
“E posso ancora parlare di noi” di Lucia Bossi: un viaggio tra legami indissolubili e scelte dolorose
“E posso ancora parlare di noi” di Lucia Bossi è la storia di Ivo ed Ernesto, due fratelli legati da un vincolo indissolubile, ma segnato da difficoltà, sacrifici e silenzi. Ivo attraverso un racconto intriso di malinconia ripercorre la sua infanzia e adolescenza con il fratello maggiore Ernesto, affettuosamente chiamato “ME.
Ernesto è nato con una disabilità fisica e cognitiva che lo rende dipendente dagli altri, e in particolare da Ivo, che fin da piccolo si trova a essere il suo punto di riferimento, la sua guida e il suo protettore.
Ambientato in una valle montana precisamente nel paesino di Calches, il romanzo si apre con un presente sospeso in cui Ivo, ormai adulto, riflette sul passato e sulle scelte che lo hanno segnato. Si viene trasportati nei ricordi di un’infanzia trascorsa tra la neve, i boschi e le piccole abitudini quotidiane, ma anche nella tensione di un nucleo familiare fragile e instabile. La madre, incapace di accettare la disabilità del figlio maggiore e soffocata da una depressione latente, abbandona la famiglia all’improvviso, lasciando Ivo ed Ernesto soli con il padre, un uomo severo e distaccato, incapace di colmare quel vuoto emotivo.
Mentre Ivo cresce cercando di ritagliarsi un proprio spazio nel mondo, Ernesto rimane ancorato alla sua dipendenza affettiva dal fratello. L’unico rifugio per entrambi diventa Frances, una donna semplice e materna che li accoglie nella sua casa di campagna, offrendo loro il calore e l’affetto che hanno perso. Con il passare degli anni, Ivo cerca la propria indipendenza, frequentando il liceo e sognando un futuro lontano da quella vita di sacrifici, ma il senso di colpa e il timore per il destino del fratello lo tengono legato a una realtà da cui non riesce a fuggire del tutto.
La narrazione si sviluppa tra momenti di pura poesia e cruda realtà, dipingendo un ritratto autentico di un’infanzia segnata dall’abbandono, dalla disabilità e dalla ricerca di un’identità. Il rapporto tra i due fratelli è il cuore pulsante del romanzo: un legame che trascende le difficoltà e le differenze, ma che al tempo stesso diventa un peso dal quale Ivo cerca di emanciparsi senza mai riuscirci completamente.
“E posso ancora parlare di noi” di Lucia Bossi è un romanzo che esplora con delicatezza e profondità il tema della famiglia, del senso di appartenenza e del difficile equilibrio tra amore e libertà in un rapporto segnato dalla disabilità. Una storia autentica, capace di toccare le corde dell’animo umano.
Un racconto di legami e resilienza: tra realismo e lirismo
Dal punto di vista tematico “E posso ancora parlare di noi” di Lucia Bossi affronta il concetto di legame fraterno in modo un diverso. Ivo ed Ernesto non sono solo fratelli, ma due facce della stessa medaglia: uno forte, intelligente e responsabile, l’altro fragile, dipendente, ma capace di un amore puro e incondizionato. La loro relazione è il fulcro della narrazione, che l’autrice rende con grande autenticità.
La forza del romanzo risiede nella sua capacità di trattare tematiche complesse ̶ disabilità, abbandono, sacrificio e senso di appartenenza ̶ con una sensibilità straordinaria. I personaggi sono ben costruiti e dotati di grande profondità psicologica, in particolare il protagonista, che cresce portando sulle spalle il peso di una responsabilità precoce.
Degna di nota la capacità dell’autrice nel saper evitare derive narrative melodrammatiche, mantenendosi sempre in un perfetto equilibrio tra realismo e lirismo. La diegesi, pur affrontando tematiche intense e dolorose, non scivola mai nell’eccessiva enfasi emotiva, ma conserva una delicatezza e un’attenzione ai dettagli che rendono la storia autentica e toccante.
Lo stile evocativo e la tematica dell’infanzia segnata da difficoltà ci riportano alla mente opere come Il buio oltre la siepe di Harper Lee. Come Scout Finch osserva il mondo con uno sguardo ingenuo ma sempre più consapevole delle ingiustizie che ha intorno, così il protagonista di E posso ancora parlare di noi cresce portando il peso della responsabilità verso il fratello Ernesto. Entrambi i romanzi, infatti, esplorano il passaggio dall’infanzia all’età adulta attraverso il confronto con la diversità e il dolore: Scout affronta il razzismo e la perdita dell’innocenza, mentre Ivo deve imparare a convivere con l’abbandono materno e il senso di protezione per Ernesto. In entrambi i casi, il legame familiare — con un padre in difficoltà e un affetto fraterno che sfida le convenzioni — diventa il fulcro di una storia intensa, capace di commuovere e far riflettere.
Una delle particolarità di questo romanzo è la linea introspettiva che segue l’evoluzione dei personaggi, che, come nella vita reale, si ritrovano ad affrontare situazioni inaspettate e non volute cercando come soluzione la fuga. Una di queste è la madre di Ivo ed Ernesto: un personaggio complesso, che incarna il dolore, la fragilità e l’incapacità di accettare la realtà. Il suo ruolo nella narrazione è fondamentale, nonostante la sua presenza sia più marcata nell’assenza che nell’azione diretta. Fin dall’inizio del romanzo, emerge come una donna segnata da un profondo disagio interiore, una madre incapace di sostenere il peso della disabilità del figlio maggiore e, più in generale, della vita familiare.
La sua depressione, inizialmente silenziosa, si manifesta attraverso il distacco emotivo e la difficoltà nel creare un legame affettuoso con Ernesto. Se da un lato cerca di nascondere la disabilità del figlio attraverso vestiti ben curati e un’apparenza impeccabile, dall’altro non riesce ad abbracciarlo con slancio, a dimostrare un amore spontaneo e incondizionato. L’abbandono della madre segna un punto di non ritorno nella vita dei due fratelli. La sua partenza, apparentemente improvvisa, è in realtà il culmine di una crisi lunga e irrisolta. La frase del padre «La mamma non ci vuole più bene. Ci ha lasciati soli.» è brutale e definitiva, lasciando intendere che il suo allontanamento sia stato un atto di volontà più che una fuga disperata. Questo personaggio nella realtà assurge alla figura di un simbolo: è l’incarnazione del vuoto affettivo, della fuga dalle responsabilità, del dolore che genera altro dolore.
Nel corso della narrazione, la madre diventa infatti un’ombra, un ricordo sfocato che continua a tormentare i figli, soprattutto Ivo, che sente il bisogno di comprendere il motivo del suo gesto. A ella si contrappone Frances, che diventa una sorta di madre adottiva per i due fratelli, pur senza mai sostituirsi completamente a lei, Frances rappresenta un affetto materno spontaneo e accogliente, seppur discreto.
Tra i personaggi secondari di E posso ancora parlare di noi, la figura di Frances è senza dubbio quella più significativa e meritevole di nota. Il suo ruolo nella vita di Ivo ed Ernesto va ben oltre quello di una semplice vicina di casa: Frances rappresenta un punto di riferimento affettivo, una presenza silenziosa ma fondamentale.
Fin dal primo incontro, Frances appare come una donna semplice, ruvida nei modi, ma con un cuore autentico. Vive con il marito Guglio in una fattoria, un ambiente umile e laborioso che diventa una seconda casa per i due fratelli. A differenza della madre naturale, che cerca di nascondere Ernesto come una vergogna, Frances lo accoglie senza pregiudizi, riconoscendo la sua unicità e trattandolo con naturalezza. Questo è un aspetto cruciale, perché per la prima volta Ernesto non è solo un peso o un problema da risolvere, ma una persona che può essere accolta per quello che è.
Il suo rapporto con Ivo è altrettanto profondo: Frances diventa la confidente silenziosa del ragazzo, offrendogli piccoli gesti di conforto che per lui valgono più di mille parole. Lo nutre, lo ascolta, gli dona attenzioni che in una famiglia disgregata non riceve più.
Tuttavia, Frances non è un personaggio idealizzato. La sua vita è segnata da difficoltà e compromessi, ciò la rende un personaggio profondamente umano e realistico, ben lontano dalla figura della salvatrice perfetta. Il suo ruolo, apparentemente marginale, si rivela essenziale nel dare a Ivo ed Ernesto una possibilità di speranza e di crescita.
Ed è qui, infatti, che Ivo concluderà il suo viaggio.
Narrazione intima e memoria: la voce di Ivo tra passato e presente
E posso ancora parlare di noi è narrato in prima persona da Ivo, il protagonista, che racconta la propria infanzia e adolescenza con un tono intimo e riflessivo. Questo tipo di narratore è interno e autodiegetico, poiché è parte della storia e ne è il fulcro emotivo. La sua voce evolve nel corso del romanzo, passando dalla percezione ingenua dell’infanzia a una consapevolezza più matura e dolorosa. La narrazione ha un andamento memorialistico, quasi diaristico, con un forte uso di introspezione e immagini evocative, che trasportano il lettore nei ricordi del protagonista.
Un elemento interessante è il filtro emotivo con cui Ivo descrive gli eventi: il suo punto di vista è sempre segnato dal legame con Ernesto, il fratello con disabilità, e dalla sua costante tensione tra senso del dovere e desiderio di libertà. Questo rende la narrazione parzialmente affidabile, ma allo stesso tempo soggettiva, poiché il lettore vede il mondo solo attraverso le sue emozioni e percezioni. In alcuni momenti, il narratore omette dettagli o filtra la realtà con il proprio dolore, rendendo il racconto ancora più coinvolgente e intenso.
A livello stilistico, Lucia Bossi utilizza una prosa intima e riflessiva, con frequenti immagini sensoriali che accentuano il senso di malinconia e speranza. La scrittura è fluida, a tratti poetica, capace di coinvolgere emotivamente il lettore e di farlo immergere nei pensieri del protagonista. Lo stile narrativo dell’autrice è capace di catturare con estrema delicatezza le emozioni più intime del protagonista, il suo linguaggio evocativo e descrittivo dipinge paesaggi interiori ed esterni in modo vivido e toccante.
La struttura del romanzo si basa su un continuo alternarsi tra passato e presente, che permette al lettore di entrare profondamente nella psicologia del narratore e di comprendere la sua evoluzione. Questo avviene attraverso l’uso dell’analessi (flashback), che riporta episodi dell’infanzia e dell’adolescenza di Ivo, ricostruendo gradualmente gli eventi che hanno segnato la sua crescita. I ricordi emergono in modo frammentato, spesso scatenati da sensazioni, immagini o dettagli della vita quotidiana, contribuendo a creare una narrazione intimista e coinvolgente.
Alternando il passato e il presente Lucia Bossi genera suspense e approfondisce il senso di inevitabilità che pervade la storia del rapporto tra Ivo ed Ernesto, lasciando intravedere fin dall’inizio che il legame tra i due fratelli sarà segnato da separazioni e svolte drammatiche. Il continuo intreccio temporale non solo arricchisce la narrazione, ma riflette anche lo stato d’animo del protagonista, sospeso tra il peso della memoria e l’incertezza di ciò che verrà :
“Il nonno aveva ragione, adesso, nella tua nuova dimensione, eri finalmente tornato normale.”
Consigliato: “E posso ancora parlare di noi” è un romanzo commovente e profondo, che lascia un segno nel lettore grazie alla sua autenticità e alla bellezza della scrittura. Una lettura consigliata a chi ama le storie di legami familiari intensi e a chi cerca una narrazione capace di emozionare e far riflettere.
L’ Autrice
Lucia Bossi è un’insegnante elementare e scrittrice pluripremiata. Nel gennaio 2021 ha pubblicato il racconto Mio fratello semplicemente nella rubrica Invisibili del Corriere della Sera, ricevendo numerosi riconoscimenti in ambito letterario. Ha vinto il concorso per inediti, indetto dalla casa editrice Sensoinverso con il romanzo breve Una storia di bandiere nel vento e ha ottenuto una menzione al Premio Chiara Inediti 2021 con la raccolta Frammenti di noi.
Nel 2023 è stata finalista al Premio Mario Luzi con il romanzo E posso ancora parlare di noi, opera che ha successivamente ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il Premio Giuria dei Lettori al concorso Un libro amico per l’inverno 2024, il secondo posto al Premio Zingarelli 2024 per la narrativa edita, il Premio Speciale Pianeta Donna al concorso Montefiore e una Menzione Speciale al Premio La Quercia del Myr 2024 per la narrativa edita.
E posso ancora parlare di noi; Lucia Bossi; Be Strong (Ed.2023); pag. 146
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