08/07/2025
Come e quando usare i puntini di sospensione
Rubriche Sentieri tra Logos e Parole

Come e quando usare i puntini di sospensione

Mag 17, 2024

L’uso dei puntini di sospensione viene spesso affidato all’estro del momento dalla maggior parte degli aspiranti scrittori. Nonostante ciò, esistono delle regole molto semplici che li riguardano.

Vanno messi sempre in numero di tre. E non due o quattro, come spesso accade. Due puntini non indicano una “sospensione abbozzata”, e quattro non identificano una pausa più prolungata di tre. Di conseguenza, la regola per le sfilze di puntini non c’è, perché non si usano.

Ci vuole sempre uno spazio dopo i puntini di sospensione. L’unica eccezione accettabile è che una frase si apra con i puntini.

Per esempio: […Non saprei. ].

La forma preferibile resta: [ … Non saprei. ].

Mentre è del tutto errato: [ Non saprei…tu cosa dici? ]

La forma corretta è: [ Non saprei… tu cosa dici? ].

Confermo che questo orribile errore è diffusissimo.

A livello di forza di interpunzione vengono considerati parificati a [ ! ] e [ ? ],  e quindi sono un segno semi-debole. O semi-forte, se preferite. Quindi possono chiudere un periodo. Se  lo chiudono (uso forte, al pari di un punto fermo) segue la maiuscola. Se non lo chiudono (uso debole) segue la minuscola. Per capire se li stai usando in maniera forte o debole, prova a sostituirli con un punto: se funziona, li stai usando in maniera forte (e quindi poi ci vuole la maiuscola); se non funziona, allora li stai usando in maniera debole e la maiuscola non ci va. In generale, hanno uso forte quando si vuole lasciare in sospeso una frase, mentre hanno uso debole quando si vuole creare una pausa all’interno di una frase.

Se un discorso diretto si chiude con i puntini di sospensione e non è seguito dalla sua reggente, dopo le virgolette di chiusura è necessaria la maiuscola, perché in questo caso fungono da punteggiatura forte chiudendo il periodo. Mentre non è indispensabile il punto, per una regola di non-replicazione della punteggiatura.

Esempio corretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…» Mi sorpresi del suo sguardo triste. ].

Esempio scorretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…» mi sorpresi del suo sguardo triste. ].

Alcuni editori, in base ai propri normari, possono optare per utilizzare il punto in caso la battuta sia una subordinata complementare e chiuda il periodo. Ma personalmente ti suggerisco di farne a meno.

Esempio corretto: [ Lucia mi disse: «Ciao, stavo pensando a te…». Mi sorpresi del suo sguardo triste. ].

Se invece il discorso diretto è seguito, dopo le virgolette di chiusura, dalla propria reggente (in genere una frase con verbum dicendi), allora l’uso è sicuramente debole e la maiuscola è sbagliata.

Esempio corretto: [ «Ciao…» mi disse Lucia con uno sguardo triste. «Stavo pensando a te». ].

Esempio scorretto: [ «Ciao…» Mi disse Lucia con uno sguardo triste. «Stavo pensando a te». ].

(In quest’ultimo caso, in base all’editore potremo avere una virgola o meno di seguito alle caporali, entrambe le scelte sono corrette)

Esempio corretto: [ «Ciao…», mi disse Lucia con uno sguardo triste. «Stavo pensando a te». ].

A livello formale: mai mettere spazi tra un puntino e l’altro: [ . . . ].  Nota anche che i puntini dovrebbero essere un unico carattere, e non tre punti uno dopo l’altro. Puoi impostare il tuo software di videoscrittura (Word in genere è già impostato) in modo che sostituisca automaticamente i tre punti con i puntini – questo ti permetterà anche di risparmiare caratteri in vista dei limiti dei concorsi, e tre punti appaiono più disordinati rispetto al carattere-puntini).Infine, desidero concludere questo articolo sottolineando l’ovvio.

Dalla Treccani, Sospendere: sospèndere v. tr. [lat. suspĕndĕre, comp. di sub «sotto» e pendĕre «tenere appeso»] (coniug. come appendere). – 1. letter. Attaccare, fissare un oggetto in alto in modo che non tocchi terra o il piano d’appoggio; 2. fig. a. Interrompere per un periodo di tempo determinato o indeterminato.

Questo significa che dire «Non è il momento giusto per parlare…» è un discorso che resta sospeso, non detto, che rimane, in questo caso, in sospeso tra i due personaggi che stanno parlando. Il messaggio è chiaro, intero. Ciò che è sospeso è ciò che accadrà tra i due attenti, ma, a tutti gli effetti, ciò non ha a che fare con la comunicazione che si è svolta per intero ed efficacemente.

I punti di sospensione lasciano in sospeso, (scusate il terribile gioco di parole) un concetto, un’affermazione, una frase. Di conseguenza se trovo in un testo da correggere qualcosa come: «Cassandra osservò l’asfalto… martoriato da una ragnatela di crepe… quella notte l’aria salmastra era… gelida e… opprimente», capisco una cosa di quello scrittore. Non sa usare la punteggiatura. Il pathos non si crea con i puntini di sospensione, con quello, al limite, si può mettere in seria crisi la salute mentale del lettore. Siete scrittori, siate colti almeno per ciò che vi occorre. Nessun professionista o aspirante tale gira senza la cassetta degli attrezzi, soprattutto, senza saperla usare.

Buona scrittura a tutti!

articolo a cura di Antonella Di Moia