23/04/2025
La casa degli spiriti: fra i classici senza tempo
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La casa degli spiriti: fra i classici senza tempo

Apr 5, 2024

«Barrabas arrivò in famiglia per via mare, annotò la piccola Clara con la sua delicata calligrafia. Già allora aveva l’abitudine le cose importanti e più tardi, quando rimase muta, scriveva anche le banalità, senza sospettare che, cinquant’anni dopo, i suoi quaderni mi sarebbero serviti per riscattare la memoria del passato e per sopravvivere al mio stesso terrore

Il Libro

L’amore, la magia, il mistero, i sogni si mescolano alle violenze e agli orrori della guerra cilena che portò all’ascesa di Pinochet. Una saga familiare del secolo scorso cui si rispecchiano la storia e il destino di tutto un popolo. Un grande affresco che, per fascino ed emozione, può essere paragonato, nell’ambito della narrativa sudamericana, soltanto a Cent’anni di solitudine di García Márquez.

Alle Tre Marie, splendida tenuta di proprietà di Esteban Trueba, si intrecciano le passioni dei diversi protagonisti: Clara, la moglie del proprietario, trascorre un’esistenza avvolta nei ricordi; Férula, sorella di Esteban, dedica la sua vita agli altri; Blanca è innamorata di un servo del padre, Pedro, che avrà parte nella guerriglia della rivoluzione; Alba, la nipote, dovrà invece affrontare la dittatura mentre Esteban scoprirà, proprio a causa dei tragici eventi politici del suo paese, di amare innanzitutto la sua famiglia.

La storia di un colpo di stato narrata attraverso una famiglia

La storia si svolge in un paese dell’America Latina e racconta le vicende travagliate di quattro generazioni di una stessa famiglia, sullo sfondo degli eventi storici di inizio del secolo in Sud America, in un paese mai nominato, ma probabilmente identificabile quello di provenienza dell’autrice: il Cile.

La storia narra della famiglia Del Valle e dei suoi capostipiti, Nivea e Severo. Nonostante il tipo di struttura narrativa, la storia privilegia Clara, la figlia di Nivea, lasciandole affiancare gran parte degli eventi come collante di tutti i personaggi e protettrice. La sua figura è  particolare fin da bambina, visto che è in grado di parlare con spiriti, di spostare gli oggetti con il pensiero, di predire il futuro. Questa figura magica, a tratti eterea, è enfatizzata dallo stile dell’autrice che, tra paradosso, comico e cruento, tratteggia Clara e ogni personaggio in modo familiare, a tratti intimo.

I luoghi della storia principali sono la tenuta delle Tre Marie e la residenza “di città” dei Del Valle. Scegliere di usare pochi posti e definirli aiuta il lettore a concentrarsi sulla carambolata di eventi che si intersecano in modo chiaro e perfetto. La descrizione è molto curata e caratterizza gli eventi quanto i personaggi. Il tempo della storia invece ha un respiro  ampio, che racchiude quasi un secolo di storia, e l’autrice usa spesso delle anticipazioni narrative creando dei piccoli disallineamenti temporali che permettono l’incastrarsi dei fatti e generano aspettative. L’esempio lampante è quando Clara legge i libri di magia dell’eccentrico zio e ci viene accennato del rogo della vergogna che li riguarderà più avanti.

Una nota a parte va esplicata riguardo la voce narrante. Nella parte iniziale il narratore è esterno, così come il punto di vista. Poi Esteban Trueba diventa narratore interno, e quindi il punto di vista diventa interno anch’esso. Quest’alternanza rende un effetto oggettivo che potenzia le scene in punto di vista interno. Ho trovato il contrasto della figura di Estefan Trueba tra i più riusciti in assoluto: fuori viene visto come un freddo proprietario terriero, iracondo. Quando invece è la sua voce che racconta di sé, l’effetto è struggente. Non esiste l’uomo egoista che tutti vedono, ma un uomo solo, incapace di “gestire” i rapporti umani con la facilità con cui lo fa nel lavoro.

La casa degli spiriti è una sorta di autobiografia dell’autrice (la si può infatti ritrovare nella figura di Alba) trasfigurata, tanto è vero che la maggior parte degli eventi sono chiaramente frutto della sua immaginazione di autrice e non certo della sua esperienza di vita. Ma resta il fatto che il libro nasce da fatti  accaduti che l’hanno vista vivere con due donne straordinarie, come sua madre e sua nonna e assistere al colpo di stato di Pinochet in Cile. La vicenda è stata però “trasportata”, nel caso del libro, nella sua città natale.

Il romanzo ha un filo conduttore non standard, che si compone di aneddoti, a volte divertenti (vedi il tentato avvelenamento  di Barabas) ma anche dolorosi.

Ciò che più mi sorprende di questa autrice è il modo in cui fa collimare l’esistenza di Rosa, sorella di Clara, definita ragazza sirena, dai capelli verdi e pelle dai riflessi azzurri, con la violenza della repressione contro i socialisti.

Un’opera dove il cambiamento epocale accompagna il romanzo di Formazione

È come se a tratti l’autrice  avesse voluto mostrare l’intimo affaccendarsi, anche in un mondo proprio e irraggiungibile, sconvolto da eventi esterni che minano la tranquillità e l’evolversi del destino. Per questo è un’opera che suscita emozioni contrastanti: gioia, per la passione di certi passi che descrivono la l’amore con cui due persone traggono vita l’uno dall’altra; rabbia, per le crudeltà inflitte su persone innocenti che tentano semplicemente di aiutare chi ha veramente bisogno; di divertimento, che troviamo in particolar modo grazie allo zio svitato di Clara che gira in giardino  in perizoma, oppure le disavventure della domestica Nana.

La trasformazione del personaggio è qui portata all’estremo, fino al contrasto. Ognuno di essi vive e giunge al suo opposto, contraddicendosi, portando così il lettore in una tale condizione di perplessità che impedisce un qualsiasi giudizio. Questo avrebbe potuto rendere un effetto “caricatura”, eppure il fatto che i personaggi  ricoprano ruoli tangibili, complicati e cruenti, evita la caduta della credulità del lettore.

Le prime pagine hanno una tale leggerezza che non mi aspettavo di vedere un ritratto della società cilena all’interno di una sola, seppur numerosa, famiglia. Credo che il contrasto sia dovuto anche a questo: l’intersecarsi della scrittura magica della Allende, molto simile a quella di Garcia Marquez – questo libro echeggiava col noto “Cent’anni di solitudine” – con la realtà.

Il finale è circolare. Per tutto il libro vediamo Clara scrivere una specie di diario per aneddoti. Le ultime frasi del libro sono l’inizio del diario che lei inizia a scrivere all’arrivo di Barabas. In quel momento mi sono commossa. Ho sentito come se tutta la storia si riavvolgesse in me, dalla fine, per correre all’inizio e fermarsi su quel cane. Ho pensato a quella bambina che trovava tra le cose dello zio morto questo cucciolo malridotto, e che l’animo umano spesso è così, magari ridotto male da eventi crudi, ma pronto a rifiorire se capita nelle mani di una persona gentile. Soprattutto, nel momento in cui il finale si è fermato con Barrabas, mi sono immedesimata in Clara e mi sono chiesta come fosse riuscita a mantenere la calma nonostante sapesse ogni avvenimento che sarebbe accaduto. Forse è lì che è racchiuso un altro messaggio.

L’autrice

Isabelle Allende, scrittrice e giornalista cilena, nata in Perù ma cresciuta con la madre in Cile. Dopo aver terminato gli studi a Santiago del Cile, lavora dapprima per la FAO, quindi si dedica a un giornalismo impegnato, scrivendo anche per il cinema e la televisione. Nipote di Salvador Allende, vive in esilio dal 1973, anno del golpe organizzato dal generale Augusto Pinochet Ugarte, al 1988, anno della caduta di Pinochet. In esilio scrive il primo romanzo, La casa degli spiriti (1982; ebbe una trasposizione cinematografica nel 1993).Ha scritto romanzi basati sulle sue esperienze di vita, ma ha anche parlato delle vite di altre donne, unendo insieme mito e realismo. In Italia è pubblicata da Feltrinelli.

Consigliato agli amanti della narrativa di genere paranormale e storica.

Articolo a cura di Antonella Di Moia