
Il Fabbricante di Lacrime, ha retto alla trasposizione televisiva?
Uno slow burn romance che non convince.
Di Erin Domm si sapeva poco e niente fino alla sua ospitata da Fabio Fazio, ma anche qui non si riesce a entrare nel privato della scrittrice di cui si conosce soltanto il nome: Matilde. Erin/Matilde ammette di essersi goduta la sua fama in incognito, mentre spopolavano i suoi libri prima su Wattpad e su Amazon, per poi diventare un “caso editoriale” grazie alla Salani.

Dal libro al film il passo è breve e così Il Fabbricante di lacrime, un titolo che a dire il vero promette bene, dopo più di 600.000 copie vendute, diventa una produzione originale Netflix .
Il libro, uno young adult, dalla storia semplice con atmosfere dark, ricalca le vicende di due adolescenti: un lui che si autopunisce e colpevolizza per errori che comunque non riescono ad emergere, una lei che non riesce a stare lontana del “lupo” e che si ritrova comunque contesa fra il bel tenebroso e il ragazzo più popolare della scuola.
Il Libro è un successo, trama a parte, la scrittura è scorrevole, un po’ lenta ma è la scelta stilistica dello slow burn romance a dettarne le regole. Probabilmente questo lento climax che tarda ad arrivare, sul libro ha retto ma sullo schermo no.
Il film diretto da Alessandro Genovese, che ha anche scritto la sceneggiatura con Eleonora Fiorini, è stato prodotto da Iginio Straffi e Alessandro Usai per Colorado Film. Il cast del film è composto da giovanissimi attori poco noti tranne Biondo, rapper che ha partecipato al programma Amici. Gli attori adulti, Sabrina Paravicini e Orlando Cinque, invece sono più conosciuti.
Già dalle primissime inquadrature e battute lo spettatore intuisce che non c’è molto da aspettarsi. Gli attori stentano a farsi comprendere a causa di una recitazione molto “acerba”, alcune parole non è facile afferrarle, infatti è consigliabile seguire il film con i sottotitoli.
Nigel risulta essere un ibrido incrocio fra un Edward Cullen infelice e tenebroso che suona un pianoforte a coda alla bisogna e Jacob Black sempre a torso nudo nel disperato bisogno di fare impazzire gli ormoni delle teen. Il risultato è pessimo! La recitazione non trasmette nulla di dark, né tanto meno di quella passione struggente che dovrebbe distinguere un personaggio come il suo. Insomma, niente Red Flag, come viene fuori dal romanzo. Tranne i continui ammonimenti e le messe in guardia dallo stargli lontano, però il ragazzo non ci fornisce motivazioni valide per farlo. O meglio, gli sceneggiatori non ci hanno dato modo di appurare i perché.
Nica è proprio come deve essere: una falena! Che svolazza e si affanna attorno alla luce, ma non riesce assolutamente a spiccare il volo. Non emerge in nessun punto la passione, il logorio interiore, un briciolo di inquietudine. Anche la scena che tutti attendono dall’inizio, e cioè quando finalmente i due si lasciano andare alla loro “prima volta”, è talmente insipida da farci rivalutare come “erotico” il bacio fra Ron ed Hermione bagnati fradici e mezzi morti nelle segrete di Hogwarts.
Inevitabile la gogna che si è abbattuta sui social contro questo film.
Dialoghi e frasi estrapolati dal libro e recitati a memoria come le poesie di Natale di fronte ai parenti. Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni dovrebbero inoltre trasmettere le loro emozioni attraverso giochi di sguardi, slanci e tensioni, ma di tutto ciò arriva ben poco.
Tanti i vuoti di trama che hanno lasciato in sospeso più di un interrogativo.
Un esempio? Perché Nigel pensa di meritare punizioni e di essere un reietto? Non pervenuto. Nemmeno vi è spiegazione alcuna su come e perché i due dal fiume siano finiti in ospedale. Il figlio morto dei genitori adottivi? Anche su di lui non facciamoci domande, tanto non avremmo risposte. Infine, la scena del Tribunale, avrebbe dovuto trasmetterci la risoluzione e il superamento dei traumi dei protagonisti, ma anche questa diventa completamente distante da ciò che potrebbe accadere nella realtà e si rivela come una farsa.
Ma ciò che ha fatto adirare più i fan della Doom è stato il mancato riadattamento. Un film non può essere palesemente italiano, con attori italiani e girato in luoghi italiani e non mantenerne i connotati, questo crea una spaccatura evidente che ha reso debole il tutto, e così infatti è stato. La sceneggiatura è risultata falsata, grosso limite ed errore che nella letteratura e nelle scuole di scrittura e sceneggiatura viene messo sempre in evidenza, onde evitare che venga commesso. Ciò che il lettore vuole e lo spettatore reclama è credere in ciò che legge o vede!
Un vero peccato insomma. Perché sarebbe stato possibile con Netflix avere con un buon prodotto italiano una maggiore visibilità a livello internazionale, visto che il libro è stato tradotto in più di 10 lingue.