
Pamela, un romantico sogno veneziano
Forse, dopotutto,
me la merito anch’io una fetta di felicità.
La storia di Pamela suona come un sogno romantico, due personaggi appartenenti a mondi diversi che riscoprono l’Amore l’uno nell’altro.
Pamela è una donna che non ha mai realmente vissuto “Cercava nelle rughe e nei solchi del viso il percorso che non aveva ancora fatto”. Stretta in seno ad una famiglia dalle rigide regole che avevano permeato tutto il suo mondo, era stata cresciuta ed educata da genitori attraverso stereotipi e pregiudizi, fornendole come uniche certezze il credo in un Dio giustiziere e un mondo stracolmo di insidie e pericoli. Unico rifugio e scampo da tanto male era la pace del focolare domestico “Fuori c’erano l’imprevisto e il caos, (…) avrebbe potuto farsi male, e lei aveva paura, orrore del male. Le avevano insegnato, fin da bambina, che dove c’è il Male c’è il diavolo…”
Fin dall’adolescenza, Pamela aveva maturato insicurezze e paure portandole con se come una zavorra; ormai donna aveva imparato a controllore tutto ciò, mascherandosi dietro a grandi lenti e mortificandosi dentro informi abiti grigi e logori, con piacere della madre sempre pronta a ricordargli l’importanza del rigore e della parsimonia.
Unico motivo di gioia e al contempo costate motivo di rimpianto, il ricordo di un amore irrealizzabile: quello con don Fabrizio; che da un’infatuazione adolescenziale, Pamela tramuta in un primo amore ideale, che le fornisce il pretesto per fantasticare sul suo stato di vittima del dovere.
La Pamela adulta vive un rapporto con la madre che si regge su un insano equilibrio fatto di dispotismo e sottomissione. L’ anziana madre, Giuditta, un’egoista, ipocondriaca e prevaricatrice ha ridotto Pamela ad uno stato di sudditanza. Giuditta controlla ogni aspetto della vita della figlia, ignorandone esigenze e desideri. Pamela, vulnerabile e impotente di fronte al suo controllo, si sente oppressa e incapace di esprimere la propria individualità, vivendo in un ambiente tossico e oppressivo.
In questo contesto l’unico spiraglio sembra essere il cugino Sandro, benvoluto dalla madre perché medico e dunque degno di cieca fiducia; Sandro diviene quindi quel porto sicuro in cui approdare per la soluzione di ogni problema.
La storia ha la svolta inaspettata quando, per un sapiente intreccio fatto di scambi di persona ed equivoci, Pamela incontra nel mondo virtuale Massimo, un fotografo dongiovanni interessato solamente a donne belle e frivole.
Massimo l’elemento di rottura nell’anonimo quotidiano
Attraverso i messaggi e le immagini scambiate, i due protagonisti riescono a creare un legame profondo e intenso, che gli permette di esplorare i lati più profondi delle loro anime. Insieme, i due protagonisti, scoprono il vero significato della vita e dell’amore, imparando a valorizzare le cose semplici e vere che rendono ogni istante unico e irripetibile.
In questo corteggiamento inusuale scoprono un modo tutto loro di vivere l’amore, fatto di piccole attenzioni, di gesti dolci e intimi. Pamela si scopre una donna forte, determinata, con una nuova voglia di indipendenza, ma anche fragile e vulnerabile quando si tratta di osare.
Un Massimo in modalità virtuale la porta a visitare i luoghi più suggestivi di una città a tratti nuova, docile Pamela si fa guidare nel suo intimo da questa voce, che la conduce a riscoprire bellezza e sensualità grazie ai sapori e ai profumi di Venezia.
Dal canto suo Massimo, disorientato e rinnovato da questa esperienza platonica decide di mettere da parte la sua fama e la superficialità delle sue relazioni passate, per concentrarsi sulle cose veramente importanti della vita: l’amore, l’empatia e la bellezza interiore, tutti aspetti che in una donna aveva sempre trascurato a favore del lato estetico. Un nuovo Massimo in cui egli stesso stenta a riconoscersi: “Mi sto perdendo, non so più chi sono e in qualche modo credo che c’entri anche tu, in tutto questo”.
Ma questo sogno riuscirà a tramutarsi in realtà? Come ogni storia d’amore non potevano mancare i personaggi che ostacolano i due innamorati, una la conosciamo già: Giuditta, la madre di Pamela.
Ma anche Massimo ha qualcuno non troppo ben disposto a mollare la presa.
Toccherà adesso al lettore scoprire se la ritrosa, timida e per nulla alla moda Pamela rispecchierà l’immagine che Massimo si è costruito di lei. Ma soprattutto, Pamela sarà disposta a vincere la sua atavica paura del mondo e mostrarsi al suo corteggiatore?
Martina Greta Colonna riesce a lasciare il lettore con il fiato sospeso fino alla fine, garantendo il colpo di scena anche in questo Romance dove nulla sembra essere troppo scontato, perché quando tutto slemberebbe incanalarsi verso un finale certo, l’autrice sferrerà “l’affondo” che il lettore proprio non aveva calcolato.
CRITICA: C’è posta per te!
C’è posta per te è un film del 1998 dove i due protagonisti, Tom Hanks e Meg Ryan, iniziano un corteggiamento epistolare/ virtuale che li porta e li guida verso un’intima conoscenza non solo dell’altro ma anche di sé stessi. Oggi, nell’era dei social parrebbe difficile immaginare che si possa sviluppare un testo costruito in tal senso, ma Martina Greta Colonna riesce con abili strategie ed astuzie a rendere più che credibile la storia di Pamela e del suo corteggiatore virtuale.
Pamela e Massimo si incrociano nel mondo reale, ma è nel nascondimento del proprio “io” che riescono a rivelarsi l’uno all’altro e ad attuare la propria crescita. L’autrice ci porta così ad assistere in parallelo a due metamorfosi contrapposte ma speculari.
Mentre Pamela riscopre il gusto per la vita, per i sapori per i colori per l’estetica, dismettendo ogni giorno di più i panni informi e grigi, Massimo comincia un viaggio introspettivo che lo separa dalla vita fatta di mera apparenza, dove le donne erano solo un terreno di caccia.
Pamela, con la sua sensibilità e intelligenza, riesce a penetrare l’animo di Massimo e a fargli capire che la vera bellezza non risiede solo nell’estetica visiva, ma anche nelle emozioni e nei sentimenti che un’immagine può trasmettere. Pamela si riscopre una donna in cerca di sé stessa, di una nuova identità che possa rispecchiare il suo cambiamento interiore.
Una metamorfosi incrociata
Mentre Massimo riesce a fare perdere Pamela tra le calli strette e i canali silenziosi di Venezia, alla scoperta della felicità. Grazie a Pamela, invece, Massimo trova finalmente la pace e la serenità che cercava da tanto tempo, aprendo il suo cuore e la sua mente a nuove esperienze e sensazioni.
L’abilità descrittiva della scrittrice ci fa percepire tutte le ansie, i dubbi, le paure ma anche le speranze e i desideri dei due protagonisti in un crescendo di emozioni.
In Pamela, ad esempio, attraverso il modo di vestire possiamo notare come l’esterno rifletta il mutamento interiore, da vestiti scuri e sobri a colori più vivaci e luminosi, da capelli raccolti e aspetto minimalista a uno stile più audace. La metamorfosi di Pamela è una metamorfosi psicologica, un viaggio interiore verso la propria autenticità e libertà. Martina Greta Colonna ci fa vivere ogni singolo passo di questo percorso, facendoci sentire vicini a Pamela, partecipi della sua crescita e del suo cambiamento.
Così il lettore quando finalmente emergerà la farfalla da questa crisalide, non potrà non sentirsi parte di questa trasformazione.
ANALISI: Un Romance moderno in stile Austen
La delicatezza della stile e la costruzione narrativa di Pamela rimandano ai romanzi di Jane Austen, in cui l’intreccio e lo sviluppo della trama si fondono sia con la crescita dei personaggi che con le descrizione dei luoghi cari all’autrice.
Martina Greta Colonna sceglie come voce del suo racconto un narratore onnisciente, eterodiegetico con focalizzazione interna, che in alcuni punti della storia porta la narrazione ad una svolta di tipo intimistico, grazie al modo in cui l’autrice riesce a catturare l’attenzione del lettore attraverso la descrizione dei dettagli, delle situazioni e delle emozioni di tutti i suoi personaggi: questo ci riporta a come si riesce a penetrare la mente e il cuore di Pamela, vivendo con lei ogni emozione, ogni dubbio e ogni speranza.
Fondamentale la scelta del tempo verbale in ogni narrato, sarà questo infatti che determinerà la relazione fra lo scrittore ed il lettore, Pamela è il romanzo del tempo Imperfetto, il modo preferito da Thomas Mann, che con convinzione ne sosteneva la sua preminenza nella diegesi.
Questo romanzo presenta una peculiarità, in quanto, pur non essendo uno scritto epistolare vede i protagonisti interloquire solo attraverso “missive”: i due non dialogano direttamente, ma attraverso messaggi ed immagini. La costruzione, dunque, di questa comunicazione alternativa deve svolgersi sul piano del moderno “botta e risposta” fatto di poche righe, da ciò derivano dunque dialoghi abilmente strutturati che fanno sentire il lettore come uno spettatore ad una partita di tennis.
Personaggi veri con un pizzico di autobiografia
In linea con i dettami di chi insegna a descrivere i personaggi partendo da una base conosciuta, per dare loro spessore e credibilità, non è difficile rintracciare note autobiografiche in Pamela, che come l’autrice vive a Venezia e ama la musica tanto da farne il fulcro della sua vita.
In Pamela i personaggi sono delineati e caratterizzati non basandosi sulla ormai desueta descrizione fisico/ caratteriale ma attraverso le azioni e i vissuti. Della protagonista, Pamela, cogliamo il suo essere donna che porta sulle spalle il peso della sua famiglia, dalla sua postura dimessa, dai suoi occhiali antiquati, dagli abiti desueti, indizi seminati abilmente lungo tutto il romanzo, che ci raccontano la paura di vivere pienamente, bloccata dai doveri e dagli obblighi che Pamela ha accettato fin da piccola.
Massimo, il fotografo, in alcuni punti finisce per essere un personaggio Coprimario, da solo tiene la scena, con le sue riflessioni, i suoi dubbi e i suoi amori. Così come Giuditta, madre burbera e ingombrante di cui finisci per conoscere tutte le malattie e gusti culinari.
Una trama che cattura fin dalle prime pagine, dunque, e che regala un’esperienza di lettura coinvolgente e indimenticabile.
Il Genere
La trama di Pamela risulta fin dall’incipit strutturata secondo i canoni classici del Romanzo di Formazione, in cui la protagonista affronta un percorso di mutamento e crescita; pur tuttavia sembra essere presente la struttura tipica del genere Romance che ricalca quello della fiaba di Propp, e che ci indica che potremmo collocare Pamela come appartenente a questo genere letterario.
Consigliato a:
chi ama le storie d’amore intimiste e profonde, raccontate con sensibilità e maestria; a chi sogna una favola moderna da vivere a Venezia; a chi ama le storie d’amore in cui lui è un impenitente dongiovanni e lei una ragazza un po’ retrò, ma che saprà sbocciare; a chi ama ancora aprire un libro per sognare.
L’Autrice:
Martina Greta Colonna è violinista diplomata al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, laureata in Lettere e Filosofia presso Ca’ Foscari. Vincitrice di numerosi premi sia in campo musicale che letterari vanta una lunga esperienza in campo concertistico. Dal 2004 riesce a intrecciare la sua passione per la Musica al suo lavoro di insegnante, dando vita e dirigendo la Scuola di Musica e l’Orchestra della Scuola Steineriana di Oriago. Dal 2021 si dedica a tempo pieno al lavoro di scrittrice e Ghostwriter. Si definisce una lettrice “compulsiva e onnivora”. Nel 2019 pubblica il suo primo romanzo, Aspetto, che arriva in finalissima al Concorso Il mio Esordio con Alessandro Baricco presidente di giuria. In qualità di Ghostwriter, scrive e pubblica numerosi libri e racconti, tra cui autobiografie, romanzi, diari di viaggio. L’ultimo diario di viaggio romanzato è Il Fiammetta tour: La vita in movimento di un’artista alla ricerca di risposte, pubblicato a maggio 2023.
Pamela, di Martina Greta Colonna. Argento Vivo edizioni (2021). Pag. 176
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