
“Rimpalli” di Lorenzo Teodoro: un viaggio tra calcio, memoria e identità
“Rimpalli” di Lorenzo Teodoro è un romanzo di formazione che intreccia memoria personale, storia collettiva e trasformazioni urbane. Attraverso il racconto della propria vita, l’autore dipinge un affresco vivido della Torino che ha visto evolversi nel tempo, dal dopoguerra ai giorni nostri, con uno sguardo attento ai mutamenti sociali e culturali che ne hanno scandito l’evoluzione. Ma Rimpalli è anche, e forse soprattutto, un romanzo sullo sport, il calcio, che per Teodoro non è solo una passione, ma una vera e propria chiave di lettura dell’esistenza. Ex calciatore professionista, l’autore trasforma il campo da gioco in una metafora della vita, dove ogni azione è condizionata da fattori imprevedibili, e il destino di un atleta può essere deciso da un semplice rimpallo. Accanto alla città e al calcio, c’è un altro elemento fondamentale che percorre tutto il libro come un filo conduttore: l’amicizia. Gli amici non sono semplici comparse nella sua storia, ma punti fermi, legami indissolubili che danno significato ai momenti più belli e sostegno nei più difficili. Centrale in questo percorso è la Piazzetta, luogo simbolico dell’infanzia e della crescita dell’autore, uno spazio che diventa parte della vita stessa, punto d’incontro tra sogni, ambizioni e realtà. Nel tessuto narrativo si intrecciano così tre livelli distinti: la storia personale dell’autore, quella della sua città – Torino, con le sue metamorfosi sociali e urbanistiche – e i grandi eventi della storia italiana, dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri. La fusione tra autobiografia, sport e contesto storico crea un’opera complessa e sfaccettata, in cui il lettore è chiamato a ricomporre il mosaico di un’esistenza segnata dai cambiamenti del tempo.
Il calcio come metafora della vita: tra ironia, destino e riferimenti letterari
Uno degli aspetti più affascinanti di Rimpalli è la capacità di Teodoro di raccontare la vita e il calcio con la stessa intensità emotiva, passando da registri profondi e malinconici a momenti di straordinaria ironia. Il calcio diventa una religione laica, un universo governato da forze misteriose, tra cui spicca la figura di un “Dio del calcio” capriccioso e imprevedibile, che muove le sorti dei giocatori come pedine su una scacchiera divina. Tra i riferimenti più significativi, spicca quello a Diego Armando Maradona, simbolo di un talento sovrumano ma al tempo stesso vittima di un destino beffardo. Teodoro racconta il calcio come solo chi lo ha vissuto davvero può fare: con realismo e disincanto, con passione e sarcasmo. La sua scrittura ha la capacità di rendere universali le vicende personali, facendo emergere i grandi temi della vita: il caso, il successo e il fallimento, il talento e la fatica, la gloria effimera e l’inesorabile declino. Inoltre, il romanzo si arricchisce di citazioni a figure emblematiche della storia del calcio, come Giampiero Boniperti e Valentino Mazzola, e a personaggi chiave della storia italiana legata all’Unità d’Italia, tra cui Giuseppe Garibaldi e Camillo Benso di Cavour, il cui spirito strategico viene paragonato alla tattica sul campo da gioco.
Il paragone con Cesare Pavese è particolarmente calzante: come in La luna e i falò, anche in Rimpalli il protagonista ritorna al passato per cercare un senso al proprio presente. La Torino di Teodoro, proprio come la campagna delle Langhe di Pavese, è un luogo che accoglie e respinge, che si trasforma lasciando dietro di sé tracce indelebili. Entrambi gli autori raccontano il tempo come un ciclo fatto di ritorni e rimandi, dove l’infanzia e la giovinezza restano sospese in una dimensione quasi mitica, irraggiungibile. Ma se Pavese raccontava il disincanto attraverso una prosa dolente, Teodoro sceglie spesso la via dell’ironia e del paradosso, riuscendo a trasformare anche gli episodi più amari in spunti di riflessione leggera e pungente.
Una narrazione tra autobiografia, storia e filosofia: il gioco della memoria
Dal punto di vista narratologico, Rimpalli è un romanzo costruito su più livelli di lettura. La diegesi alterna il racconto autobiografico a incursioni nella storia collettiva, mentre il narratore, pur essendo interno alla vicenda, assume spesso un tono riflessivo e universale, quasi da osservatore esterno. Il tempo narrativo è fluido: passato e presente si rincorrono, si sovrappongono, si intrecciano proprio come le traiettorie di un pallone che rimbalza in campo. La scrittura di Teodoro si distingue per una profondità culturale che emerge fin dall’incipit, dove l’autore introduce il concetto di felicità attraverso riferimenti ai miti greci e alla filosofia. Si percepisce la volontà di dare un respiro più ampio alla narrazione, intrecciando il destino individuale con riflessioni universali sulla condizione umana. In particolare, i richiami a Parmenide e alla dicotomia tra essere e divenire si inseriscono perfettamente nel flusso narrativo, arricchendo la prosa senza appesantirla. I personaggi, primo fra tutti lo stesso Teodoro, sono caratterizzati con profondità psicologica e uno spiccato senso critico. Il protagonista non è mai indulgente verso se stesso, anzi, spesso si racconta con autoironia, svelando le fragilità e le contraddizioni di un uomo che ha visto mutare il mondo intorno a sé. Ma il legame con gli amici è ciò che lo definisce davvero: non sono solo presenze nella sua vita, ma veri e propri pilastri emotivi. In un passaggio particolarmente toccante, Teodoro afferma che tra tutti i premi ricevuti nella vita, il più importante resterà sempre quello che i suoi amici gli fecero trovare al ritorno dall’ospedale, Come il capitolo di straordinaria delicatezza che è dedicato all’amico Paolo, scomparso tragicamente. È uno dei momenti più intensi del libro, in cui il racconto si fa intimo e struggente, dimostrando la capacità dell’autore di esplorare la dimensione più profonda dei legami umani.
In questa dinamica è il ruolo della Piazzetta, che da semplice luogo di ritrovo diventa un vero e proprio simbolo di appartenenza e di formazione personale. Lo stile dell’autore è colto e raffinato, arricchito da citazioni letterarie, storiche e filosofiche. Il merito di Teodoro è quello di integrare questi riferimenti in modo naturale, rendendo il testo denso di significati senza mai risultare didascalico. In definitiva, Rimpalli è un’opera che unisce autobiografia, storia e sport in un racconto che è al tempo stesso intimo e collettivo, offrendo al lettore una narrazione che sa essere profonda e leggera, nostalgica e ironica, sempre in perfetto equilibrio tra riflessione e intrattenimento: “Vivi il tuo eterno presente, con la gioia di chi è senza pensieri. Ma tu, Paolo, avevi già visto tutto. È questo è il libro delle mie cartoline ricordo, di quello che è restato dei nostri anni”.
L’Autore
Teodoro Lorenzo , torinese prima di diventare avvocato ha militato nell’Alessandria Calcio, dopo la trafila nelle giovanili della Juventus. Ha scritto: De vita beata, Campus Marie Curie, Pensieri di carta (Edizioni Progetto Cultura); Saluti da Buenos Aires, Le streghe di Atripalda (Bradipolibri). Con il romanzo Il diavolo suricilllo (non ancora pubblicato) ha vinto il secondo premio del 52° Concorso Nazionale per il Racconto Sportivo del CONI.
Rimpalli; Teodoro Lorenzo; Voglino Editrice (2024); Pag. 201
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