11/10/2024
“Children Do Matter”: Un Progetto per Migliorare la Vita dei Bambini nei Paesi Sottosviluppati.
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“Children Do Matter”: Un Progetto per Migliorare la Vita dei Bambini nei Paesi Sottosviluppati.

Set 26, 2024

“Children Do Matter”:  Aiutate a Migliorare la Vita dei Bambini

Tre amici, Massimo Scaturro, Rossella Carroccetto e Christopher Bamford, il 13 aprile 2016, hanno deciso di dare vita a un progetto concreto per aiutare i bambini  meno fortunati di alcuni Paesi sottosviluppati. Nasce così  “Children Do Matter”  il cui obiettivo è migliorare la qualità della vita di questi piccoli, orfani o abbandonati dalle famiglie, portandola a uno standard accettabile.

Il 29 giugno 2016, l’organizzazione ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da HMRC, l’agenzia delle entrate britannica, diventando così una Società di Beneficenza, mentre, il 7 marzo 2017, ha ricevuto la registrazione ufficiale dalla Charity Commission, diventando un’Organizzazione Benefica ufficialmente registrata in Inghilterra e Galles.

 Noi di L’Epoca Culturale incontriamo uno dei fondatori: Massimo Scaturro, al quale chiediamo direttamente informazioni riguardo al progetto.

Salve Massimo, “Children Do Matter” è un  progetto che nasce dall’idea tua di Rossella e Christopher, per aiutare i bambini in difficoltà  che si trovano in aree sottosviluppate  del mondo. Ci vorresti spiegare meglio di cosa si tratta? 

Certo! Noi tre amici facevamo già delle donazioni a grandi organizzazioni ONLUS. Io stesso, una volta a Londra, ho visto il lavoro che svolgevano alcuni di loro. Dato che amiamo viaggiare sia io che Chris che Rossella, abbiamo pensato, vista la nostra passione per i viaggi, di andare direttamente sul posto a dare una mano. Così, abbiamo pensato di cercare noi stessi dei posti dove ci fosse bisogno di altro aiuto organizzando delle raccolte fondi per questi bambini in difficoltà, devolvendo interamente a loro ciò che ci perviene. Questo è possibile perché noi non lo facciamo per lavoro, in quanto noi tre abbiamo le nostre entrate economiche che ci pervengono dai nostri rispettivi impieghi. Io lavoro nel campo del Marketing Digitale, Rossella è un’insegnante e Chris lavora nelle Risorse Umane per una grande compagnia americana. “Children Do Matter” nasce come una piccola associazione, è registrata correttamente con la Charity Commission in Inghilterra, a garanzia dei  controlli che sono stati apportati.

Quali sono i paesi dove vi siete recati?

Noi durante i nostri viaggi siamo stati spesso in questi paesi disagiati. Siamo stati già tre volte in Birmania, dove abbiamo scoperto la realtà di un orfanotrofio in condizioni disastrose. Con i nostri contributi e le donazioni raccolte, abbiamo fatto molto. All’inizio, abbiamo comprato vestiti e beni di prima necessità come saponi disinfettanti, spazzolini e dentifrici. I bambini dormivano per terra, così l’anno successivo abbiamo comprato materassi, lenzuola e cuscini. L’anno dopo ancora, abbiamo acquistato 75 letti a castello. In questo orfanotrofio ci sono circa 150 maschietti, non tutti orfani. È un monastero buddista che funge anche da orfanotrofio. Alcuni bambini sono stati abbandonati dalle famiglie, che preferiscono lasciarli lì per garantirgli cibo e un’educazione, cosa che altrimenti non potrebbero ricevere. Continueremo a raccogliere fondi e a viaggiare per aiutare direttamente sul campo. La nostra missione è migliorare la vita di questi bambini, offrendo loro le risorse necessarie per un futuro migliore.

I dormitori dei bambini prima
I dormitori adesso con i letti acquistati da Children Do Matter

Perché la Birmania?

Abbiamo scelto la Birmania,  più correttamente Myanmar, perché a differenze di altri Stati del Sud-est Asiatico che avevamo già visitato, come Tailandia, Cambogia e Vietnam, dove ci sono già parecchie istituzioni e ONLUS, abbiamo pensato che la situazione in Birmania potesse essere diversa in quanto territorio meno esplorato. Nel 2016, abbiamo quindi deciso di concentrarci su questo paese. Dalle nostre ricerche su internet, abbiamo infatti scoperto che gli orfanotrofi in Birmania erano numerosi ma poco conosciuti. La dittatura militare, cessata qualche anno prima, aveva limitato l’accesso alle organizzazioni benefiche causando una quasi totale assenza di supporto internazionale. Un blog di una ragazza australiana ci diede conferma di questa realtà, evidenziando la mancanza di connessione a internet e telefoni, rendendo difficile ottenere informazioni più dettagliate. Questo ci ha spinto a visitare personalmente questi luoghi per capirne meglio la situazione. Durante le nostre visite, abbiamo osservato delle realtà molto tristi con bambini sporchi e scalzi che dormivano per terra.

Questa combinazione di fattori ci ha spinto a scegliere la Birmania come luogo dove concentrare i nostri sforzi ed intervenire direttamente sul posto per offrire il nostro aiuto e le nostre risorse. Abbiamo iniziato fornendo beni di prima necessità e medicine. Col tempo, siamo riusciti a migliorare le loro condizioni di vita acquistando vestiti, scarpe, lenzuola, cuscini, coperte ed i letti. L’esperienza diretta sul campo ci ha mostrato quanto sia cruciale la nostra presenza ed il nostro supporto. Inoltre, lo Stato birmano vieta le adozioni internazionali, limitandole ai soli cittadini birmani, che spesso non hanno le risorse per adottare. Di conseguenza, molti bambini orfani o abbandonati sono destinati a rimanere negli orfanotrofi, che spesso non si trovano molto lontani dai centri abitati.

Quali sono state le prime difficoltà che avete incontrato quando siete arrivati in Birmania?

Christopher, Rossella e Massimo

Quando siamo arrivati in Birmania, non avevamo idea di dove andare tantomeno cosa fare per trovare questi orfanotrofi, visto che su internet non c’erano informazioni disponibili. Un giorno a Mandalay, mentre visitavamo una pagoda, notammo una lavagnetta che pubblicizzava dei giri turistici in italiano. Curiosi, abbiamo aspettato un pò e dopo qualche oretta incontrammo un ragazzo birmano che parlava perfettamente l’italiano. Ci aveva raccontato di aver vissuto a Genova grazie alla Chiesa Cattolica e adesso lavorava come guida turistica in Birmania. Gli abbiamo chiesto dove potevamo trovare degli orfanotrofi e ci indicò una zona vicino al famoso lago Inle, a circa 7 ore di macchina da Mandalay. Seguendo il suo consiglio, ci siamo recati lì. Non appena arrivati, chiedemmo ulteriori indicazioni allo staff dell’hotel dove eravamo alloggiati e ci consigliarono di esplorare la foresta vicina. Anche loro sapevano abbastanza poco. L’indomani mattina di buon ora, noleggiammo delle biciclette e andammo a zonzo. Trovammo due orfanotrofi: il primo era un orfanotrofio femminile gestito da cattolici e ben organizzato al quale comprammo i materassi per tutte le bambine; il secondo invece era un orfanotrofio maschile all’interno del monastero buddista Sasana.

Come era la situazione di questi posti quando siete arrivati?

L’orfanotrofio Sasana, appena menzionato, si trova all’interno di un monastero buddista, molto lontano dal centro abitato ed accoglie esclusivamente 150 bambini maschi, tutti orfanelli o abbandonati dalle famiglie. Visitando i dormitori trovammo i bambini molto sporchi, scalzi e quasi tutti affetti da tigna al cuoio capelluto e sul corpo. Dormivano per terra senza materassi, lenzuola, coperte e cuscini. Capimmo all’istante che era lì dove avremmo dovuto iniziare a concentrare i nostri sforzi e fornire tutti quegli aiuti concreti pocanzi menzionati. Non c’era nessun’altro oltre a bambini. Dopo un pò, dal nulla apparvero due monaci buddisti. Nessuno all’interno del monastero parlava inglese. Vista la difficoltà nel comunicare, tornammo in paese a cercare qualcuno che potesse aiutarci con le traduzioni.  

I Bambini in preghiera nel Monastero che fa da orfanotrofio

Uno dei due monaci buddisti, noto come Bhon Bhon, è il direttore del monastero Sasana e gioca un ruolo cruciale nel prendersi cura di loro, accogliendo i bambini abbandonati e offrendo loro un rifugio sicuro nel monastero. Quando siamo arrivati, le risorse disponibili erano estremamente limitate, e molti bambini dovevano fare i conti con la mancanza di beni di prima necessità. Per migliorare le condizioni di vita dei bambini, abbiamo iniziato a fornire un sostegno significativo. Attraverso il monaco buddista, abbiamo individuato e assunto due donne locali, a cui inviamo regolarmente uno stipendio adeguato per le loro necessità e per il loro lavoro di assistenza. Una di queste donne risiede direttamente all’interno dell’orfanotrofio, mentre l’altra abita nelle vicinanze. Queste donne si dedicano con dedizione al quotidiano assistenziale dei bambini, compreso il lavaggio dei loro vestiti. Per migliorare l’efficienza e l’igiene, abbiamo acquistato delle lavatrici e insegnato loro come utilizzarle correttamente, migliorando notevolmente le condizioni di igiene personale dei bambini, perché i bambini piccoli si lavavano i vestiti da soli in un fiume sporco e inquinato. Ora, queste donne si assicurano che i bambini siano puliti e che i loro dormitori siano sempre in ordine.

Oggi come affrontate le difficoltà della gestione dell’orfanotrofio?

Ogni mese, riceviamo aggiornamenti dettagliati, foto e richieste specifiche dall’orfanotrofio, consentendoci di rispondere prontamente alle loro necessità emergenti. I bambini partecipano a programmi educativi, con i più piccoli frequentanti una scuola interna al monastero, mentre quelli più grandi vanno a scuola al di fuori dell’orfanotrofio, in strutture situate a pochi chilometri di distanza.

Scuola elementare all’interno dell’Orfanotrofio Sasana

Dal punto di vista alimentare, i bambini ricevono regolarmente donazioni di riso da parte delle famiglie locali più abbienti, che si alternano nel fornire cibo al monastero. Per l’acqua, l’orfanotrofio dispone di un pozzo per l’acqua non potabile, mentre l’acqua potabile viene fornita da una compagnia aerea birmana, assicurando così un approvvigionamento idrico sicuro.

Il nostro impegno continuo si concentra sul supporto costante per il vestiario, le medicine e le forniture di base, nonché sul mantenimento dello stipendio per le donne locali che si dedicano al benessere dei bambini. Grazie al feedback positivo ricevuto da visitatori italiani e stranieri che hanno visitato il monastero senza nessun preavviso, e testimoniato l’efficacia del nostro sostegno, siamo motivati a proseguire con dedizione questo importante lavoro umanitario, assicurando che i bambini crescano in un ambiente sicuro e protetto, nonostante le difficoltà circostanti.

Come venite accolti quando vi recate in questi posti?

Christopher, Massimo e Rossella con i bambini

Quando arriviamo in Birmania, veniamo accolti molto bene, poiché le persone del posto sono molto umili e apprezzano il nostro aiuto. I bambini, in particolare, sono inizialmente timidi, soprattutto a causa della barriera linguistica, ma presto si aprono e ci abbracciano affettuosamente. Facciamo spesso videochiamate con loro, quindi molti ci riconoscono dai nostri precedenti viaggi. Durante le ore di lezione non li disturbiamo, ma nelle pause giochiamo insieme. Oltre alle necessità materiali, questi bambini hanno un grande bisogno di affetto e contatto fisico. Al momento della nostra partenza, ci salutano creando momenti molto emozionanti per noi. Le emozioni che proviamo sono intense e a volte ci fanno desiderare di adottare i bambini sul posto, senza pensare alle difficoltà pratiche che potremmo affrontare una volta tornati in Europa.

Oltre alla Birmania avete altri paesi in cui siete attivi?

Il secondo progetto è nato in Malawi, grazie alla collaborazione con la comunità di Sant’Egidio, che opera in diversi stati africani, incluso il Malawi. Qui abbiamo costruito da zero una casa-famiglia per bambine senza tetto. La situazione in Malawi è diversa da quella in Birmania: mentre in Birmania ci sono molti orfanotrofi che, sebbene poveri, offrono un riparo ai bambini, in Malawi i bambini abbandonati o orfani vivono per strada. Abbiamo deciso di iniziare con una casa-famiglia per bambine perché sono più vulnerabili rispetto ai bambini, essendo spesso soggette a violenze e maltrattamenti. Sant’Egidio, avendo lavorato in Malawi per quasi 20 anni, ha trovato il terreno necessario, poiché noi non potevamo acquistarlo direttamente, mentre noi di Children Do Matter abbiamo interamente fornito i fondi per la costruzione della casa-famiglia.

Ora, in questa casa, accogliamo bambine tolte dalla strada, che ricevono un’educazione e vengono mandate a scuola. Vengono loro assegnati dei compiti domestici, come pulire e cucinare, e c’è anche un piccolo orto dove imparano a coltivare. Quando raggiungono i 18 anni, sono pronte per affrontare la vita. Recentemente, abbiamo acquistato tre macchine da cucire, poiché il settore tessile è molto sviluppato in Malawi. Oltre alle attività giornaliere e alla scuola, le bambine imparano a usare le macchine da cucire, preparandosi così per un lavoro che potranno facilmente trovare una volta uscite dalla casa-famiglia. In questo modo, quando lasceranno la struttura, avranno le competenze necessarie per mantenersi autonomamente. Nonostante le difficoltà burocratiche, siamo riusciti a creare un ambiente sicuro e educativo per queste bambine. Abbiamo scelto di concentrarci sulle bambine perché, vivendo per strada, sono particolarmente esposte a rischi e abusi. L’intero progetto è stato pensato per fornire alle bambine non solo un tetto e cibo, ma anche un’educazione pratica che le renda autonome. Questo approccio integrato garantisce che, al compimento dei 18 anni, le ragazze siano pronte a lasciare la casa-famiglia con le capacità necessarie per vivere in modo indipendente e dignitoso.

Come fate a mantenere i contatti con chi gestisce questi orfanotrofi / casa di accoglienza?

Attualmente in Birmania, a causa della dittatura militare che persiste da ormai tre anni, non possiamo viaggiare direttamente nel paese. Le severe restrizioni imposte dalle autorità rendono difficile l’ingresso e complicano le comunicazioni. Inizialmente, dopo il colpo di stato, abbiamo avuto gravi difficoltà nel contattare le persone locali e nel trasferire fondi a causa del blocco bancario totale. Nonostante queste sfide, manteniamo un legame stretto con le comunità locali attraverso videochiamate regolari, scambi di foto e aggiornamenti costanti. Sia in Birmania che in Malawi, i nostri contatti ci permettono di essere informati direttamente sulle necessità urgenti dei bambini e delle strutture che li ospitano.

Per ottimizzare l’efficacia delle nostre donazioni, abbiamo adottato un approccio collaborativo e diretto. Quando i sostenitori desiderano contribuire, ci contattano in anticipo per informarci su cosa è necessario in quel momento specifico. Utilizzando guide locali di fiducia, acquistiamo direttamente sul posto gli articoli richiesti, come spazzolini, scarpe, medicinali o altri beni essenziali. Questo approccio ci consente di garantire che ogni donazione sia impiegata in modo efficiente e mirato, rispondendo direttamente ai bisogni immediati dei bambini. In questo modo, riusciamo a mantenere un ordine nella distribuzione delle risorse e ad assicurare che i beneficiari ricevano l’aiuto necessario senza ritardi o complicazioni dovute alla distanza e alle restrizioni di viaggio.

Per ulteriori dettagli sui progetti in corso, è possibile visitare la pagina dedicata sul sito web di “Children Do Matter“. Tutte le novità sono disponibili nel blog e sulla pagina Facebook dell’organizzazione.

https://www.facebook.com/ChildrenDoMatter.org