19/02/2025
Onore e tradimento nel “Berretto a sonagli” di Pirandello
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Onore e tradimento nel “Berretto a sonagli” di Pirandello

Dic 17, 2024

Articolo a cura di Angela Di Salvo

RAGUSA – Dopo lo straordinario successo  nei teatri di Canicattì, Catania e Marsala, sabato giorno 21 alle ore 21:00 approda a Ragusa  “Il berretto a Sonagli” di Luigi Pirandello presso il Teatro Duemila. La regia dello spettacolo è di Guglielmo Ferro che ha diretto magistralmente la performance del noto e amatissimo attore catanese Enrico Guarneri, con a fianco Nadia De Luca, nel ruolo di Beatrice, antagonista di Ciampa, e di altri bravi attori quali Alessandra Costanzo, Roberto D’Alessandro, Emanuela Muni, Liborio Natali, Nuccia Mazzarà e Ramona Polizzi. La scenografia è curata da Salvo Manciagli, i costumi dalla sartoria Pipi di Palermo.

 La commedia, in due atti, nella sua versione originaria fu scritta in dialetto siciliano nel 1916 con il titolo “A birritta cu’ i ciancianeddi”, a noi nota nella versione italiana col nome appunto di “Il berretto a sonagli”, mentre pochi sanno che la versione in dialetto napoletano con lo stesso titolo, fu scritta da Eduardo De Filippo nel 1936, su suggerimento dello stesso Pirandello. Nella versione siciliana l’opera fu messa in scena nel 1917 dalla compagnia di Angelo Musco a Roma, al Teatro Nazionale.

La storia di una commedia che è ha creato un mito

Prima della rappresentazione, durante l’allestimento della commedia, ci furono continui conflitti e numerose tensioni tra Musco e “il professore” (Musco chiamava così Pirandello). I contrasti erano dovuti al fatto che, secondo Pirandello, la commedia doveva concentrarsi sui “paradossi del personaggio e dell’esistenza” e Musco, invece, voleva mettere in risalto, da attore brillante qual era, gli aspetti comici della pièce. E poiché lui era il capocomico della compagnia, adattò la commedia alle sue esigenze, accorciandola di parecchio con numerosi tagli.

Nell’estate del 1918 Pirandello completò la versione definitiva in italiano della commedia che fu portata in scena nel dicembre del 1923 dalla compagnia di Gastone Monaldi al teatro Morgana di Roma. Purtroppo gli effetti comici della versione in siciliano erano andati in buona parte perduti e, poiché era passato molto tempo dalla prima rappresentazione, la commedia non riscosse i consensi sperati. Comunque, anche se non si conosce l’originale “vis comica” della commedia, come afferma il critico Francesco Apicella, “ogni volta che questa viene rappresentata ottiene un grande successo, regalando agli spettatori che vi assistono emozioni sempre nuove e intense, grazie alla potenza inossidabile dei dialoghi  profondi e avvincenti e al fascino indiscusso dei personaggi della vicenda tratteggiati a tutto tondo da Pirandello, con grande acume psicologico e robusto spessore drammatico”.

La vicenda ha una tematica alquanto comune e ammiccante: l’adulterio. Ma questo viene rappresentato in un contesto storico (quello fascista) in cui costituiva un reato punibile dalla legge, a condizione che gli amanti fossero colti in flagranza da un rappresentante della legge. Beatrice Florica scopre che il marito ha una relazione con  Nina, la moglie del suo scrivano Ciampa in quale, convocato personalmente da lei, dichiara che è a conoscenza del fatto, ma che ama la moglie e non è disposto a perdere la sua onorabilità, pertanto tenta di dissuadere Beatrice dalla denuncia per adulterio, parlandole delle tre corde d’orologio che tutti abbiamo: quella seria, quella pazza e quella civile.

Ciampa e il berretto a sonagli

Ciampa la prega di far girare la corda seria, ma lei, accecata dalla gelosia e dal fatto che il coniuge regali molti gioielli all’amante, denuncia il marito sollevando il dissenso dei familiari che avrebbero voluto mettere a tacere la cosa. Beatrice decide di coinvolgere il delegato Spanò per chiedergli di organizzare un’imboscata e sorprendere i due amanti. Ciampa, saputo del piano, è sconvolto dall’ira e dal dolore. L’unico modo per salvare il suo onore, a questo punto, sarebbe uccidere i due amanti: egli minaccia di morte chiunque si frapponga tra lui e questo proposito, gettando nella disperazione tutti i presenti. La vicenda poi si concluderà con uno stratagemma che salverà la faccia delle persone coinvolte nello scandalo, mentre Beatrice dovrà pagare un prezzo molto alto per il suo coraggio.

Il titolo della commedia è alquanto emblematico perchè il berretto a sonagli era quello indossato dal buffone; ora diventa il simbolo dello scorno pubblico a cui viene sottoposto il protagonista Ciampa.  Nello stesso tempo è la metafora del grottesco, dove l’apparenza prevale sulla contraddittorietà dei sentimenti continuamente mascherati dalle parole, dai dubbi e da tortuose analisi introspettive.

Un’opera ancora viva e attuale che scandaglia il conflitto generato dal tradimento e dal tentativo di accettarlo solo a condizione che nessuno sappia. Salvare la reputazione in tal modo diventa un obiettivo primario rispetto al dolore, alla rabbia e alle ferite dell’anima che possono essere sopportate soltanto se vengono dissimulate agli occhi della società.