico, il poeta dica: “ Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris./ Nescio, sed fieri sentio et excrucior.” E’ un testo questo che descrive il tormento interiore in cui si trova il poeta combattuto tra odio e amore, tra il disgusto per i tradimenti di Lesbia e il rimpianto per la donna di cui è ancora perdutamente innamorato. La coesistenza dei due opposti sentimenti non trova una spiegazione razionale e rende ancora più intensa la sofferenza del poeta. Dopo che questi ha compreso la vera natura di Lesbia, la gelosia accende in lui un desiderio ancora più intenso ma l’ affetto e la stima sono per sempre perduti.

Per tale ragione nel Carme 72 Catullo esprime un forte contrasto tra un tempo passato in cui Lesbia preferiva Catullo perfino a Giove e lui l’ amava profondamente come un padre ama i propri figli, e il tempo presente in cui egli è incapace di volerle bene dopo i  suoi tradimenti :…..” Qui potis est? Inquis. Quod amantem iniuria talis/cogit amare magis, sed bene velle minus. Il ricordo nostalgico del passato felice con Lesbia ritorna con insistenza nel Carme 8, dove tuttavia il poeta giunge alla dolorosa presa di coscienza del fallimento del loro amore. Catullo si rivolge alla donna amata con i toni dell’ invettiva chiamandola “ scelesta”, sciagurata e augura a lei un futuro infelice e senza amore. Non sopportando più la malattia d’ amore che lo tormenta ormai da troppo tempo, egli rivolge agli dei una preghiera ( Carme 76) affinchè rivolgano uno sguardo al suo dolore e lo liberino finalmente dal terribile sentimento che lo ha distrutto. Egli non desidera essere più ricambiato da Lesbia ma chiede soltanto di sopravvivere e di liberarsi dal tormento che lo affligge.

L’ immagine dell’ amore come forza devastante e passione irrefrenabile, la ritroviamo nella poesia della Commedia di Dante Alighieri, nella figura di Francesca da Rimini. Francesca è il primo dei grandi personaggi incontrati dal poeta nel suo poema, una figura sul cui significato esistono posizioni divergenti ma che tutti riconoscono come indimenticabile, colta per l’ eternità in un rapporto d’ amore che l’ ha portata alla morte fisica e dell’ anima, un amore tanto grande tuttavia da garantirle però il privilegio, pur nelle pene infernali, di rimanere accanto a Paolo, l’ uomo che ha tanto amato, per il quale e con il quale è morta. L’ episodio cui Dante fa riferimento, ha un fondamento storico. Francesca è la figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna. Divenuta per motivi politici, moglie di Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, Francesca si innamora di Paolo, fratello del marito; ne diviene l’ amante ed è con lui uccisa da Gianciotto quando questi scopre il loro duplice tradimento. Quando Dante si trova al cospetto di Francesca, è preso da un profondo dolore. La pietà che egli prova nasce dalla comprensione per la profondità del sentimento che li ha uniti e fatti perdere, nonchè dalla compassione per la loro sofferenza. E’ presente invero nel poeta la consapevolezza della fragilità dell’ essere umano incapace di superare gli impulsi e i limiti insiti nella propria natura.

Non bisogna pertanto intendere la pietà di Dante come la giustificazione del peccato, cosa che se così fosse, non terrebbe conto della mentalità di Dante e della sua visione cristiana della vita. La passione irrefrenabile di Paolo e Francesca e la gelosia di Gianciotto, il marito tradito, non solo ha in sè tutti gli elementi per divenire una leggenda popolare, ma anche le caratteristiche per essere considerata un’ ulteriore espressione dell’ antico ed eterno mito greco di “ Amore e morte ( come quello di Orfeo ed Euridice, o di Eros e Thanatos), lo stesso che ha ispirato tante opere letterarie, a partire dai commentatori della Commedia negli anni successivi alla morte del Poeta, un fenomeno che si è consolidato nei secoli, non solo con la letteratura, ma anche nel teatro, nell’ arte, nella musica, nel cinema.

Le ricerche e gli studi di Andrea Antonioli

Questo perchè la vicenda romagnola rappresenti un “ memorabilia”, ovvero un vero e proprio patrimonio culturale, ma anche sociale, etico, pedagogico da conservare, tutelare e valorizzare. Dante sembra infatti aver inventato una nuova forma di celebrità, ricollegabile a questioni di genere, che nascono dall’ unione dinamica di due tensioni contrapposte: da una parte la realpolitik del matrimonio dinastico, cioè combinato, le condizioni imposte; dall’ altra la fantasia di soddisfare i desideri propri del romance, ove il romance si contrappone alla ragione. La vicenda degli innamorati più famosa al mondo ha di recente conosciuto una svolta con le ricerche e gli studi di Andrea Antonioli che hanno portato a identificare- dopo 750 anni- la famiglia di Francesca per parte di madre, un dettaglio di straordinaria rilevanza storica che ha aperto nuovi scenari riguardo il legame della stessa Francesca con Dante, che appare molto più stretto di quel che fino a ora si è creduto, trovando sorprendenti riscontri non solo nel V Canto dell’ Inferno con le sue componenenti ontologiche, ma anche in altri Canti dell’ Inferno e del Paradiso. L’ autore ha inoltre approfondito l’ importanza storica della figura di Paolo, ha proceduto a una ridefinizione dei rapporti fra Dante con le famiglie di Paolo ( i Malatesta) e Francesca ( i da Polenta), precisando altresì il movente della tragedia, argomentando meglio il luogo e il tempo in cui essa accadde. Non sempre l’ amore è stato rappresentato dai poeti come “ furor ”, come sentimento che sfugge ad ogni logica razionale; a volte l’ immagine dell’ amore e della donna è avvolta in un’ aura dolce e malinconica o si inserisce negli aspetti più umili e quotidiani dell’ esistenza umana.

E’ ciò che ritroviamo per esempio, nei versi del poeta triestino Umberto Saba come nella poesia A mia moglie che fa parte del suo Canzoniere. Il componimento è un lungo paragone tra la moglie Lina e le femmine di alcuni animali: una giovane pollastra, una giovenca gravida, una lunga cagna,… La donna possiede tutte le caratteristiche comportamentali di questi animali e come loro sa accettare anche la sofferenza, che è una cosa naturale. L’ immagine della donna proposta da Saba presenta quindi degli interessanti elementi di novità in quanto Lina è cantata soprattutto nella sua fisicità e non più soltanto per i suoi aspetti spirituali e psicologici come avveniva per le donne della poesia precedente e anche contemporanea a Saba. Lina di A mia moglie, è lontanissima quindi dalla donna angelicata della tradizione stilnovista o petrarchesca. Saba guarda la donna come se fosse tornato fanciullo sicchè ella viene vista nella sua naturalità , come forza ed emblema della creazione stessa. A conclusione della nostra breve argomentazione relativa alle diverse forme con cui gli autori fin dall’antichità hanno descritto l’ amore e la donna, ci è gradito riportare alla mente dei lettori, il racconto di un romanzo di una scrittrice iraniana nata a Teheran  che è una delle più interessanti scrittrici del patrimonio letterario iraniano contemporaneo. Si tratta di Farkhonde Aqa’i la quale esplora il mondo femminile nelle sue molteplici sfaccettature, nella sua miseria e nella sua grandezza, e lo fa con grande onestà intellettuale, con equilibrio e grande affetto. I testi di questa autrice sono testi impegnati, di denuncia del pregiudizio e dell’ oppressione che ancora gravano sulle donne musulmane. Emblematica di questa denuncia sociale è una raccolta di racconti YeK zan yeK ‘eshq ( Una donna, un amore), pubblicata a Teheran nel 1997. E’ la storia di  un grande e tragico amore, consumato in un mondo in cui la donna è costretta a subire il matrimonio, in cui può essere ripudiata, risposata e uccisa dallo stesso uomo senza creare scandalo. Protagonisti della storia sono una donna, Goshan, suo marito Gudarz e Parviz, un ragazzo che proprio Gudarz impone a Golshan come secondo marito. Questi diventerà il “ vero amore” della sua vita, quello per il quale e con il quale morirà. La vicenda rappresentata è interessante perchè le ingiustizie narrate provengono proprio dall’ interno di quel mondo senza gli stereotipi che spesso gravano su chi è estraneo a quel mondo per storia e cultura.