
Sulla riva di Caldonazzo
di Caterina Moscini
Avanza, scalzo, sulla spiaggia ghiaiosa, con passo deciso. Prende posto tra la gente, nella speranza di assicurarsi il passaggio verso l’ingresso al lago. Chiede permesso al numeroso pubblico che si è assiepato, per vedere meglio la gara. Porta la canoa olimpica ingombrante sulla spalla e, con la pagaia in mano, si fa largo per non colpire, senza volere, qualcuno degli astanti. Lo salutano ragazzi e adulti.

Ormai tutti lo conoscono: detiene il titolo di campione d’Italia della categoria junior da più anni. Porta la maglietta azzurra, con la sigla della società che sponsorizza; questa appare minima, su di lui, perché i suoi pettorali e le sue braccia muscolose la riempiono tutta, mentre i pantaloncini scompaiono all’interno del kajak, una volta seduto.
Lo chiamano per nome ad alta voce «Forza Stefano, ti stiamo aspettando!» Gli fanno gli “in bocca al lupo” calorosi e sinceri. Lui sembra non curarsene abbastanza, anche se risponde con educazione e ringrazia. Entra nell’acqua con gesto deciso; è soddisfatto e un poco emozionato, tuttavia prende il largo verso le boe che segnano il campo di gara. Ma è presto per la competizione che sarà disputata sui duemila metri. Stefano Marini si troverà al fianco fior di canoisti che si dedicano a questo sport a tempo pieno. Scende in acqua col desiderio di scaldare i muscoli e provare il percorso.
Oggi ci sono oltre novanta ragazzi che disputeranno il titolo dell’anno in corso per le varie categorie giovanili. Nell’aria si respira una certa tensione e tanta attesa. Non manca il desiderio di godere dello spettacolo che ogni anno diventa sempre più bello e accattivante tutt’intorno in Valsugana.

L’ambiente è ideale per la manifestazione di oggi: non a caso questo luogo è stato chiamato “il paradiso degli sport acquatici”. Ѐ il più grande lago che appartiene completamente al Trentino, a pochi chilometri dal lago di Levico. Dominato dalle splendide montagne che lo circondano appare al visitatore come un angolo di paradiso destinato ad essere goduto, ammirato e vissuto da sportivi di ogni genere.
Ecco, Stefano Marini che avanza per raggiungere i compagni di squadra mentre un simpatico: – Finalmente, sei arrivato! – riempie l’atmosfera e va a confondersi col vocio insistente dei tifosi più appassionati. Alcuni, tra i fedelissimi suoi fan lo applaudono, lo chiamano per nome e gli fanno gli “in bocca al lupo!”
In lontananza lo si vede, in mezzo al gruppo, subito dopo. Spiccano i suoi capelli scuri, legati a mo’ di rasta. Pare abbia scelto questa acconciatura da non molto tempo, per manifestare vicinanza con quella ispirazione cristiana per rivendicare il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani. In fondo, a lui piace simpatizzare per gruppi etnici, appartenenti a minoranze religiose e di costume. Ama mostrarsi rispettoso verso gli altri, verso, la musica e l’arte. Oltre al suo sport preferito infatti, nel tempo libero, si dedica al canto, accompagnandosi con la chitarra o col pianoforte. Preferisce musica Funky, Reggae, Sol. Ama tutta la musica, ma sceglie ciò che è più conforme alle sue tendenze stilistiche di vita e di pensiero. L’amato Bob Marley diventa suo ispiratore e idolo, come ogni bravo adolescente, sceglie e manifesta per i suoi miti segni tangibili come i dreadlock.
Nel tempo d’attesa della gara gli atleti giocano in acqua e scherzano tra loro.

Stefano Marini è sereno con i compagni a godere un avvenimento ludico che lo aiuterà a superare i momenti di ansia che si scateneranno presto durante la competizione. I tempi che precedono la gara sono particolarmente intensi e sofferti anche dagli avversari. La cosa che più conta è la tranquillità d’animo che nasce dalla consapevolezza di avere eseguito, durante l’allenamento, gli esercizi più efficaci e richiesti dalla gara stessa. Più la preparazione è stata dura, maggiore potrebbe essere la probabilità di avere successo in gara. Del resto ogni atleta conosce a fondo le peculiari capacità dell’avversario e sa come utilizzare le proprie forze, applicando la tecnica più appropriata che vanificherà e allontanerà la difficoltà di subirlo.
Stefano ne ha fatte di gare e ha riportato vari trofei, con una tattica che gli appartiene, ormai. Una gara come questa “è nelle sue braccia”, commentano tutti gli spettatori, ma sostiene questa teoria soprattutto il suo allenatore. Facciamo anche noi gli scongiuri perché niente lo possa fermare.
Del resto nel gruppo degli atleti che sono pervenuti a Caldonazzo da tutta l’Italia ci sono giovani che non temono la performance. Hanno tanto di quel talento e coraggio che, con l’esercizio quotidiano, hanno fatto di sé stessi veri e propri componenti di una squadra temibile. Oggi sono in diciotto, appartenenti alla categoria “junior Kajak di velocità” ad apprestarsi a scendere in campo per la selezione. Stefano, come gli altri, è scaramantico, affronta con serenità la routine, ma cura i dettagli ed evita il nuovo. Sa di contare sulle proprie capacità che non sono infinite, pertanto tende a non sottovalutare nessun altro elemento o avversario. Le condizioni ambientali sconosciute, i comportamenti degli avversari che non sempre esplicitano tecniche e strategie nuove perché usate solo in gara, mettono i ragazzi in allarme. Anche queste sono le ragioni che creano negli animi le tensioni inevitabili che ogni gara porta con sé. Tanti sono i “trabocchetti” che abilmente vengono nascosti per giocarli come “asso nella manica” dai più furbi o dai più seguiti dagli allenatori che determinano le varie e giustificate preoccupazioni.

Il suo allenatore lo segue, in bici, sulla riva del lago e non lesina consigli mentre col cronometro rileva i tempi di percorrenza dei vari tratti. Questo gli consente una certa serenità e stabilità emotiva che lo conforta. Non a caso nell’ambiente è conosciuto come l’atleta più talentuoso del gruppo. Gli avversari lo temono e gli amici gli riconoscono doti speciali non solo in ambito sportivo. Il suo bel volto abbronzato appare nella sua naturalezza rilassato e serio, pronto al sorriso e a misurarsi.
Giunge il momento della gara.
L’allenatore dà le ultime raccomandazioni, mentre ha inizio la manifestazione.
Il fischio del giudice di gara dà il via alla competizione che si sviluppa dalla batteria alla gara finale, permettendo una selezione graduale fino a consentire il podio ai primi tre arrivati. Lo spettacolo che si offre al pubblico è sorprendente e unico, come in ogni manifestazione atletica, del resto.

Al “pronti via!” del giudice di gara, una nuvola bianca di spuzzi si solleva dietro la spinta delle pagaie che affondano ritmate nell’acqua del lago. I kayak, in una corsa di velocità sorprendente, spinti in avanti in modo propulsivo e impetuoso, avanzano in una danza lineare, appena ondeggiante e compatta. Inizialmente sono quasi tutti gli atleti allo stesso livello e così procedono nei primi cento metri, con fare disinvolto e spettacolare. Il gesto atletico si presenta nella sua totale bellezza e provoca nello spettatore un’ondata di euforica ed emozionante risposta, che rumorosa sale verso il cielo, trasportando con sé il cuore degli atleti che si impegnano al massimo nelle loro capacità.
Ogni ragazzo, oltre a rimanere saldamente ancorato alla sua barca, deve ponderare tempi e ritmi di gara particolari che gli permetteranno di arrivare per primo nella selezione. Inoltre deve dimostrare di possedere sangue freddo nella gestione della forza, della tenacia e della propria tecnica. Solo in questo modo potrà competere e raggiungere l’obiettivo della vittoria nella gara finale. Siamo ormai alla fase conclusiva.
Stefano Marini è tra i finalisti nelle varie batterie, ma le insidie non sono ancora finite. Le sue braccia hanno già spostato masse abbondanti di acqua e le sue mani sono abbastanza stanche, ma questo è problema di tutti gli atleti presenti. Ѐ rimasta l’ansia da prestazione in agguato.

Eccolo, posizionato in acqua quattro, sulla linea di partenza. La postazione che si è conquistato nella selezione gli è favorevole. Il giudice, dopo tentativi di false partenze, dà il via finalmente e le canoe si muovono ondeggianti, ma veloci nel turbinio delle goccioline che brillano come diamanti per l’ultimo raggio di sole che le attraversa.
Stefano, come al solito, non ha fatto una bella partenza e sembra muoversi con un certo ritardo sul gruppo che lo precede rumoroso. I suoi sostenitori temono per lui. Ma in lontananza ciò che appare è talvolta effetto di una visione prospettica poco favorevole a chi assiste. C’è, infatti, qualcuno che dal pubblico, con l’aiuto del binocolo dice ad alta voce «Stefano sta rimontando in progressione di colpi e, con la velocità che ha sulle braccia, vincerà!» I suoi amici gridano soddisfatti «Forza Stefano. Sei forte! Sei il più grande!» e fanno gli scongiuri. E, mentre nei tempi stabiliti, la “Nelo” gialla del pupillo stacca sulle altre canoe, “bruciando” il traguardo con alcuni secondi di anticipo sulle altre, il fragore provocato dalle pagaie si mescola al vociare del pubblico e alla gioia di chi arriva per primo. Il delirio di calorosi applausi e acclamazioni della folla è immenso.
Stefano lascia la barca in postazione e sale con i due atleti che hanno toccato dopo di lui l’arrivo.

Appena si presenta sul palco della premiazione è un’ovazione da parte del pubblico. Tutti gli riconoscono la bravura dell’arrivo sorprendente perché ha migliorato il suo tempo in modo inaspettato durante la gara.
Il presidente della società ospitante raggiunge la postazione del podio che è stato issato, al centro del palco, e ad alta voce proclama il vincitore al quale viene aggiudicata la medaglia d’oro. Stefano Marini sale per primo sulla postazione che merita. Seguono l’argento e il bronzo tra gli applausi più sentiti del pubblico. I tre si abbracciano e, con le mani nelle mani alzate, raccolgono felici l’applauso scrosciante di un pubblico generoso e soddisfatto. Le foto si moltiplicano, i ragazzi sono visibilmente emozionati, e solo un poco stanchi. Questa è davvero la meraviglia dello sport. Arriva nell’animo di chi lo ama e lascia una soddisfazione speciale.
Quando Stefano scende con la medaglia d’oro al collo e l’attestato di merito, la madre di lui lo abbraccia per prima e il giovane si lascia andare in un dolcissimo pianto di soddisfazione, consapevole che al risultato si arriva quando seriamente si affrontano le difficoltà.